Il trauma dello sradicamento e del viaggio verso una terra straniera, le difficili condizioni di lavoro, le piccole gioie e la grandi incomprensioni. Al via la seconda edizione dell'iniziativa promossa dall'Archivio Diari di Pieve Santo Stefano
Al primo appello lanciato nel 2013 risposero in 37. “Mandateci i vostri racconti di vita di migranti, in forma scritta o orale e attraverso qualunque supporto” chiedevano i promotori del concorso
DiMMi-Diari Multimediali Migranti.
La pakistana Qaisera Gulnaz, che avrebbe vinto la categoria “donne”, raccontava il trauma dello sradicamento, del viaggio verso una terra straniera, delle difficoltà di ambientamento per la bambina che era. Soprattutto a scuola.
“Non sapevo parlare italiano e poi gli altri non riuscivano ad accettarmi: facevo di tutto per essere notata, divenni un giorno anche il giocattolo per gli altri obbedivo ad ogni ordine come un burattino, i cui fili sono nelle mani di altri che li muovono quando e come vogliono, anche questo non era abbastanza perché c’era sempre qualcosa che non andava in me”.
Il serbo Milivoje Ametovic, futuro vincitore della categoria uomini, sfogava la frustrazione per i maltrattamenti subiti in Italia nei luoghi di lavoro, con sofferenze paragonate a quelle vissute durante la guerra nella ex Jugoslavia, da dove era fuggito a metà anni ’90.
“Sono nato nei tempi sballati – scrive nel suo italiano incerto -
dove ce poco spazzio per deboli e indifesi, e dove il diritti umani tantissime volte sono scritti e approvati sula carta e dove diritti sono anche protetti con la Costituzione. Credo che posso chiudere la mia valigia perché in partenza era piena di speranza e voglia di essere acetato? Oggi vorrei solo un po’ di dolcezza per cancellare il sapore amaro di queste continue d’eluzioni”.
Oggi viene bandito un nuovo concorso su scala nazionale per raccogliere entro il 30 giugno 2017 almeno 100 nuove testimonianze.
Funziona così. I migranti che sono passati o che vivono in Italia e hanno scritto o che vogliono scrivere la storia della propria emigrazione possono farlo in ogni modo, per iscritto o a voce, attraverso un diario o dei video, o qualunque altra forma di espressione. Le testimonianze vanno inviate entro il 30 giugno 2017 ai promotori del concorso DiMMi. La selezione prevede tre vincitori, divisi in tre categorie: uomo, donna e under 18. Tutti i racconti partecipanti vengono depositati all’
Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano, andando a costituire il più importante fondo di raccolta di storie migranti che ci sia in Italia.
Le storie che vinceranno le rispettive categorie (uomini, donne, under 18) verranno pubblicate in un libro. Un altro modo per perseguire lo scopo principale dell’iniziativa che, come si legge sul sito dell’Archivio dei Diari, è dare voce e ascolto a chi è posto ai margini della narrazione pubblica. “Milioni di esseri umani che arrivano, transitano o permangono nel nostro Paese, provenienti da ogni angolo del mondo. Milioni di persone che sono intorno a noi, che sono noi, ma che restano silenziose. Non per scelta. Perché non trovano canali per comunicare e disponibilità all’ascolto. E il loro patrimonio di esperienze e conoscenze, ricco di quello che hanno lasciato a casa e portato con sé, di quello che hanno attraversato nel viaggio e trovato all’arrivo – patrimonio di ognuno - si dissipa ogni giorno”.
La nascita di questo deposito di testimonianze offrirà chiavi di lettura per capire il nostro tempo, già da oggi e ancora un domani. Sarà una fonte di informazione generosa per quei cronisti che vorranno andare oltre il racconto in presa diretta delle frontiere, dei barconi e dei drammi che i flussi migratori determinano quotidianamente. Sarà un modo per raccontare i fatti dal punto di vista di chi li ha vissuti, e per scoprire cosa avviene dopo, quando l’emergenza finisce e inizia una quotidianità fatta di integrazione, o di tentativi di integrazione, che spesso trascina sofferenze non minori.
Questo deposito sarà un giacimento prezioso anche per gli studiosi, per gli storici e i sociologi, e gli antropologi, che negli anni a venire troveranno racconti scritti e parlati, e per immagini, sui quali basare le proprie indagini e le proprie ricostruzioni. Alla pari di quei diari e di quelle memorie grazie alle quali ricostruiamo la nostra storia recente, a partire dalle guerre mondiali del Novecento.