L’universo degli ultra cattolici contro l’aborto, le unioni civili e i diritti della comunità Lgbt ha tra gli obiettivi la lotta al gender nella scuola. Una teoria inesistente ma che ha scatenato il popolo del Family day perché è in atto una «guerra culturale, aggressione ai principi fondamentali e l’imposizione del diktat gay»

«Colonizzazione ideologica, cattiveria, guerra mondiale». Le parole di papa Francesco rimbombano in cielo e in terra durante il volo che lo riporta a casa da Baku, domenica scorsa.

Gay, matrimonio e divorzio, viaggi, nuovi cardinali, rapporti con la Cina, elezioni Usa ma sopratutto la dura condanna della teoria gender.

«Io ho parlato di quella cattiveria che oggi si fa con l'indottrinamento della teoria gender», ha spiegato Jorge Bergoglio rispondendo alle domande dei giornalisti al seguito del viaggio apostolico in Georgia e Azerbaigian: «Un padre francese mi raccontava del figlio di dieci anni: alla domanda “cosa vuoi fare da grande” ha risposto: la ragazza! Il padre si è accorto che nei libri di scuola si insegnava la teoria gender, e questo è contro le cose naturali. Una cosa è la persona che ha questa tendenza, o anche che cambia sesso. Un’altra è fare insegnamenti nelle scuole su questa linea, per cambiare la mentalità: io chiamo questo colonizzazione ideologica».

Due giorni prima, durante l’incontro con il clero a Tbilisi, aveva usato toni altrettanto apocalittici: «Oggi c’è una guerra mondiale per distruggere il matrimonio. Oggi ci sono colonizzazioni ideologiche che distruggono, ma non si distrugge con le armi, si distrugge con le idee».
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Il motto usato per questo tour «Pace a voi» non vale per il mondo dei diritti Lgbt e per chi lotta per la parità di genere e contro le discriminazioni, la transfobia e l’omofobia. Al centro del dibattito c'è l’articolo uno della Buona scuola che al comma 16 punta a prevenire la violenza di genere, fermare le discriminazioni e la spirale del femminicidio. Un concetto travisato e diventato motivo di paura.

Paura che i bambini con le informazioni in classe possano diventare omosessuali, che gli eterosessuali si trasformino in gay.

Un’invasione di campo nell’educazione laica e repubblicana con la pretesa di dettare la linea. Di più, una delega in bianco sui temi della scuola e dell’educazione che autorizza il Vaticano e una fetta di mondo cattolico a  prendere posizioni.

«La nostra linea guida è il comma 16 della legge Buona Scuola», assicurano dal Ministero dell’Istruzione: «All’interno dell’offerta formativa è assicurata l’attuazione dei principi di pari opportunità promuovendo l’educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni. Ciò a cui lavoriamo è la promozione del rispetto e della parità fra le persone. E la nostra è una lotta contro tutte le discriminazioni».

L’UNIVERSO DEGLI ULTRA’ CATTOLICI
La legge non rassicura però il mondo degli ultrà integralisti, tradizionalisti, antiabortisti che spingono per un Pontificato protagonista di un maggiore attivismo. Ecco chi sono gli ispiratori di questa svolta conservatrice di papa Francesco.

In prima fila le onlus: Famiglia domani ha creato la newsletter di controinformazione “Osservatorio gender” (con attacchi quotidiani al mondo dei diritti Lgbt), Manif pour Tous, la costola italiana dell’omonima organizzazione francese si è trasformata in Generazione Famiglia e organizza i raduni delle Sentinelle in piedi, e poi gli organizzatori del Family day Difendiamo i nostri figli.

E ancora: i Giuristi per la Vita, il Movimento italiano genitori (Moige), l’associazione genitori cattolici, la onlus Scienza & Vita, protagonista nel 2005 della campagna contro l’abrogazione delle legge oscurantista sulla procreazione assistita, il comitato articolo 26, il forum delle associazioni familiari, l’associazione Identità Cristiana, Non si tocca la famiglia, Voglio la Mamma e Catechista 2.0.

Tra i movimenti oltranzisti più coinvolti ecco i Neocatecumenali, il Rinnovamento nello Spirito Santo e Papa Giovanni XXIII che hanno pregato contro la legge sulle unioni civili Cirinnà.

Cassa di risonanza sono i media “La croce quotidiano”, “Tempi”, “La nuova bussola quotidiano” e “Notizie proVita”.

Tutte le sigle hanno sposato un “lessico famigliare” basato su concetti semplicistici: guerra culturale, aggressione ai principi fondamentali che hanno fondato e sostenuto la nostra civiltà, l’omosessualità intesa come scandalo contro natura. E poi le teorie complottistiche che impongono il diktat gay in tutti i settori della società: dalla moda alla politica.

Non c’è campo che non sia coperto da attività: convegni, pubblicazioni, campagne e comunicazione via stampa e social network, organizzazione dei raduni, aiuto alle mamme e famiglie, azioni legali, petizioni e corsi di formazione per genitori e insegnanti. Tutte a senso unico.

Ecco cosa dice il decalogo del Forum delle associazioni familiari dell’Umbria: «Se la scuola organizza lezioni o interventi sul gender per gli studenti date l’allarme! Sentite tutti i genitori degli studenti coinvolti e convocate immediatamente una riunione informale. Informate immediatamente le associazioni dei genitori del territorio e il forum delle associazioni familiari e la Manif pour Tous Italia e, eventualmente, i consiglieri comunali e regionali del vostro territorio o i vostri parlamentari di riferimento. Ricordatevi che più la notizia è diffusa meglio è».

Tanto attivismo ha portato anche a schierare i propri candidati alle scorse elezioni amministrative sotto il simbolo del “Popolo della famiglia” e con il frontman Mario Adinolfi pronto a scendere in campo «perché il nostro Paese è sull’orlo del baratro». I risultati non sono stati quelli sperati ma la «dura lotta per la verità» non si è fermata.

Mentre il papa incontrava i cattolici del Caucaso, sabato 30 settembre una delegazione di una dozzina di persone del comitato “Difendiamo i nostri figli” ha manifestato davanti al Quirinale chiedendo di essere ricevuti dal capo dello Stato, Sergio Mattarella, per esprimergli «le preoccupazioni delle famiglie italiane riguardo ai tentativi di introdurre la teoria gender nelle scuole, al fine di destrutturare l’identità sessuata dei bambini».
Contemporaneamente la sigla che ha organizzato le ultime due edizioni del Family day ha manifestato in altre 15 città davanti agli uffici scolatici consegnando lo stesso materiale.

A capo di questa agguerrita avanguardia, il presidente del comitato Massimo Gandolfini che ad aprile è stato ricevuto in Vaticano. Come racconta lo stesso Gandolfini ecco quanto ha detto papa Francesco: «Sono molto contento; la e vi ringrazio per quello che state facendo. Andate avanti così; siate un laicato forte, ben formato, con una retta coscienza cristiana».

IL TRANSUMANO SECONDO BAGNASCO

A mettersi a capo della battaglia “No gender” è stato per primo il presidente della Cei, Angelo Bagnasco, che al consiglio permanente dei vescovi – a marzo 2015 – ha spiegato le sue idee diventate verbo: «Il gender si nasconde dietro a valori veri come parità, equità, autonomia, lotta al bullismo e alla violenza ma in realtà pone la scure alla radice stessa dell’umano per edificare un “transumano” in cui l’uomo appare come un nomade privo di meta e a corto di identità».

È stato il primo tra i porporati ad agitare questo ampio calderone, in cui gerarchie ecclesiastiche e gruppi cattolici tradizionalisti riversano tutto quello che minaccerebbe la famiglia.

Con prese di posizioni e parole durissime: «La Queer theory, nata negli Usa, combatte contro il normale, il legittimo, e ingloba tutte le soggettività fluide: non si riferisce a nulla in particolare, si presenta paradossalmente come “un’identità senza essenza”».

Concetti astratti? No, precisa Bagnasco, anzi «cose vicinissime e concrete», con l’obiettivo di «costruire delle persone fluide che pretendano che ogni loro desiderio si trasformi in bisogno, e quindi diventi diritto. Individui fluidi per una società fluida e debole».

Secondo il cardinale c’è insomma una manipolazione da laboratorio, dove inventori e manipolatori fanno parte di quella “governance mondiale” che va oltre i governi eletti e che spesso rimanda ad organizzazioni non governative che non esprimono nessuna volontà popolare.

La contro-offensiva si gioca tutta tra le mura di casa: «Genitori, volete questo per i vostri figli? Che a scuola, fin dall’infanzia, ascoltino e imparino queste cose, così come avviene in altri Paesi d’Europa? Reagire è doveroso e possibile, basta essere vigili, senza lasciarsi intimidire da nessuno, perché il diritto di educare i figli nessuna autorità scolastica, legge o istituzione politica può pretendere di usurparlo. È necessario un risveglio della coscienza individuale e collettiva, della ragione dal sonno indotto a cui è stata via via costretta. Noi pastori vi siamo e vi saremo sempre vicini».