C’è Genny e Genny. Prima e dopo quello di Gomorra, c’era e ci sarà un altro Genny. Forse più tenace, di certo più rassicurante. Gennaro Sangiuliano, vice al Tg1, in pole position per la direzione (Tg1 o Tg2), è infatti la prova palmare ?di come in Italia nulla si crei ?e nulla si distrugga, nemmeno ?nel cosiddetto «governo del cambiamento».
Tutto come in natura si trasforma e infatti alla Camera con naturalezza ricordano perfettamente di quando - appena un anno fa - colui che a Saxa Rubra «da tempo è il candidato di Salvini a qualsiasi cosa» scodinzolava allegro dalle parti dei Cinque stelle in Transatlantico, ansioso di accreditarsi proprio presso Luigi ?Di Maio. Segnalando con il dovuto anticipo da che parte avrebbero potuto girarsi i meno avveduti, se avessero voluto mettersi a favore di vento.
Prima del recente approdo populista, e i selfie ?con Salvini, Genny è passato ?fra l’altro da: il Fronte della Gioventù (negli Ottanta fu consigliere circoscrizionale ?a Napoli); Franco De Lorenzo, ?di cui fu portaborse e tardiva creatura (lavorò a Canale 8, diresse l’Opinione del Mezzogiorno, fu nella redazione di Economy); il duo Maurizio Gasparri e Italo Bocchino ai tempi in cui rappresentava la parte berlusconiana di An (lavorò al tatarelliano Roma, fu collaboratore dell’Indipendente ultima versione); Vittorio Feltri (fu suo vice a Libero).
Amico di Orfeo, divenne vice di Minzolini al Tg1 in pieno trionfo berlusconiano: e fu lesto, lui che stava in quota An, a fiutare il lato giusto, nel divorzio tra il Cavaliere e Fini.
Grande spirito di sopravvivenza che oggi fa di lui il nuovo che avanza.