Succede nel cuore della bassa emiliana, a Finale. Epicentro delle violente scosse del maggio 2012. Ancora ombre sulla ricostruzione post terremoto. Quindici indagati per truffa aggravata. Le società, entrambe del circuito di Confindustria, avrebbero realizzato l'istituto con calcestruzzo non a norma. In una zona a rischio

Una scuola media da 5 milioni di euro. Nuova di zecca e pronta per essere inaugurata. Costruita per i cittadini di Finale Emilia, epicentro delle terribili scosse del maggio 2012. A distanza di quattro anni esatti, però, nella ricostruzione post sisma qualcosa non ha funzionato. In questo caso chi ha realizzato l'opera non ha rispettato le regole. E per limare sui costi avrebbe utilizzato cemento cosiddetto “depotenziato”.

Per inquirenti e investigatori il calcestruzzo è troppo fragile. Per questo l'edificio della scuola media Frassoni non sarebbe sicuro. Così i furbetti del cemento sono stati incastrati dalla procura di Modena, guidata da Lucia Musti, e dalla squadra Mobile modenese, che ha eseguito decine di perquisizioni nell'ambito dell'inchiesta “Cubetto”, termine che indica i campioni di calcestrutto da sottoporre ad analisi di resistenza. E che le società coinvolte avrebbero “falsificato” per ottenere pareri positivi. Il paradosso in tutta questa vicenda è che il luogo scelto per edificare l'istituto era considerato tra i più sicuri del paese. Tanto, spiegano gli inquirenti, da indicare l'area come luogo di rifugio per la popolazione nel caso di terremoti. Cittadini beffati due volte, quindi. Perché avrebbero raggiunto una zona con un edificio, dicono i pm, per nulla sicuro.

In tutto gli indagati sarebbero una quindicina e l'accusa è di frode aggravata. Le imprese sotto inchiesta sono nomi importanti del panorama regionale e nazionale. Entrambe con un ruolo in Confindustria. C'è la Betonrossi Spa, per esempio, attiva in tutta Italia e leder del settore. E la A&C di Mirandola, il cui proprietario Stefano Zaccarelli è presidente dell'associazione costruttori di Confindustria Modena. L'inchiesta non è finita. Il prossimo atteso passaggio sarà l'incidente probatorio. Sarà questo il momento decisivo per verificare effettivamente la tenuta della struttura. La procura vorrebbe ottenerlo prima del prossimo anno scolastico.

L'indagine, tra le altre cose, è partita quasi per caso. Sviluppata a partire da un filone che riguardava dei trafficanti di droga. Gli indagati, però, in alcuni dialoghi facevano riferimento a non meglio precisati “Cubetti”. All'inizio tutto lasciava pensare si riferissero, in modo criptico, alla quantità di stupefacenti. Ma subito dopo hanno colto il valore di quelle frasi. E hanno seguito la pista che portava dritto alla scuola di Finale Emilia e alle aziende coinvolte nell'appalto.

«Alterare arbitrariamente le caratteristiche del calcestruzzo utilizzato, rendendole difformi (in qualsiasi modo) da quanto richiesto dal progetto, significa pregiudicare la sicurezza della struttura con riferimento ai requisiti prescritti dalle norme antisismiche, in zona classificata ad alto rischio sismico», questo scrivono nelle note i poliziotti della Mobile. E aggiungono: «La proprietà dell’azienda Betonrossi, per tramite del Direttore Commerciale e Direttore Settore Tecnologico, e l’impresa AeC Costruzioni, per tramite dei proprietari e del Direttore di Cantiere, provvedono alla sostituzione di tutti i provini della Scuola Frassoni, e intanto procedono ad effettuare prove in cantiere per verificare l’effettiva resistenza del calcestruzzo posato in opera, prove che portano a risultati critici, in corso di successiva verifica con le opportune garanzie difensive. Quasi tutti i campioni di calcestruzzo impiegati nella costruzione della scuola sono stati intenzionalmente sostituiti con cubetti dalla resistenza comprovata e conforme alle richieste del progetto».

In pratica spedivano ad analizzare materiale perfetto, salvo poi utilizzare quello scandente nel cantiere della scuola. Per questo le prove di laboratorio forniscono risultati apparentemente positivi. Ma è della intercettazioni che emerge il giochino. Dai dialoghi, infatti, gli investigatori intuiscono che ci sono dei problemi di resistenza del calcestruzzo fornito. Non solo. Il tecnologo della Betonrossi viene informato dai propri superiori che dal laboratorio sono arrivati risultati disastrosi. Informazione arrivata dall'azienda appaltatrice, la A&C, appunto.

Non è la prima ombra che si addensa sulla ricostruzione post sisma. Anzi, è solo l'ultima di una lunga serie di anomalie. Prima, come documentato da “l'Espresso” ormai tre anni fa, l'intromissione della 'ndrangheta nella filiera dello smaltimento delle macerie. Poi i subappalti finiti ad aziende legate ai clan e i sospetti su una cricca di professionisti che si sarebbero arricchiti con i fondi per la ricostruzione. E ora il il caso del cemento“fragile” usato per una scuola pubblica. Luogo sensisibile per la comunità, che manda i propri figli in quelle aule.

Doveva essere inaugurata alcuni giorni fa, la scuola. Solo l'intervento tempestivo del prefetto di Modena ha fatto saltare tutto. Soddisfatta Lucia Musti, procuratore capo di Modena:«Alla vigilia dell'anniversario del terremoto di quattro anni fa, è importante sottolineare come questa terra sia la terra di Aemilia(la maxi inchiesta sulla 'ndrangheta emiliana ndr) ma anche la regione che sa meglio reagire difronte alle difficoltà. Attenzione a buttare il bimbo con l'acqua sporca, la ricostruzione qui ha funzionato, il commissarrio Vasco Errani ha saputo gestire al meglio le procedure».

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