La titolare del dicastero della Difesa ha risposto alla Camera con una versione che non corrisponde a quella messa nero su bianco dalla Procura di Roma. Inoltre, le sue parole sono smentite dalle altre telefonate del pomeriggio della tragedia, l'11 ottobre 2013

La ministra della Difesa, Roberta Pinotti, risponde alla Camera sul naufragio dei bambini con una versione che non corrisponde alla verità: «Per quanto riguarda l'attività di nave Libra», dice guardando i deputati e dando le spalle alla presidente, Laura Boldrini, «la Marina riferisce che, appena informata dalla centrale operativa del comando generale del Corpo delle capitanerie di porto, delle attività di ricerca e soccorso in atto, a cura del centro di coordinamento del soccorso marittimo maltese, ha disposto di propria iniziativa che nave Libra, distante circa quindici miglia nautiche dal natante in difficoltà, si dirigesse verso il punto segnalato. È stato impiegato anche un elicottero di nave Libra, che è giunto sul luogo ed ha avviato le operazioni di soccorso con lancio di salvagenti e zattere». Ma una forza armata può mentire al Parlamento? Lo stato maggiore della Marina può permettersi di far pronunciare al ministro che la rappresenta dichiarazioni già smentite dalle indagini della magistratura?
Sviluppi
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Sono da poco passate le tre del pomeriggio di mercoledì 17 maggio quando Roberta Pinotti risponde al question-time presentato dal deputato Giulio Marcon di Sinistra italiana sui ritardi nei soccorsi al peschereccio carico di profughi siriani, affondato l'11 ottobre 2013. Marcon porta in aula il bisogno di giustizia dei sopravvissuti, che tra l'altro coincide con gli obblighi imposti dalla legge e sanciti dalla Costituzione. Sui circa 480 passeggeri di quel barcone, 268 sono morti compresi sessanta bambini. Quasi tutti scomparsi nel mare calmo, dopo cinque ore di inutile attesa, con nave Libra ad appena un'ora di navigazione a 17 miglia, lasciata per tutto quel tempo senza ordini. Anzi con ordini opposti a quelli previsti dal codice della navigazione.
Esclusivo
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La versione riferita dalla ministra Pinotti in Parlamento è smentita prima di tutto da quanto scrivono i magistrati della Procura di Roma, Francesco Scavo e Santina Lionetti, nella richiesta di archiviazione firmata anche dal procuratore, Giuseppe Pignatone: «Alle ore 15,37... nave Libra si trova a 17 miglia dal contatto (il peschereccio che sta affondando)... Licciardi interviene dicendo che nave Libra non deve trovarsi sulla direttrice contatto-motovedette maltesi, altrimenti queste ultime se ne tornerebbero indietro.
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Non avendo nave Libra ricevuto alcun ordine di dirigere sul punto, questa deve continuare il suo pattugliamento», osservano i magistrati romani: «Al di là del tono diretto e dell'uso di espressioni volgari - Licciardi a domanda di Giannotta su cosa debbano riferire a nave Libra risponde: "Che non deve stare tra i coglioni quando arrivano le motovedette... te lo chiami al telefono, oh, stanno uscendo le motovedette, non farti trovare davanti i coglioni delle motovedette che sennò, questi se ne tornano indietro" - è evidente che la preoccupazione è quella che le autorità maltesi possano venir meno all'impegno assunto. Vi è in atti il verbale della trascrizione della conversazione telefonica».
Il ministro della difesa Roberta Pinotti

Il capitano di fregata Luca Licciardi, 47 anni, è il capo della sezione attività correnti del Cincnav, il comando in capo della squadra navale della Marina. E il capitano di fregata Nicola Giannotta, 43 anni, in quel momento è l'ufficiale di servizio alla centrale operativa aeronavale della Marina. Sono le 15.37. Da oltre tre ore il dottor Mohanad Jammo, 40 anni, tra i medici a bordo del peschereccio con le loro mogli e i figli, sta supplicando l'invio dei soccorsi. Da due ore, dalle 13.34, la Guardia costiera italiana ha lanciato un avviso a tutte le navi in transito chiedendo se possibile di dare assistenza. E il comando della Marina militare ordina alla Libra addirittura di allontanarsi e nascondersi. Licciardi e Giannotta sono tra i quattro indagati per i quali la Procura di Roma ha comunque chiesto l'archiviazione perché, secondo i magistrati, non erano consapevoli del reale pericolo e delle conseguenze del loro comportamento. I sopravvissuti, assistiti dagli avvocati Arturo Salerni, Gaetano Pasqualino e Alessandra Ballerini, si sono opposti e attendono ora la decisione del giudice per le indagini preliminari. Il videoracconto "Il naufragio dei bambini" pubblicato da "L'Espresso" e "Repubblica" dimostra infatti come le informazioni riferite dal dottor Jammo siano precise fin da subito e come l'ufficiale di servizio nella sala operativa della Guardia costiera, il tenente di vascello Clarissa Torturo, 40 anni, non indagata, le abbia ben comprese.

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Le parole della ministra alla Difesa sono ulteriormente smentite da altre telefonate di quel pomeriggio, registrate e consegnate ai magistrati. Come quella delle 16.38 in cui il tenente di vascello Antonio Miniero, 42 anni, anche lui non indagato, altro ufficiale di servizio alla sala operativa della Guardia costiera, suggerisce di inviare la Libra come chiede formalmente l'autorità di coordinamento dei soccorsi che è Malta: «L'aereo maltese... è al corrente del fatto che c'è una vostra nave a circa 19 miglia, quindi vuole fornire delle istruzioni alla nave, essendo in questo momento Malta l'autorità Sar competente. Ora, se per lei va bene, sarebbe il caso che la nave avesse diretti contatti con Malta senza il nostro tramite», dice Miniero. E il capitano Giannotta risponde: «Eh, un attimo, io qua ne devo parlare con il capo ufficio operazioni». Il capo ufficio operazioni è sempre Licciardi, che evidentemente non mette a disposizione nave Libra. Perché poco dopo, alle 16.44, il tenente Miniero lo riferisce in una telefonata surreale all'ufficiale di servizio della sala operativa maltese: otto minuti di conversazione in cui l'autorità di Malta chiede più volte l'impiego della Libra, molto vicina al peschereccio, e Miniero risponde che la buona idea è dirottare sul punto una nave commerciale, anche se la più vicina è a 70 miglia.


Solo alle 17.04, all'ennesima richiesta maltese, il Cincnav fa avvicinare nave Libra. Ma senza nemmeno lanciare in volo l'elicottero con cui, già alle 13.34, in poche decine di minuti la Marina avrebbe potuto valutare direttamente la situazione e soccorrere il barcone dei bambini. Alle 17.07 il peschereccio si rovescia. Alle 17.14 la notizia viene comunicata a nave Libra e finalmente viene fatto decollare l'elicottero che scarica sui superstiti giubbotti di salvataggio e zattere gonfiabili. La Libra arriverà soltanto alle 18: addirittura dieci minuti dopo la motovedetta P61 partita da Malta a 118 miglia di distanza, la stessa da cui il capitano Licciardi aveva ordinato di nascondersi. La versione passata dalla Marina al Parlamento attraverso la ministra della Difesa, Roberta Pinotti, tace insomma su oltre quattro ore di decisioni apparentemente contrarie ai doveri del soccorso in mare.


La ministra, ricordando in aula che sia la Procura di Roma sia la Procura di Agrigento hanno comunque chiesto l'archiviazione, conclude con una promessa: «Qualora dovessero emergere ulteriori elementi, saranno valutate nelle sedi opportune le decisioni di competenza. Infine aggiungo che testimonianze come quelle dei sopravvissuti al naufragio dei bambini nell'ottobre 2013 non lasciano certo insensibili e quale responsabile del dicastero della Difesa mi sento di dire che continueremo a fare tutto il possibile, con generosità e determinazione, per salvaguardare e proteggere vite umane ed evitare il ripetersi di tragedie come questa».


Dura la replica di Giulio Marcon: «Non siamo soddisfatti perché ovviamente riconosciamo il lavoro importante che ha fatto la Marina militare in questi anni per salvare vite umane che appunto rischiavano di naufragare e di perdersi. Però qui parliamo di un caso specifico. E in questo caso specifico non sono state date risposte soddisfacenti... Alle drammatiche sollecitazioni del dottor Jammo, la Marina ha cercato di nascondere la nave Libra, anzi l'ha fatta allontanare dal luogo dove avveniva questo naufragio. Questo è inaccettabile, soprattutto perché la Marina militare ha svolto un lavoro enorme e prezioso nel Mar Mediterraneo e non può essere macchiata da un evento così grave e da una irresponsabilità nella violazione di una legge del mare che non andrebbe mai violata. I soccorsi a chi sta affogando vanno portati sempre».