Calcio e fascismo, un binomio che ancora una volta torna a far discutere e indignare. Dopo il caso Anna Frank, che ha indignato l’Italia pallonara e non solo nelle ultime settimane, saluti romani e stemmi fascisti tornano ancora una volta negli stadi. Questa volta a Marzabotto, città nota per la strage nazifascista dell’autunno 1944 in cui morirono 197 persone, di cui 52 bambini.
Domenica 12 novembre la squadra locale ha giocato contro il 65 Futa, partita valida per il campionato di Seconda Categoria. È proprio il 65 Futa a segnare, negli ultimi minuti, il punto che fa vincere l’incontro. L’autore del gol-partita, Eugenio Luppi, esulta poi togliendosi la divisa e mostrando una t-shirt con lo stemma della Repubblica sociale italiana. Non pago, alza poi il braccio al cielo in un gesto che richiama in tutto e per tutto il saluto romano.
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Il sindaco di Marzabotto, Romano Franchi, è intervenuto con un comunicato: «La nostra comunità ha sofferto tanto a causa del nazi-fascismo, questo atto ingiustificabile è stato premeditato. L’amministrazione comunale procederà per vie legali per chiedere l’applicazione delle leggi esistenti che puniscono il reato di apologia di fascismo. Chiediamo anche alla Federazione Gioco Calcio di prendere immediate misure nei confronti della società 65 Futa che prevedano l’allontanamento del giocatore dai campi di calcio».
Per il sindaco «è una questione di rispetto per la memoria di chi ha dato la vita per la libertà e la democrazia». Anche l’Anpi condanna l’episodio sottolineando: «Il fascismo è un reato, non una semplice opinione, chiediamo alla società calcistica e all’atleta di venire al Sacrario dei Caduti e chiedere pubblicamente scusa. Non possiamo archiviare episodi di questo tipo come semplici ragazzate, perché crediamo che il calcio debba essere portatore di valori come il rispetto e l’amicizia».
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