Il Quirinale ha assunto anche due inanellatori d'uccelli. Dovranno occuparsi dei circa seimila ettari del “buen retiro” di Castelporziano. Le prove che hanno dovuto superare per l'assunzione

Il Quirinale ha due butteri nuovi di zecca, ma anche due inanellatori d’uccelli. Così, con tanto di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, l’organico della Presidenza della Repubblica si arricchisce di quattro unità, per le esigenze dei circa seimila ettari della tenuta di Castelporziano, storico buen retiro dei Presidenti. Obbligatorio, dunque, rinunciare allo stereotipo figurativo del dipendente di Palazzo come un grigio travet inamidato e incravattato e immaginarlo, in questo caso, a sbrancare il bestiame armato di bastone (la “mazzarella”), stivali e pastrano.
Superato il periodo obbligatorio di prova, si legge nel decreto di nomina pubblicato il 2 agosto, i quattro vincitori entreranno nel “ruolo della carriera tecnica ausiliaria” del Quirinale.

Non che butteri e inanellatori di Stato non abbiano dovuto affrontare una selezione per vincere l’ambita posizione. Per i primi, ad esempio, era prevista: “incapezzatura e sellatura del cavallo di servizio, evoluzione a cavallo in un gruppo di bovini compresa apertura e chiusura di cancello da cavallo; cattura al laccio nel tondino; trattamento (immobilizzazione di un bovino nell’incastrino)”. Prove da far tremare anche Augustarello, il mitico buttero dell’Agro Pontino che vinse nel 1890 la scommessa con Buffalo Bill in tour col suo circo Wild West, domandogli senza tema i suoi imbizzarriti cavalli Mustang.

Quanto agli inanellatori, invece, l’esame consisteva nella “attività di inanellamento completa (stesura reti, manipolazione, misurazione, compilazione di registro), ma anche nella “riparazione di fortuna di una recinzione”, superata la quale hanno dovuto rispondere pure di “tecniche di tiro e balistica”.

Ma che lavoro faranno? Con l’entrata in servizio, i cow boys del Presidente si dovranno occupare di movimentare gli animali nelle varie aree, marcarli, accompagnarli a fiere ed esposizioni, financo assistere ai parti aiutando i veterinari. Gli “inanellatori dell’avifauna”, invece, si daranno da fare nel pattugliamento del territorio, nel marcaggio con anelli metallici, nel catturare e abbattere la fauna selvatica (come stabilito dalle normative), e pure nell’accompagnare i gruppi di turisti in visita alla Tenuta.

I quattro nuovi arrivati verranno pagati attingendo al capitolo di spesa per retribuzioni della dotazione a carico del bilancio dello Stato, che dal 2015 e, stando alle previsioni, fino ad almeno al 2018, si attesta ad “appena” 224 milioni di euro, ai quali vanno aggiungi 475 mila euro erogati ogni anno dal Ministero dell’ambiente, per sostenere – appunto – una parte dei costi della Tenuta di Castelporziano.  Di questa somma, non proprio esigua, gli emolumenti del personale si prendono il 50,86 per cento e si attestano per l’anno in corso a 120.381.000 euro (pur in riduzione dell’1,84 per cento rispetto al 2015). Stipendi da prendere al lazo.