Nel decreto fiscale è prevista una riduzione del fondo per i pensionati di guerra, a 80 anni dalle leggi razziali. Insorgono l'Unione delle Comunità Ebraiche e altre associazioni. Il sottosegretario Castelli: «Gli assegni delle pensioni non saranno toccati»

Un taglio secco di 50 milioni di euro, messo nero su bianco in uno degli allegati del decreto fiscale collegato alla legge di Bilancio, già pubblicato in Gazzetta Ufficiale e in attesa di essere convertito in legge prima di Natale. Destinatari i pensionati di guerra, perseguitati politici e razziali. Antifascisti, deportati, ebrei perseguitati o sopravvissuti ai campi di sterminio. Sono poche centinaia di persone ormai ad avere diritto all’assegno, intorno ai 500 euro, ultraottantenni e ultranovantenni, compresi i coniugi superstiti che beneficiano della reversibilità. Una somma esigua ottenuta dagli aventi diritto dopo lunghe trafile burocratiche e un iter molto complesso.

Non si tratta di un indennizzo, perché non si può pensare di indennizzare chi è stato deportato a Auschwitz o a Dachau, ma un riconoscimento da parte dello Stato dell’alto prezzo pagato alla dittatura e alle leggi razziste. 
Mentre si sussegono le commemorazioni dell’ottantesimo anniversario delle leggi razziali del 1938,  la scure del governo si abbatte su una categoria sempre più esigua: sono circa duemila secondo l’Ucei gli ebrei colpiti dalle leggi razziali ancora in vita.

Un provvedimento dall’alto valore simbolico, inserito tra i tagli alle spese dei ministeri, che ha fatto infuriare associazioni e organizzazioni. Malgrado le precisazioni del viceministro all’Economia Laura Castelli (M5S), che ha cercato di gettare acqua sul fuoco delle polemiche. «Smentiamo in modo categorico che sia stato tolto anche solo un euro dall’assegno per le vittime delle leggi razziali e per i perseguitati dal fascismo per motivi politici», ha detto. 

Ma il taglio per ora resta lì, nero su bianco. «Restiamo sgomenti dinanzi a questa decretazione indifferente con la quale il governo italiano, proprio nell’ottantesimo anniversario delle leggi razziste del 1938, intende promuovere l’oblio, anziché rafforzare la memoria di quanto accaduto, attraverso la cancellazione di quell’unica misura in qualche modo riparatoria, stabilita tardivamente», si legge in una nota dell’Ucei, Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, presieduta da Noemi Di Segni.

Che poi, in un secondo momento, ha precisato di aver ricevuto rassicurazioni dal Quirinale e dal governo riguardo al timore che il decreto fiscale prevedesse il taglio del fondo pensioni destinato alle vittime delle leggi razziste e ai perseguitati dal fascismo. «Secondo gli aggiornamenti ricevuti e accolti con sollievo dall’Ucei gli importi cancellati nel provvedimento fiscale fanno riferimento ad avanzi di bilancio derivanti dalla normale diminuzione del numero degli assistiti. Tali importi vengono così rimessi a disposizione del bilancio generale dello Stato», si sottolinea nella nota.

Molto critica resta invece l’Aned, l’Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti, ridotti ormai a poche decine di sopravvissuti. «C’è una naturale erosione degli aventi diritto: la reversibilità è prevista solo per il coniuge e in pochissimi casi anche per i figli ultrasessantacinquenni, con un tetto molto basso di reddito», spiega il presidente Aned, Dario Venegoni. «C’è una diminuzione fisiologica degli aventi diritto che non ha alcun bisogno di un taglio da parte dello Stato. Metterlo sullo stesso piano della riduzione degli acquisti della pubblica amministrazione, pari a un solo milione di euro, possiede un valore politico: significa pagare una cambiale alla destra. È indegno», aggiunge Venegoni.

Sulla stessa lunghezza d’onda Mario  Tempesta, presidente nazionale dell’associazione nazionale perseguitati politici italiani antifascisti (Anppia)  fondata da Sandro Pertini e Umberto Terracini. «Il taglio è un atto grave che, al di là dell’entità, offende le istituzioni democratiche nate dall’antifascismo e della Resistenza», dice Tempesta: «Assume un valore simbolico perché va a colpire gli oppositori del fascismo che subirono duri anni di carcere e di confino in nome dei valori di libertà e di democrazia e le vittime della nefasta ideologia razzista a 80 anni dalle leggi razziali. L’Anppia si rivolge a tutti i parlamentari che si riconoscono nei valori costituzionali perché respingano fermamente questo provvedimento e fa appello a tutti i cittadini democratici affinché si oppongano a questa decisione», ha aggiunto Tempesta.

LEGGI ANCHE

L'E COMMUNITY

Entra nella nostra community Whatsapp

L'edicola

Siamo tutti complici - Cosa c'è nel nuovo numero dell'Espresso