Il sindaco di Parma ha ricevuto minacce di morte, che hanno spinto i poliziotti della Digos a mettere sotto controllo il municipio. E proprio Federico Pizzarotti è intervenuto sulla vicenda: «Tranquilli, sono ancora vivo e vegeto. Vedo che le notizie scorrono sia sul web che sui quotidiani, quindi rimanere in silenzio non serve più a molto. È vero, ho ricevuto minacce di morte. Facendo il sindaco si tocca con mano il mondo reale, quello che la politica, ahimè, si è da tempo dimenticata. Un mondo popolato da italiane e italiani che hanno una gran voglia di riemergere e guardare con positività al futuro, per i loro figli e per il Paese stesso. Ma da molti è anche vissuto con disperazione e rassegnazione. Fare il sindaco significa raccogliere una sfida importante, direi fondamentale per le nostre città e per il Paese. Io quindi vado avanti, continuo a lavorare come ho sempre fatto. Oggi con maggior determinazione».
Il sindaco grillino eletto nel 2012, con il 60 per cento dei consensi dopo i disastri dell’amministrazione di centrodestra, non è però l'unico primo cittadino in pericolo. Aggressioni, colpi d’arma da fuoco, esplosivi, incendi, lettere minatorie: sotto tiro finiscono amministratori di comuni piccoli e grandi.
Nel monitoraggio di Avviso Pubblico dal 1 gennaio al 15 marzo sono registrati novantasette casi-fotocopia, distribuiti in 15 regioni e 78 Comuni. L’associazione è una rete di di enti locali e regioni per la formazione civile contro le mafie e mette in fila intimidazioni e minacce a cui sono soggetti donne e uomini che indossano la fascia tricolore. Il trattamento speciale prevede auto incendiate, lettere contenenti minacce e proiettili, spari alle abitazioni, aggressioni verbali e fisiche, perfino parti di animali recapitate come un avvertimento mafioso.
Una escalation di violenza che arriva fino al tentato omicidio. Con i primi cittadini, anche del Nord, costretti a vivere sotto scorta. Nel silenzio in tanti si sono dimessi per paura. Altri pensano di farlo perché avvertono la lontananza delle istituzioni.
L’elenco parte il giorno di Capodanno quando a Gioiosa Ionica (Reggio Calabria) vengono bruciati due automezzi comunali adibiti alla raccolta dei rifiuti donati da un’azienda trentina. Lo stesso giorno milleduecento chilometri più a nord, a Ospedaletto Euganeo (Padova), un grosso petardo viene buttato dentro la cassetta postale dell’abitazione del Sindaco, Antonio Battistella, distruggendola completamente.
In tutto il mese minacce a Gerace (nel Reggino), Agrigento, Bagheria, Carbonia , Rimini e Brindisi. Il 14 gennaio ad Este nel Padovano una lettera anonima viene recapitata al Sindaco Giancarlo Piva, con il seguente messaggio: «Devi morire presto!!»
Non va meglio a febbraio quando a Desulo (Nuoro) diversi colpi di fucile caricato a pallettoni vengono sparati ad altezza d’uomo durante la notte contro le finestre della casa del sindaco, Gigi Litarru. “Vado avanti, non mi dimetto. Io ho già metabolizzato il gesto, il problema è farlo capire ai miei figli”, commenta il primo cittadino sardo. Dietro all’attentato, secondo le prime ipotesi, ci sarebbe la posizione assunta dal sindaco nella vicenda del piano della Regione per eradicare la peste suina.
Fino a marzo, quando a Polistena (Reggio Calabria) all’Ufficio protocollo del Comune viene recapitata una busta indirizzata proprio al sindaco Michele Tripodi, referente provinciale di Avviso Pubblico per il territorio reggino. Contiene una cartuccia esplosa di fucile e un biglietto con minacce di morte.