Made in Italy, Coldiretti denuncia: senza contraffazione 300.000 posti di lavoro in più

Due prodotti alimentari su tre di quelli venduti all'estero e spacciati per italiani sono in realtà delle copie. In prima fila formaggi, salumi, pasta, olio, vino e prosecco. Secondo l'associazione agricola italiana l'Ue non tutela la qualità nostrana. L'accusa nel dossier "Cosa mangiano di italiano in Europa" 

“Kapeleti" e "Mortadela” sloveni, “Parmezali” rumeno; “Milaneza pasta” portoghese e “Carpaccio formaggiò” olandese. Sono tutte rivisitazioni del Made in Italy esposte sui scaffali dei supermercati in giro per l’Europa, ma che poco hanno a che fare con le preparazioni culinarie del nostro paese.

La Coldiretti le ha studiate e raccolte nel dossier “Cosa mangiano di italiano in Europa”, un progetto in collaborazione con i Nas, il Comando Carabinieri Tutela della Salute. Dal rapporto risulta che due prodotti su tre di quelli venduti all’estero e spacciati come nostrani non hanno nulla a che vedere con la realtà produttiva italiana. Ma non basta eliminando la falsificazione si potrebbero creare 300.000 nuovi posti di lavoro

Il lavoro sul campo ha portato le forze dell’ordine tra le corsie dei supermercati dei principali paesi europei: Londra, Berlino, Bruxelles, e Lubiana, tracciando la diffusione del fenomeno. Le imitazioni hanno origine soprattutto negli Stati Uniti, ma sono diffuse anche in Australia e Sud America e nello stesso territorio europeo.

Così gli spaghettie maccheroni storpiati sulle confezioni, perdono consonanti o cambiano vocali a seconda del paese imitatore. E il nostro prosecco che diventa “perisecco”, ampiamente venduto all’estero, deve giocare la sua battaglia con una folta schiera di imitatori, spesso venduti a basso prezzo. «Il fenomeno è talmente radicato - scrive Coldiretti - che non ci si preoccupa neppure di mantenere la fedeltà al nome originale della specialità Made in Italy».

Ma tra i prodotti in testa alla classifica dei più taroccati ci sono i formaggi: Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Provolone, Gorgonzola, Pecorino Romano, Asiago e Fontina. E prodotti prestigiosi come il prosciutto San Daniele, conserve con il pomodoro San Marzano e l’olio extravergine d’oliva. Nella giungla del falso Made in Italy è alta la probabilità di trovare immagini e colori che richiamano l'Italia su alimenti prodotti con norme vietate nel nostro paese, ma valide nell’Unione Europea. Come la pasta di grano tenero, i formaggi ottenuti dalla polvere o il vino zuccherato.
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L’accusa di Coldiretti è infatti rivolta soprattutto ai vertici di Bruxelles che alimentano una concorrenza sleale che danneggia innanzi tutto gli agricoltori e i consumatori italiani: «Anziché difendere le particolarità territoriali, l'Ue spinge verso un appiattimento verso il basso, sotto il pressing delle multinazionali - spiega Roberto Moncalvo presidente Coldiretti -. Questo per dare spazio a quei Paesi che non possono contare su una vera agricoltura e puntano su trucchi, espedienti e artifici della trasformazione industriale per poter essere presenti sul mercato del cibo».

Ma sono molte le battaglie tra Italia e Ue per tutelare quello che arriva sulle nostre tavole. Da quella sul vino, per cui una normativa consente ai Paesi del Nord Europa di aumentare la gradazione del vino con lo zucchero (procedimento vietato in Italia dove per vino è inteso un prodotto interamente ottenuto dall’uva), all'utilizzo di latte in polvere per la produzione dei formaggi, yogurt e latte alimentare: motivo per cui nel giugno 2015 la Commissione aveva minacciato una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia, che limiterebbe la libera circolazione delle merci, essendo da noi vietato.

L'export agroalimentare è un settore dove l’Italia primeggia, in cui un prodotto su cinque di quelli venduti all'estero ha la dicitura Doc, la denominazione di origine controllata. «Il mercato estero in crescita e oggi rappresenta circa un terzo del fatturato complessivo - aggiunge Moncalvo-, ma in alcuni settori, come ad esempio il vino, le vendite fuori dai confini sono addirittura arrivate a superare quelle interne». Nell’ultimo anno infatti il nostro paese ha registrato il record di esportazioni di 36,8 miliardi di euro, un guadagno più che raddoppiato negli ultimi dieci anni. 

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