Non c'è solo Rocco Casalino nella squadra dell'esecutvo Conte. Sbarca a Palazzo Chigi anche il dipendente (e fedelissimo) di Davide che ha le chiavi dell'Associazione Rousseau. E che scriveva i post per conto di Grillo

Il suo mestiere è fare da tramite. La sua ascesa è avvenuta tutta nell’ombra. Lenta, costante. Nel segno della continuità assoluta, senza ripensamenti. Da un appartamentino sui Navigli fino alle porte di Palazzo Chigi. Sempre alle spalle del leader, mai davanti. Dai post di Beppe Grillo, comico e frontman di M5S, ai discorsi di Giuseppe Conte, premier-frontman dell’alleanza tra Cinque stelle e Lega. Dalla Casaleggio Associati al governo.

Pietro Dettori è il talentuoso e spregiudicato simbolo della compenetrazione opaca tra azienda, partito e, adesso, governo. Occhi e orecchie di Davide Casaleggio a Roma, decisivo nel consolidamento del figlio del fondatore di M5S così come nell’ascesa di Luigi Di Maio al suo interno, pronto a lavorare accanto al presidente del Consiglio a 32 anni appena compiuti - classe 1986, come il capo M5S - è l’altra faccia dell’universo che adesso sbarca al governo sfoderando perenni sorrisi alle telecamere. L’anima riservata e spregiudicata che giocherà direttamente dalle stanze della presidenza del Consiglio. Quella più lontana dai riflettori, per istinto e per calcolo, amica della riservatezza, indifferente al lisergico dilagare dei conflitti di interessi e, anzi, persino irritata verso chi lo ricorda. Quella che la popolarità non interpreta come un attore, bensì costruisce come un suggeritore. Giorno dopo giorno, mossa dopo mossa, post dopo post. Limatura dopo limatura.

Prima ancora che si spalancassero le porte di Palazzo Chigi è stato Pietro Dettori ad aver scelto le parole del neo premier, sin dalla dichiarazione dopo il primo incontro con il capo dello Stato Sergio Mattarella. All’inizio della girandola, Giuseppe Conte si era addirittura recato nel suo appartamento, stesso indirizzo della sede romana della Casaleggio associati, di fronte a Castel Sant’Angelo, per «buttare giù nero su bianco il discorsetto». Una circostanza che ha lasciato «molto perplesso» l’ex senatore di Forza Italia Augusto Minzolini che l’ha rivelata. E che, in realtà, è terribilmente fisiologica nel sistema pentastellato. Dove è consuetudine che ci sia qualcun altro a occuparsi delle cose che devi dire: anche per un incastro non casuale tra le attitudini degli eletti e il controllo della comunicazione, infatti, spesso e volentieri la parola pubblica - dai profili social alle dichiarazioni - è affidata a staff e ghostwriter. In blocco, strafalcioni compresi. Pressoché senza il controllo finale dell’interessato. Tanto che, a seconda degli errori, si è persino in grado di risalire al ghost di turno.

La faccenda, nel caso di Dettori, è alla sua apoteosi. Al livello massimo: prima di diventare presenza fissa alle spalle di Di Maio, lui era il ghostwriter di Beppe Grillo ed era l’unico che avesse accesso diretto al Sacro Blog quando ancora Gianroberto Casaleggio trattava il sito come una sua esclusiva creatura, di cui era gelosissimo. Non è un caso che una parlamentare di peso come Laura Castelli, ai tempi in cui con Roberto Fico faceva ancora la guerra interna a Di Maio, lo avesse descritto come un «servo d’oro di Milano». Nato a Cagliari, laureato in comunicazione a Bologna, assunto dalla Casaleggio nel 2011 e social media manager dal 2012, Dettori è stato colui che faceva da filtro attorno a Grillo durante tutto lo Tsunami Tour, e (dopo Marco Canestrari) ha ricoperto il ruolo di cinghia di trasmissione tra i Meet up e Gianroberto Casaleggio. Significa che aveva potere di vita e di morte su tutti gli «uno vale uno» d’Italia: bastava pubblicare su www. beppegrillo.it lo status di Facebook di uno sconosciuto, per farne un eroe - o magari un eletto.

È stato per anni, Dettori, colui che scriveva - tutt’altro che di rado - i post di Grillo. Quelli del blog, ma anche quelli dei profili social Facebook e Twitter. Profili dei quali aveva le chiavi d’accesso, un altro potere assoluto.
Giuseppe Conte e Rocco Casalino

Tanto da esibirsi, come ricorda chi ci ha avuto a che fare nella scorsa legislatura, in gelidi scherzi del tipo: guarda cosa ho scritto, se lo invio adesso diventiamo la prima notizia sui siti. Modalità piuttosto aggressive e abbastanza simili a quelle viste nel video diffuso da M5S nei giorni scorsi, in cui Rocco Casalino, responsabile della comunicazione, si atteggia a imperatore della notizia e sultano della sua diffusione: «L’accordo c’è, giro adesso il messaggio a Mentana, e poi anche alle agenzie, vediamo che succede», dice mostrando alla telecamera lo schermo del telefono (si intravede il dialogo, la prima riga è, per l’appunto: «PietroDettori»).
Intendiamoci: Casalino resta il semidio della comunicazione stellata, con la conseguente promozione a portavoce del presidente del Consiglio, ora che si sta al governo.

Però nel caso di Dettori il passo - meno visibile - è persino ulteriore. Casalino, con tutta la sua mole di potere, di arbitrio, di visibilità, il fidanzato cubano portato al ricevimento del Quirinale e la mamma portata all’ispezione nella nuova (per lui deludente) stanza a Chigi è - almeno questo - sempre stato un dipendente dei gruppi parlamentari dei Cinque stelle: il suo rapporto con i Casaleggio passa per relazioni personali, così come quello con Grillo, provenendo dal vasto mondo di Lele Mora. Dettori, al contrario, è una pura creatura di via Morone 6. Un dipendente di aziende private: la Casaleggio Associati prima, l’associazione Rousseau poi, entrambe allocate allo stesso indirizzo e guidate dallo stesso capo. Con lui sbarca quindi al governo direttamente una società privata. Una filiazione senza intermediari, di cui peraltro Dettori ha tutte le chiavi, avendo ricoperto l’intero cursus: quando tutti i dati di simpatizzanti ed eletti M5S erano custoditi dalla Casaleggio Associati, e adesso che sono nella Associazione Rousseau - associazione di cui Dettori è responsabile editoriale oltreché socio. Un sapere e una sapienza che con lui traslocano al governo. Con tutte le ambivalenze del caso.

Il rafforzamento dell’osmosi, bisogna dire, era già nel programma. Ora fa un passo in più, e non da poco: dal Parlamento al Governo. Dettori, infatti all’indomani del voto del 4 marzo, aveva lasciato l’appartamento a Milano per sbarcare a Roma. Nel programma di riordino pensato da Davide Casaleggio, infatti, era già destinato a diventare in pianta stabile il suo uomo di riferimento per Camera e Senato. L’idea era quella di farlo assumere dai gruppi parlamentari, come responsabile del Blog delle stelle (che è il nome del Blog del movimento dopo il divorzio da Grillo) che a sua volta adesso è finanziato dai 331 parlamentari pentastellati a botte di 300 euro ciascuno da versare a Casaleggio ogni mese (fa circa 6 milioni di euro per l’intera legislatura). Non era ancora chiaro se lui sarebbe stato pagato attraverso l’Associazione Rousseau, o direttamente coi soldi dei contributi pubblici versati ogni anno ai gruppi di Camera e Senato (come appunto il caso di Casalino). Preoccupazioni a quanto pare ormai alle spalle.

Resta invece intatta la domanda circa l’orizzonte entro cui ci si muove. Anche lasciando perdere lo straordinario pezzo di teatro dell’assurdo che avvenne quando Grillo spiegò ai giudici che non era lui l’autore del post sull’ex ministro Federica Guidi pubblicato sul sito www.beppegrillo.it (il post non era firmato, quindi non era «riconducibile al sottoscritto»: questo il geniale argomento del comico) a Dettori, infatti, fanno capo alcuni episodi che nel Movimento nessuno ha dimenticato.

È ad esempio suo il tremendo titolo al video sull’allora presidente della Camera, che recitava «Cosa fareste in macchina con la Boldrini?» che nel 2014 scatenò i peggiori istinti della rete. Ancora prima, e sempre a proposito di alte cariche. Di suo pugno è il post in cui Beppe Grillo parlava di «golpe» a proposito della rielezione di Napolitano nel 2013: il frontman M5S in quel momento dormiva nel suo camper, si limitò a un assenso assonnato a quelle poche righe, in ore nelle quali la tensione era altissima - come è ben raccontato in “Supernova” da Nicola Biondo, che allora era il capo della comunicazione M5S, e Marco Canestrari che lavorava nella Casaleggio Associati. Adesso, sempre per la serie presidenti della Repubblica, nel lungo travaglio prima della nascita del governo c’è ancora Dettori, con Casalino che segue a ruota, dietro la scelta sconsiderata di agitare il fantasma dell’impeachment contro il capo dello Stato Sergio Mattarella dopo che le trattative tra i legastellati e il Quirinale, si erano bloccate sul nome di Paolo Savona per l’Economia. Di Maio, in quel momento, si ritrova sospinto nell’ombra, stretto tra la rinuncia di Conte e la rapidità killer di Matteo Salvini. Non sa come fare, gli arriva il suggerimento per rientrare nel dibattito, lui lo cavalca. Una operazione per lo meno spregiudicata, nella quale il capo M5S brucia i buoni rapporti coltivati con il Colle e rischia, per un momento, di finire stritolato per sempre.

Ma è proprio questo in realtà uno dei tratti di Dettori: la spregiudicatezza. Che supera persino quella dell’ambizioso Di Maio, e porta il tutto a un indescrivibile livello in cui il rilancio è continuo, instancabile, implacabile. Descritto da chi lo conosce come intelligente, furbo, riservato , Dettori è il tipo che dice: che ti frega cosa sia, l’importante è che tiri sul web. Si tratti dei giornalisti da «masticare e vomitare» oppure dei pannelli fotovoltaici. Pare che abbia fatto lo stesso ragionamento su Vladimir Putin, discusso oggetto del desiderio della politica pentastellata. Comunque, è un tipo capace di stare giorni interi a studiare i trend di viralità dei post. Ed è, in questo, del tutto simile a Marcello Dettori, fratello con 4 anni in meno, anche lui specialista del web marketing, anche lui per un paio d’anni alla Casaleggio associati, una esperienza di lavoro persino a Praga - città per così dire all’avanguardia nel genere, dove peraltro vive il presidente di Publy, concessionaria di pubblicità per la Casaleggio. Marcello, comunque, da gennaio è amministratore unico di una società, la Moving fast Media srl con sede a Cagliari, diecimila euro il capitale sociale, che fra l’altro gestisce il sito Silenzi e falsità, già filoputiniano e adesso concentrato soprattutto sulla propaganda pro M5S e governo.

Tutta questa sapienza - quasi un tratto familiare: si dice che il padre di Dettori fosse amico del padre di Casaleggio - la grande capacità di profilazione degli utenti della rete mescolata ad una accurata riservatezza, si riversa sul web nel suo esatto opposto: è Pietro Dettori che inventa ad esempio «ebetino», è lui a portare nel blog e quindi nel movimento il costante eccitamento verbale, come anche il dilagare del click-baiting, ossia la pubblicazione di notizie civetta, che fino al suo arrivo servivano soprattutto a fini commerciali, e invece poi diventano un genere a parte. Questo modo di fare, una volta, faceva anche imbestialire gli onorevoli a Cinque stelle, che si ritrovavano magari la mozione parlamentare faticosamente studiata e scritta, che finiva pubblicata sul blog accanto al telefonino che frigge l’uovo. Adesso, al contrario, nessuno ha più niente da ridire: in quanto maggioranza, M5S interpellanze e interrogazioni quasi nemmeno le farà più.