Introiti in aumento ovunque. Visitatori record. Il successo degli ultimi cinque anni è confermato dalle ultime statistiche del Mibact. Che raccontano l'altra economia del Paese: quella in crescita dei monumenti e dei musei gestiti dallo Stato. Una classifica in cui brilla la Campania

Sembra l'anticiclone perfetto. Mentre l'economia italiana s'avvitava, la disoccupazione giovanile diventava endemica, il Pil singhiozzava tanto da rendere il +1% stimato dal governo “ambizioso” secondo la Banca d'Italia, qui le percentuali di crescita si facevano da record. Più 70, 80 per cento di introiti. Quei 15 milioni di euro in cinque anni in più nel Lazio, gli oltre otto in Campania e Toscana, i euro in Calabria. Dove? Nei musei, nelle aree archeologiche del paese, fra quadri, scavi e antichità.

Nel 2015 quasi 20 milioni di persone sono entrate in monumenti e pinacoteche statali del Lazio: quattro milioni e mezzo in più rispetto al 2010. E la corsa continua. Da gennaio a settembre del 2016 infatti, mostrano gli ultimi dati del ministero dei Beni Culturali, mentre le soprintendenze hanno iniziato a temere di non riuscire più a portare avanti il loro dovere (costituzionale) di tutela del patrimonio, i visitatori sono aumentati di quasi il tre per cento rispetto all'anno scorso in tutto il paese, mentre il fatturato di guide, libri e biglietterie è cresciuto del nove per cento.


A trainare la corsa, per una volta, non è soltanto il Nord industrioso. Certo, c'è il Piemonte, avanzato implacabilmente fino a registrare il 63 per cento di visitatori in più rispetto al 2010, la percentuale più incisiva di tutta Italia, e considerando solo i luoghi d'arte gestiti dallo Stato. Poi però c'è un testa a testa fra Centro e Sud. In particolare fra Toscana e Campania.

Gli Uffizi versus Pompei, il David di Michelangelo versus il Toro Farnese. Le due regioni competono infatti al titolo di seconda meta della penisola, dopo Roma, per il turismo culturale. E la Campania è in testa. Nei primi nove mesi del 2016 i suoi monumenti sono stati visitati da quasi sei milioni di appassionati; gli introiti superano i 28 milioni di euro, un spesa media di nove euro a persona - se si considera che i biglietti staccati a pagamento sono poco più di tre milioni: è una cifra superiore a quella registrata in Toscana.

La primavera campana è stata festeggiata anche dal ministro Dario Franceschini durante la presentazione dell'ultimo rapporto di Federculture: «La ripresa dei consumi culturali è ormai un dato stabile e consolidato: il 2016 si appresta a chiudere con un nuovo primato: nel primo semestre i visitatori sono aumentati del 4 per cento e gli introiti del 10», ha detto: «Ma ancora più positivo il dato in Campania».

Di sicuro, le cose stanno andando bene a Pompei, all'Archeologico Nazionale, ad Ercolano, a Paestum, anche nell'area Flegrea (dove i visitatori sono raddoppiati) o Santa Maria Capua Vetere. In alcuni luoghi però la formula sembra essere più legata alla capacità di aumentare gli utili che non a quella di allargare la platea degli interessati. Alla Reggia di Caserta ad esempio diminuiscono gli ingressi, ma aumentano gli introiti. Anche ad Ercolano, su soli 74 passeggianti fra le rovine in più rispetto a sei anni fa, le casse hanno registrato 965mila in più. L'economia della cultura è cambiata.