Sovrana mai doma, salvifica. Forte di una 
vita al servizio del Paese i Windsor paiono stabili, 
se non eterni. Il ritratto d'autore di una monarca senza rivali

Ce l’avessimo noi una regina tipo Windsor! Elisabetta II  ha superato tutti i possibili giubilei e ha vissuto tutte le possibili tragedie, dalla guerra civile nordirlandese alla mattanza di Sheffield (quasi cento morti in uno stadio, nel 1989) fino all’ultima, orribile, strage dei ragazzini al concerto di Ariana Grande.

Cambiano i governi e cambiano le lacrime ma sul trono c’è da decenni sempre la stessa persona, Elisabetta II, stabile, inamovibile, in salute, con un vorticare di cappelli color pastello, piume, fiori e nastri, e in occasioni solenni, sulla corona di capelli bianchi magnificamente scolpiti a onde, i sontuosi diademi del Tesoro Reale, o addirittura la corona; reginissima, inflessibilmente regina, non doma, dopo una intera epoca in cui nel mondo, in Inghilterra, nella sua vita pubblica e privata, ne sono successi di ogni colore, e sono stati ben cinque i Papi da lei visitati, da Pio XII a Francesco.

Sorda e cieca ad ogni sospiro del pur amatissimo e stimato figlio Charles, erede ormai quasi settantenne, più vecchio del trisnonno Edoardo VII che divenne re tardivamente, ma a 60 anni: del resto il nipote William, duca di Cambridge, successore del padre principe di Galles, ha già 35 anni, mentre la nonna divenne regina a 26. Il premier che verrà eletto l’8 giugno in Gran Bretagna, forse l’attuale, signora Theresa May del partito conservatore, forse il suo rivale signor Jeremy Corbyn del partito laburista, dopo l’investitura sarà ricevuto come tutti i precedenti dalla regina, che se ne starà seduta in uno dei tanti saloni di Buckingham Palace, porgendo la mano da baciare (proprio come nella fiction “Crown”, però Churchill e Eden erano uomini, non si sa con le signore premier). Per lei sarà il 18°, di cui 12 conservatori e 6 laburisti (tre volte Margaret Thatcher, due volte Tony Blair, forse - dipende da queste elezioni - due volte anche Theresa May).

Sì, è una fortuna per gli inglesi avere una monarchia, che pure nei secoli con guerre, tradimenti, rivolte, decapitazioni, stragi varie e altro, ha cambiato rami, famiglie, origini nazionali. Ma i Windsor paiono proprio stabili, addirittura eterni da quando sono ascesi al trono, il che è certo rincuorante per una popolazione, un paese in crisi, molto inquieto e diviso, soprattutto dopo la Brexit, e ora di nuovo colpito da attacchi terroristici, dopo quelli nella metropolitana di Londra (nel 2005, 56 morti e 700 feriti) e quello più recente sul ponte di Westminster, soltanto due mesi fa.

Nel mondo ci sono ancora una gran quantità di monarchie (e almeno 18 casate pretendenti al trono, persino i Savoia), assolute come nello Swaziland, costituzionali appunto come il Regno Unito che lo è dal XVII secolo (dal XIII era già parlamentare); dove il sovrano regna ma non governa, un po’ come i nostri presidenti e al contrario di quelli degli Stati Uniti che governano e regnano eccome.

Elisabetta II come chi l’ha preceduta e la seguirà, ha diritto di ricevere tutti i documenti che riguardano il governo e il parlamento e incontrando una volta la settimana il premier in carica, «di essere informata, di consigliare, di ammonire»: e naturalmente il premier ha poi diritto di fare quel che vuole. Mai un fremito di ciglia, un inasprimento della voce, il guizzo di un muscolo, e non una parola, hanno mai rivelato in pubblico una minima contrarietà alle decisioni dei primi ministri, una molto velata propensione politica, una antipatia, una simpatia personale per i diversi premier baciatori della sua mano.

Tutto ciò che si dice lei possa pensare o aver bisbigliato, è pura illazione: a meno che nelle sue cene del martedì, informali e molto private, senza personalità politiche e con esponenti della società civile, chieda approfondimenti e si lasci appositamente sfuggire qualche pensiero: si immagina, ma la Corte non conferma, che per esempio, ai tempi di Anthony Eden - anni Cinquanta - gli avesse dimostrato la sua contrarietà, inascoltata, alla guerra in Egitto, del resto persa, allo scopo di impossessarsi del canale di Suez. Si sussurra che avesse usato il suo diritto di consigliare suggerendo al premier Thatcher di appoggiare la fine dell’apartheid in Sudafrica, inascoltata; si dice pure, ma sempre nel vuoto di qualsiasi conferma, che fosse rimasta regalmente male quindi celando il suo disappunto, per aver ricevuto informazioni omissive, evasive, sulle conseguenze della Brexit.

Analisi
Il Regno Unito non è mai stato così disunito
29/5/2017
Dicono che Charles sia filoeuropeo senza mai dirlo, e i suoi figli poco propensi all’isolazionismo britannico. E lei, la regina, sarà pro o contro? Forse lo sa solo Philip che è un marito a cui lei è tuttora molto legata, due bei vecchi che continuano a interpretare con coraggio i loro ruoli: che sono poi quelli antichi delle tradizioni monarchiche, le spettacolarità dei loro riti, le guardie a cavallo in divise sgargianti, i cocchi dorati delle grandi occasioni, le cavalcate in brughiera (se poi torna la caccia alla volpe sarà un tripudio per i castellani, vedi “Downton Abbey”), le guardie sotto l’alto colbacco davanti a palazzo reale, e nelle fiabesche, antiche occasioni regali, il manto con lo strascico foderato di ermellino per lei, la divisa scura piena di medaglie, trecce, mostrine d’oro per lui. Le tracce di un immenso impero, l’estetica di un grande regno, l’orgoglio di una nazione che per prima ha conosciuto la democrazia, collegano il presente difficile con un passato trionfale, affidando al sovrano, re o regina, la difesa di una continuità storica che forse pure nel Regno Unito non è più assicurata dalla politica, dal parlamento, dal governo, soffocati dal chiacchiericcio, dall’impotenza, da imprevedibili assalti tecnologici e finanziari e dal terrorismo che uccide i suoi teenager.

Proprio questa situazione così complessa rende invincibile la Monarchia, la Regina, i Windsor: certo ci sono i repubblicani che da sempre vorrebbero eliminare il peso, il folklore l’incongruenza di una costosa tradizione, ma pare che anche nei momenti più duri della Corona - come dopo la morte di Lady Diana, giusto vent’anni fa - i suoi detrattori abbiano continuato a oscillare tra il 20 e il 30 per cento, e mai oltre. E intanto anche l’erede al trono Charles, eterno principe di Galles, ha accettato il fatto che la regina pur stimando molto il figlio (è un’invenzione che non si fidi di lui) non abdicherà mai, ritenendosi consacrata con l’incoronazione; forse, dicono gli esperti, un giorno potrebbe affidargli la reggenza, come fece Giorgio III col figlio diventato poi Giorgio IV (però nella fiction “Taboo” questo re viene descritto come ciccione ubriacone scemotto, ormai la storia si diffonde così, anche quella della regina Victoria e di Enrico VIII). Tre anni fa un musical di successo, diventato un film televisivo e intitolato “King Charles III”, dà la regina per morta e il vecchio Charles sul trono, che cerca di difendere la libertà di stampa contro un premier dittatoriale, con il fantasma di Diana e Camilla che schiaffeggia William perché vuole sostituirsi al padre. Da Buckingham Palace nessun commento, forse qualche toccata di ferro da parte della regina.

La quale continua a regnare salvifica, oltre la Brexit e oltre gli ultimi orrori, sempre più nel ruolo di mamma, 4 figli, di nonna, 8 nipoti, e di bisnonna, 5 pronipoti.

C’è una fotografia che piace molto agli inglesi come fosse un loro portafortuna: è stata scattata un anno fa da Annie Leibovitz nella Green Drawing Room del castello di Windsor. Un salotto tutto specchi e dorature, zeppo di oggetti, orologi, vasi, candelabri, quadri antichi; su un divano di broccato verde è seduta la Regina, giovanile, sorridente, pettinatissima, con un golfino beige sulla camicetta bianca e la gonna grigia: tiene in braccio la principessa Charlotte, 11 mesi, ed è attorniata da altri quattro bisnipoti e due nipoti ancora bambini, tutti biondi, tutti bellissimi nei loro pantaloncini corti o gonnelline al ginocchio. Il futuro dell’Inghilterra, oltre i partiti, le elezioni, l’Europa, il mondo, le stragi.