Alla domanda "a chi dovremmo aprire le porte?" rispondono: a tutti. Soprattutto ai rifugiati. Pochissimi alzano no. Così, da un sondaggio online e da una ricerca dell'Istituto austriaco per la cultura e la gioventù, emerge un paese diverso di quello che al primo turno ha consegnato la maggioranza a Norbert Hofer come presidente
Non è difficile immaginare cosa risponderebbe Norbert Hofer, il candidato austriaco di estrema destra che ha scosso l'Europa conquistando il 34,6 per cento di voti al primo turno delle presidenziali, alla domanda: “A chi dovremmo aprire i nostri confini?”. Il leader che ha centrato tutta la sua campagna elettorale sullo “stop ai migranti” direbbe senza dubbio: a nessuno. L'Austria, alle prese con 90mila richieste d'asilo in un anno (il tasso più alto nella Ue), sembra sempre più convinta a chiudersi: il governo ha approvato norme fortemente restrittive sull'asilo politico; il previsto reticolato al Brennero resta in primo piano; l'ansia del “diverso” soffia ora sul voto.
Eppure, se ascoltasse i giovani, se avessero più peso i giovani (soprattutto le donne), l'Austria dimostrerebbe meno paure; e il ballottaggio per eleggere il Presidente il prossimo 22 maggio avrebbe un risultato molto diverso da quello che si prospetta. Perché alla domanda “A chi dovremmo aprire i nostri confini?” 37.821 millenials, giovani dai 16 ai 35 anni, hanno risposto nel 44 per cento dei casi “ai rifugiati di guerra”. Nel 18 “a tutti”. Solo l'8 per cento di loro ha detto “a nessuno”.
Sono le voci dei ragazzi raccolte dal sondaggio sulla “What generation” che La Repubblica e Rai stanno conducendo per l'Italia in contemporanea con altri paesi europei, e a cui hanno già partecipato 226mila persone. Le risposte che dovrebbero far riflettere i politici di Vienna sono diverse: sei ventenni su 10, in Austria, pensano ad esempio che l'emergere del nazionalismo in Europa «stia dilagando e questo sia una cosa negativa». Il 69 per cento di loro è convinto che il paese non dovrebbe uscire dalla Ue.
Ma non sono solo idee vaghe, lanciate lì da piccoli idealisti: su altri problemi le opinioni sono infatti più complesse. Parlando dei temi che dipendono maggiormente dall'Unione, ad esempio, gli under30 austriaci notano, in ordine: l'Euro; la mobilità per il lavoro, il viaggio lo studio; la crescita economica; ma anche la burocrazia e la “perdita di controllo dei confini europei” - segnale che quello delle frontiere sia un problema comunque sentito -; lo “spreco di soldi”; e ancora, subito sopra: “la pace” e la diversità culturale.
Diversità. Una parola che farebbe inorridire Heinz Christian, il leader del Partito della libertà austriaco (Fpo), per il quale “gli immigrati sono la causa della disoccupazione e della criminalità dilagante” e “Vienna non deve diventare Istabul”, come ricordava Internazionale a ridosso del primo turno delle elezioni presidenziali, ad aprile. Per il 63 per cento dei millenials che stanno partecipando al sondaggio (ancora in corso) invece «l'immigrazione è una fonte di arricchimento culturale». Solo il 12 per cento ritiene che la società cui appartiene sia definita dall'etnia, mentre il 25 parla dei «valori fondanti la democrazia» come base di coesione.
Su altre domande le aperture si fanno meno nette però: sul velo per le ragazze ad esempio, o sulla crisi economica: quasi metà dei 37mila rispondenti pensa ad esempio che «in periodi di grande disoccupazione il lavoro dovrebbe essere riservato prioritariamente agli austriaci». Una percentuale decisiva, che diminuisce un po' solo fra i giovanissimi: solo il 38 per cento dei ragazzi di 16-17 anni lo pensa. Mentre fra chi ha dai 26 ai 34 (e quindi sta facendo più fatica a trovare un impiego) questa s'alza fino al 49. Fra i problemi che preoccupano di più i ragazzi austriaci i primi tre sono: case popolari, ambiente e potere d'acquisto. Le cose che li spaventano di più: il perdere qualcuno di caro, il terrorismo e la guerra.
Questi risultati trovano conferme nei sondaggi di diversi istituti di ricerca austriaci sul voto degli under30 alle presidenziali. Per eleggere la carica più alta dello Stato possono votare anche i sedicenni, a Vienna. Secondo la rilevazione del centro studi Hajek le donne con meno di 29 anni esprimono una marcata preferenza per il leader verde Alexander Van Der Bellen. Hofer si trova solo terzo, al 21 per cento. Il contrario fra i ragazzi: sotto i 29 anni Hofer avrebbe avuto un plebiscito, il 51 per cento dei sì, contro il 28 di Van Der Bellen. Anche nelle altre fasce d'età, sono le donne a mostrare meno interesse per la retorica anti-immigrati della Fpo.
Secondo l'Istituto austriaco per la cultura della gioventù, che ha realizzato una ricerca campione nei giorni del primo turno, fra i ragazzi dai 16 ai 29 anni il candidato vincente sarebbe stato il democratico Van Der Bellen, con ben il 42 per cento dei voti, seguito da Hofer col 20. Il leader del partito verde vincerebbe soprattutto fra i laureati. Una nota: per l'80 per cento degli intervistati la carica di presidente non è importante. E andrebbe abolita.