Licenziamento in tronco per chi è colto in flagranza a timbrare senza lavorare, multe e sospensioni. Ecco punto per punto spiegata la nuova norma del governo Renzi

"D’ora in poi si va a casa”. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha presentato così il decreto legislativo sul licenziamento in tronco per i furbetti del cartellino nella Pubblica amministrazione. Ecco spiegato cosa succede e cosa prevede la nuova norma

Come funziona il licenziamento in tronco?
Al dipendente pubblico, che viene colto in flagrante (basterà una foto o un video) a timbrare il cartellino e poi non si reca in ufficio, viene subito applicata dal dirigente la sospensione cautelare entro 48 ore. Il dirigente, inoltre, deve inviare gli atti, contestualmente alla sospensione, all’ufficio per i procedimenti per avviare l'azione disciplinare che dovrà concludersi in un mese.

Quali sono i tempi?
Il lavoratore sarà convocato per il contraddittorio con preavviso di almeno 15 giorni e potrà farsi assistere da un procuratore o da un rappresentante sindacale; i restanti 15 giorni saranno utilizzati per completare l’istruttoria.
Nel caso in cui il dipendente presunto fannullone non sia reperibile (gli viene inviata una raccomandata) allora i tempi dell’iter si allungano di un altro mese.

Il dipendente viene pagato?
Il premier, durante la conferenza stampa, ha detto: "In questi casi il licenziamento è giusto e avviene in modo cattivo”. Ma non cattivissimo. Infatti, durante il periodo di sospensione cautelare dal lavoro, è stato garantito al dipendente il diritto alla percezione di un assegno alimentare, nella misura stabilita dalle disposizioni normative e contrattuali vigenti, ossia pari a metà del salario.

Cosa rischia il dirigente "complice”?
Non rischia più in modo automatico una responsabilità penale, come era stato previsto nel testo iniziale, ma se il dirigente non sospende il lavoratore e non avvia immediatamente l’azione disciplinare rischia sia il licenziamento sia il reato penale (il carcere da 6 mesi a 2 anni per omissione di atti d’ufficio). L’eventuale sanzione sarà decisa dal giudice.



Il dipendente deve pagare una multa?
Il decreto legislativo, in materia di licenziamento disciplinare per falsa attestazione delle presenza in servizio nella Pubblica amministrazione, prevede che il furbetto del cartellino licenziato paghi allo Stato i danni d’immagine causati dal suo comportamento. La somma è di almeno 6 mesi di stipendio e se il caso ha riscosso una grande risonanza mediatica allora il giudice può comminargli una multa superiore.

Quali sono state le reazioni politiche?
Durante la conferenza stampa Renzi si è lasciato andare anche a una frecciatina nei confronti di Renato Brunetta, l’ex ministro della Pubblica amministrazione che più volte ha ripetuto che le sanzioni per i furbetti del cartellino sono già contenute nella norma anti-fannulloni che porta il suo nome. "Secondo un autorevole ex ministro della Pubblica amministrazione, che è stato un mancato premio nobel, la norma c’era già. In realtà non esisteva prima. La legge c’è oggi”, ha dichiarato Renzi"Le norme sulle sanzioni e sui licenziamenti di chi lavora nel pubblico devono essere più rigide rispetto al privato”, ha affermato il ministro per la Semplificazione e per la Pubblica amministrazione Marianna Madia che ha anticipato altre novità sul fronte dei procedimenti disciplinari.

Cosa altro prevede la riforma della Pubblica amministrazione?
Il premier ha posto l’attenzione su cinque decreti votati ieri dal Consiglio dei ministri, quattro dei quali proposti dal ministro Madia per "semplificare la vita dei concittadini e nella logica attuazione della legge numero 124 che è il cuore della riforma la Pubblica amministrazione" . Nelle parole del governo l'obiettivo è semplificare la vita dei cittadini, aiutare chi investe, tagliare gli sprechi e migliorare i servizi. Il primo decreto legislativo approvato, in modo definitivo, è stato il Freedom of Information Act (FOIA): i cittadini e le imprese hanno ora il diritto a conoscere gli atti e le informazioni che la Pubblica amministrazione non ha l’obbligo di pubblicare.