Dopo le nostre rivelazioni sul Ricatto alla Repubblica iniziato nel 1999, il Cecato rompe per la prima volta il silenzio. Per mandare messaggi ai magistrati, ma non soltanto. E per evitare che le nostre inchieste ostacolino i suoi disegni
Le dichiarazioni spontanee in aula ?dei boss di Cosa nostra hanno sempre avuto un obiettivo: inviare messaggi intimidatori. Un avviso ai naviganti. ?Totò Riina, appena un mese dopo il suo arresto, davanti ai giudici che lo stavano processando per una serie di delitti disse che non aveva mai commesso alcun omicidio «perché a me nessuno ha fatto mai niente di male». Voleva mostrarsi come un perseguitato dalla giustizia, ?e ripeteva: «Riina è il parafulmine. ?È il Tortora di Napoli». E alle accuse dei pentiti rispondeva: «Dicono che sono il capo mondiale, ma sono solo un povero padre di famiglia».
Ecco le dichiarazioni rilasciate da Massimo Carminati e la loro "traduzione"Il “papa” della mafia, Michele Greco, nell’ultima udienza del maxi processo augurò «pace e serenità» ai giudici che si ritiravano in camera di consiglio. Mentre Leoluca Bagarella fece il suo proclama, anche a nome di altri boss, chiamando in causa politici e avvocati che a suo parere li avevano abbandonati. Senza dimenticare che l’avvocato dei casalesi, Michele Santonastaso, ha letto in aula per conto dei suoi clienti boss un proclama che aveva il sapore inequivocabile dell’intimidazione nei confronti di Roberto Saviano, della giornalista Rosaria Capacchione e del magistrato Raffaele Cantone che con il loro lavoro stavano dando molto fastidio ai Casalesi.