Quello che viene attaccato è un modello economico  e sociale. Che va allargato alla piazza mondiale. Per questo oggi pi che mai serve stare dalla parte di Mimmo Lucano

Riace non è solo Mimmo Lucano: è ciò che grazie a lui si è realizzato, ovvero un sistema di assistenza mirata all’integrazione. Un modello che le politiche dell’ex ministro Minniti e del suo successore non tollerano, come se si trovassero di fronte a un enorme tabù. Il fatto è che Riace è più di Riace. Costituisce la minaccia che si imponga un principio universalmente valido: chiunque sta in un luogo è autoctono. Non è più questione italiana. Riace esorbita nella nazione, contagia il continente, si connette a tutte le Riace del mondo. Dalla dimensione internazionale della sfida che Riace propone al mondo intero, si comprende perché tanti media stranieri hanno posto attenzione a questa piccola capitale del diritto a vivere insieme.

A Riace non risponde l’Italia soltanto: risponde il mondo, perché il confine come qualcosa di inclusivo è una questione epocale ovunque. Fornire semplice solidarietà rischia di commutarsi in una sconfitta altrettanto epocale.

È possibile invertire la logica dell’assistenza? Nel caso di Riace, si deve. Riace oggi rappresenta ogni libertà e la morte del suo modello significherebbe estinguerla. A Riace in questo momento passano i confini del mondo intero. Bisogna accettare il fatto che il sistema di Riace nulla c’entra con l’assistenza.

È piuttosto un modello di cooperazione sociale, economica e culturale, esportabile a diversa scala nel mondo intero. Se è così, bisogna agire su quei confini e scegliere da che parte stare: a Riace o fuori di Riace. Occorre sentirsi abitanti della medesima patria, il pianeta, e contribuire attivamente al benessere di tutti a cominciare dalla pianeta stesso.

Per andare oltre la solidarietà e il sostegno estemporaneo, si deve fare di Riace un brand internazionale, nel quale sia possibile diventare cittadini anche se si risiede altrove nel mondo. Si può trattare di una cittadinanza simbolica o digitale, come ha fatto con successo la piccola Estonia, il che equivale a condividere una carta comune di diritti e doveri.

Lo Stato italiano non la prevede? Riace deve proporla. Questo allargamento a una piazza mondiale ?va accompagnato alla creazione di un sistema distributivo di ciò che Riace può produrre. Bisogna mappare le unità produttive, abitative, agricole, che possono utilizzare il comodato d’uso, in cui attivare iniziative riaciane anche al di fuori di Riace. Che sia alimentare o artigianato, un sistema di vendita e distribuzione che fa perno sull’online trova nel mondo il mercato di cui Riace ha bisogno. Si devono consorziare le autonomie produttive e cooperative attraverso il marchio Riace, in Italia, in Europa e nel mondo. Chiunque chieda di entrare nel brand Riace, da ovunque, accede a una produzione sostenibile, integrata, aperta alla manodopera di qualsiasi provenienza. L’idea di battere una moneta parallela fu praticata da Lucano nel 2011 e resta una possibilità di ordine simbolico praticabile in un sistema di molte Riace connesse nel mondo. Va elaborata una costituzione di Riace, per nulla antagonista di quella italiana, da proporre a livello internazionale, perché sia sottoscritta, fondando un sistema in cui parti distanti del pianeta sono tutte Riace.

In “America” di Kafka, il protagonista, un giovane migrante europeo, si trova in una città a lui straniera, dove legge su un manifesto: «Il grande Teatro naturale di Oklahama vi chiama! Vi chiama solamente oggi, per una volta sola! Chi perde questa occasione la perde per sempre! Chi pensa al proprio avvenire, è dei nostri! Tutti sono i benvenuti! Chi vuol divenire artista, si presenti! Noi siamo il teatro che serve a ciascuno, ognuno al proprio posto! Diamo senz’altro il benvenuto, a chi si decide di seguirci!». È il testo della costituzione universale che si propone a chi prende il posto di Oklahama: Riace.

(La proposta è elaborata da due scrittori, che fanno parte di un gruppo multidisciplinare in via di formazione, operante sulle strategie culturali, sociali e democratiche a Milano)