Il prossimo 9 luglio l'istituto nazionale di via Balbo festeggerà il nono decennale dalla fondazione. Con i suoi report in questi anni ha raccontato abitudini e trasformazioni degli italiani. Tra i suoi tesori anche un'immensa biblioteca con 600mila libri, 2700 periodici e un fondo di 1500 volumi

Istat, 90 anni di storia tra numeri e statistiche

Dal paniere - l'elenco dei consumi degli italiani - ai censimenti. Dalle statistiche alle recenti infografiche interattive sui flussi migratori e gli indici (bassi) di natalità. Nei novant'anni dell'Istatl'istituto nazionale di statistica - c'è la storia di quasi un secolo d'Italia. Storia che l'istituto celebra con un ciclo di iniziative, una mostra multimediale e convegni al via martedì con un incontro sugli studi demografici realizzati in questi anni di attività.

Ufficialmente l'Istat spegnerà le candeline il prossimo 9 luglio: giorno in cui nel 1926 il regime di Benito Mussolini affidò con la legge 1162 all'Istituto Centrale di Statistica il compito di coordinare le attività di rilevazione e diffusione dei dati di interesse per lo Stato. Lavoro svolto sin dal 1861, anno dell'unità d'Italia, da alcuni uffici del ministero dell'Agricoltura. Il primo direttore fu il trevigiano Corrado Gini, accademico, economista e sociologo che durante la sua carriera fu accusato di apologia del fascismo. Da allora sulla poltrona del palazzo di via Balbo, a Roma, si sono avvicendati nove presidenti: tra loro docenti, sociologi e anche l'ex ministro delle politiche sociali del governo Letta, Enrico Giovannini, alla presidenza dell'Istat dal 2009 al 2013. Fino all'attuale Giorgio Alleva, in carica dal 2014, con un trascorso da ricercatore del Censis e da professore universitario. Nel frattempo l'ente ha anche cambiato nome: nel 1989 il presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, firmò il decreto numero 322 che istituiva il Sistema Statistico Nazionale (Sistan) e riorganizzava la struttura.

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La storia dell'Istat, dunque, comincia durante il ventennio fascista. E continua durante il secondo conflitto mondiale e il dopoguerra. Da quel momento l'istituto, con rilevazioni periodiche e censimenti ogni 10 anni, fotografa ogni singola fase della storia del nostro Paese: il miracolo italiano degli anni '60, il boom economico, l'Italia dei mondiali di calcio, della Prima e della Seconda Repubblica. Fino alla rivoluzione digitale del nuovo millennio e il lungo periodo della crisi economica. Ed è proprio per assecondare la svolta tecnologica che nel 2010 l'Istat rilascia I.Stat, il database con tutte le statistiche prodotte dall’Istituto. Ma il modo di studiare e capire il Paese non cambia. Lo "storytelling" resta sempre lo stesso fatto di numeri, percentuali, calcoli e strumenti come il paniere, l'elenco di prodotti e servizi rappresentativi dei consumi degli italiani, su cui l'istituto calcola il tasso di inflazione, creato due anni dopo l'istituzione dell''Istat, nel 1928.

Fiducia dei consumatori, numero di occupati, le performance del mercato immobiliare: gli uffici e gli studiosi dell'Istat realizzano ogni tipo di indagine statistica. E dall'inizio della crisi, con lo stallo del mercato del lavoro e la stagnazione dell'economia, le sue rilevazioni trimestrali del Pil e degli indicatori economici sullo stato di salute del Paese sono ancora più attesi da giornalisti, economisti e addetti ai lavori in cerca di conferme o smentite sulle previsioni del governo.

Vecchio e nuovo: l'Istat è anche sinonimo di una banca dati e di un archivio che conta più di seicentomila libri, 2700 periodici e un fondo di 1500 volumi pubblicati prima del 1900. Un immenso tesoro di dati e serie storiche che è possibile consultare, anche online, e che rappresentano un immenso patrimonio per raccontare i cambiamenti socio-economici del nostro Paese.

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