«Siamo gay e Dio ci ama»: viaggio nei luoghi di incontro tra gli omosessuali cristiani

di Francesca Sironi, foto di Simone Cerio          19 aprile 2018

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Dibattiti culturali, momenti di preghiera e tavole imbandite. Le parrocchie stanno iniziando ad ascoltare migliaia di fedeli. Il rischio di crociata esiste davvero. Ma il cambiamento è avviato (Foto di Simone Cerio)

Sabato, Milano è grigia. Vittorio appoggia il tagliere e i carciofi e si siede. «Sai, sono stato fortunato a scoprire questo posto. Quando è morto il mio compagno, potevo solo stare zitto. Dovevo pensare ai figli che vivevano con noi, all’ex moglie di lui. Ma io, io ero disperato, e senza appigli». Di fronte alla morte, non sapeva se cercare almeno il colloquio con Dio. Perché, da omosessuale, non osava chiedere alla Chiesa quel conforto. L’ha trovato poi in questa stanza. A “Il Guado”, un’associazione di omosessuali cristiani nata alla fine degli anni ’80.
A. while he is resting after a musical performance at a wedding. A. is a teacher in Middle School. After a long period of feeling guilty due to a conflict between his sexual orientation and his faith, he is now attending the Evangelical Christian Church, a reality more open to homosexuality than the Roman Catholic one. Many LGBT believers take very long personal journeys to face the deep sense of guilt that arises when discovering their sexual identity. A. mentre si riposa dopo una performance musicale tenuta ad un matrimonio. A. è un insegnante della Scuola Secondaria. Dopo un lungo periodo di sensi di colpa legati al conflitto tra il suo orientamento sessuale e la fede, ora frequenta la Chiesa Cristiana Evangelica, realtà più aperta al tema dell’omosessualità rispetto a quella Cattolico-Romana. Molti LGBT credenti seguono lunghi percorsi personali per affrontare il profondo senso di colpa che si genera nella scoperta della propria identità sessuale.

Oggi è serata di incontri. Stanno per discutere attività e bilancio. In seguito è prevista la cena. Del menu si occupa Vittorio, come sempre. Sono attesi in venti. «Per definirci usiamo dire: siamo un posto dove le persone vengono accolte», racconta Gianni Geraci. Che spiega: «proponiamo appuntamenti culturali, fra i più recenti quello con Piergiorgio Paterlini e momenti di preghiera. Abbiamo ripreso la tradizione della “lectio divina”, commentiamo la Bibbia. Poi ci sono le cene, il vero momento di discussione». Il presidente entra con il suo compagno, con il quale vive da 18 anni (è quasi poco, al Guado: c’è una coppia che ne festeggia venti e un’altra addirittura trentacinque): «Io non sono cattolico», racconta, ma interviene un signore di Gallarate, canuto, un grosso maglione di lana e un sorriso, «è più credente lui di tanti bigotti», dice. «Tipico di voi cattolici», lo interrompe il primo: «Io non lo sono, mi continuo a interrogare. Ma sono al Guado perché sento molti più spazi di libertà qui che altrove. Qui non c’è alcuna ortodossia. Né religiosa, né da attivismo».
Matteo Lorenzi while taking a bath in a river close to Sutri (Viterbo). Matteo is from Trento but in this city there are not homosexuals believers groups anymore. The last one has been shut down in 2011. The closest one is in Vicenza. Matteo Lorenzi durante un bagno in un fiume vicino Sutri (Viterbo). Matteo è di Trento, ma lì non ci sono gruppi di omosessuali credenti. L'ultimo è stato chiuso nel 2011. Il più vicino si trova a Vicenza.

La “questione omosessuale” è una vertenza decennale nel mondo cristiano. Oggi sempre più cogente e universale. L’anno scorso i Valdesi italiani hanno sancito in concilio la possibilità di benedire le unioni civili. Negli Stati Uniti presbiteriani, luterani e episcopali ne celebrano i matrimoni. Prima dell’ultimo sinodo sulla famiglia indetto da Papa Francesco, s’erano alzate speranze di cambiamento anche all’interno della dottrina cattolica. Così non è stato, ma sull’accoglienza e l’approccio pastorale, raccontano in molti, le parrocchie si stanno aprendo alla realtà. Stanno iniziando ad ascoltare le richieste di migliaia di fedeli. Non sempre, certo: proprio quando è più vicino un progresso, il rischio di crociate aumenta. Ma il cambiamento è avviato. Ed è lungo la dorsale di questa risalita dalla condanna al riconoscimento che Simone Cerio ha seguito per quattro anni gruppi di omosessuali cristiani in tutta Italia. Il suo lavoro, pubblicato in queste pagine, diventerà presto anche un sito, “Religo”. È una ricerca sul futuro e il presente della coppia, dell’affettività, e della spiritualità cristiana. Attraverso le voci di chi ne è parte, senza esserlo ancora pienamente.

Andrea Rubera (on the left) and Dario De Gregorio in the San Fulgenzio Church in Rome, with their three children. Andrea and Dario have a relationchip since thirty years and they are responsible for the LGBT Catholic group "Nuova Proposta" of Rome. In 2009 they married in Canada and there, thanks to the "gestation for others" they gave birth to Artemisia (the first on the left) and to the twins Cloe and Iacopo. Andrea Rubera ( sulla sinistra) e Dario De Gregorio nella chiesa di San Fulgenzio a Roma, insieme ai loro tre figli. Andrea e Dario stanno insieme da trent'anni, e sono responsabili del gruppo LGBT cattolico "Nuova Proposta" di Roma. Nel 2009 si sono sposati in Canada e poi, sempre in Canada, grazie alla “gestazione per altri” hanno fatto nascere prima Artemisia(la prima a sinistra) e poi i gemelli Cloe e Iacopo.


«Prima del Concilio gli omosessuali erano considerati peccatori destinati all’inferno, e stop», spiega Alberto Maggi, biblista, teologo, fondatore del “Centro studi biblici Vannucci” di Montefano: «dopo il Concilio la Chiesa ha ritenuto di aprire una strada, sancendo che gli omosessuali possono non essere peccatori. Ma solo se non vivono o non manifestano la loro sessualità. L’unica via per loro dev’essere cioè il celibato, la castità. Ma è come dire a una pianta: puoi crescere. Ma non puoi fiorire».
Giuseppe Lombardi, 44 years old. Since 2003 he is a laic Franciscan SFO (Secular Franciscan Order), a Catholic path based on Evangelical values like those of Saint Francis of Assisi. Since 2007 he is also part of the group “Cammini Di Speranza”, the Italian Association that combines all LGBT believers groups in Italy. Giuseppe grew up as a Catholic boy-scout for over 20 years. Inside the Catholic Scouting Movement the coming out is a taboo: many people decide to not expose themselves for fear of being refused. Giuseppe Lombardi, 44 anni. Dal 2003 è laico francescano OFS (Ordine Francescano Secolare), un cammino cattolico basato sui valori evangelici nello stile di S.Francesco D'Assisi. Dal 2007 fa parete anche di "Cammini Di Speranza", l'Associazione italiana che unisce tutti i gruppi LGBT credenti in Italia. Giuseppe è cresciuto nello Scoutismo Cattolico per oltre 20 anni; il coming out all'interno del movimento cattolico Scout è un tabù: molti decidono di non esporsi per paura di essere rifiutati.

Il peccato. «Ah il peccato. E si richiamano ai testi, Levitico, 20:13», dice Maggi, che cita di continuo i passaggi biblici): «L’uomo non giacerà con un altro uomo. Ma il Levitico ci dice anche che possiamo vendere nostra figlia come schiava, o che non dobbiamo mangiare maiale. Bisogna interpretare i testi con le nostre gerarchie di valori». Non per convenienza, per adattamento ai tempi, come accusano i tradizionalisti. Ma per il cuore stesso del messaggio cristiano, sostiene Maggi.
Valentina Coletta during her transition from man to woman, she is a member of the Rome H.F.E.N (Homosexuality and Faith Evangelical Network). Valentina was a seminarist at Cerreto Sannita Seminary (Benevento) and an altar boy in St. Peter before converting to Protestantism. Valentina Coletta durante la sua transizione da uomo a donna. Valentina fa parte della R.E.F.O. ( Rete Evangelica Fede e Omosessualità) di Roma. Prima del suo passaggio al Protestantesimo è stato un seminarista al Seminario di Cerreto Sannita (Benevento) e chierichetto a S.Pietro.

«Se la Chiesa sapesse i lutti causati da queste posizioni, le sofferenze, il dolore...», riflette il biblista: «Nel 2010 venni invitato a “UnoMattina”, proprio a parlare di questi temi. Pochi giorni dopo ricevetti una lettera. Era di una ragazzo di Lugano. Mi raccontava che quella mattina aveva deciso di togliersi la vita. Per il peccato di essere omosessuale, da cattolico. Aveva acceso la tv per non far sentire i rumori nell’altra stanza, dov’erano i genitori. Ha scritto: “qualunque cosa le diranno, sappia che lei ha salvato la mia vita. Avevo il cappio in mano”. Quanti suicidi, quanta sofferenza, quante vite distrutte. Nel nome di chi? Non certo nel nome di Cristo». Ora deve andare, ha da iniziare il commento del Vangelo in diretta su Facebook. «Dio non si manifesta attraverso la dottrina», conclude: «Dio si manifesta attraverso la tenerezza. San Pietro, Atti degli apostoli, 10:28. E disse loro: “Dio mi ha mostrato che non si deve chiamare profano o impuro nessun uomo”. La verità di una dottrina non dipende dall’autorità. Ma dagli effetti che produce. E se non produce vita non viene da Dio».

A break during a meeting on faith and homosexuality inside the “Madonna della Tosse” Church in Florence, held by Don Santoro a priest who is very open and accepting of LGBT believers communities. At the center there is Edoardo Messineo, one of the managers “Nuova Proposta” group of Rome, a community dedicated to the acceptance of all LGBT catholics people. Un momento di pausa durante un meeting sul tema della fede e omosessualità nella Chiesa della Madonna della Tosse di Firenze, gestita da Don Santoro, prete molto aperto all'accoglienza delle comunità LGBT credenti. Al centro Edoardo Messineo, uno dei responsabili del gruppo "Nuova Proposta" di Roma, dedicato all'accoglienza di tutte le persone LGBT cattoliche.


Felice ha 24 anni, studia Medicina, ha gli occhi azzurri. «A 20 anni ho compreso l’attrazione che provavo per un mio amico. Non me l’aspettavo, non ero ancora pienamente cosciente della mia omosessualità», racconta: «fu un periodo intenso, buio. Educato in Chiesa, trovai nel catechismo quella sola definizione: disordine». Alla voce compare infatti: «Questa inclinazione, oggettivamente disordinata...» «Iniziai a pensare che quella fosse la croce che Dio aveva pensato per me, nella mia vita. Mi dicevo: c’è a chi muore un padre, o ha una malattia. A me è capitato questo. Iniziai a reprimermi con tutta la forza che avevo. Mi allontanai da quell’amico. Misi a tacere le emozioni che finalmente ero riuscito a provare. Ero convinto che avrei dovuto per sempre pentirmi di quello che stavo vivendo».
The construction of a “rainbow” cross shown by the Pope in St. Peter’s Square during Sunday’s Angelus. La costruzione di una croce "rainbow" mostrata al Papa in Piazza S.Pietro durante l'Angelus domenicale.

Poi andò dal parroco. «E lui mi consigliò di avvicinarmi ai gruppi di Nuova Proposta e Cammini di Speranza. Pensavo: “Finalmente andrò in un luogo dove mi insegneranno ad evitare quello che sento”. Invece trovai un posto completamente diverso. Incontrai ragazzi felici di essere quello che erano. Pensavo fossero pazzi. Non li capivo proprio». Si mise a frequentare anche convegni dove insegnavano la felicità dell’esser casti. Eppure, «continuavo ad andare lì, da Nuova Proposta, attaccandoli, dicendo che stavano sbagliando. E loro non mi hanno rifiutato. Aspettavano. Non si schiodavano. Un giorno ho finalmente realizzato la serenità che provavo al loro fianco. Ho visto come tutte le forze che stavo usando per reprimermi erano solo tempo tolto agli altri, all’essere un buon cristiano. Da quel giorno, mi sono fidato. Mi sono fidato del fatto che Dio potesse rendermi felice in un modo che non avrei mai immaginato». Da allora, è diventato promotore di un gruppo di giovani omosessuali cristiani. «Adesso aiuto», dice, «chi si trova nel buio da cui mi son svegliato io».

Gianni Ceraci, ex spokesman for the Coordination of Christian Homosexual Groups in Italy and member of the “Il Guado” group, born in 1980 it is the oldest christian Gay group in Italy. When he was young Gianni entered the so-called “restoring therapies”, a psicological path by now prohibited by the WHO (World Health Organization) which had the aim to “cure” homosexuality. Gianni Geraci, ex portavoce del Coordinamento Gruppi Omosessuali Cristiani in Italia e membro de "Il Guado", nato nel 1980 è il gruppo di gay cristiani più antico d'Italia. Da giovane Gianni si è sottoposto alle cosiddette “terapie riparative”, un percorso psicologico ormai bandito dall'OMS (Organismo Mondiale della Sanità) che aveva lo scopo di "curare" l'omosessualità.


Lo stesso impegno ha portato Sergio Caravaggio a fondare nel 2007 a Cremona “Alle Querce di Mamre”. Ha proiettato lì il suo impegno dopo aver lasciato gli studi in seminario. «Da quando abbiamo aperto, c’è stato un cambiamento epocale, nell’atteggiamento della Chiesa nei nostri confronti. Soprattutto da quando è arrivato Papa Francesco. Resta molto da fare sulla comunità cattolica nel suo complesso, e sul piano dottrinale, certo, ma i parroci sono cambiati. Ci sono vicini. L’ho sentito molto quest’estate lungo la via Francigena». In gruppo hanno infatti percorso ad agosto la strada da Siena a Roma. Indossavano una maglietta col verso “Quel giorno si misero in cammino” e la scritta “Cristiani Lgbt”, oltre alle sigle delle associazioni presenti. «Con questa maglia siamo stati in ostelli, monasteri, chiese, conventi. Trovando ovunque una grande accoglienza».