Centinaia di progetti e una collaborazione tra pubblico e privato che sta portando i primi frutti. Il fondo voluto dal governo Renzi e dalle fondazioni di origine bancaria punta a creare delle "comunità educanti" contro il degrado e le difficoltà di tante città italiane

In Italia oltre un milione di bambini e ragazzi vive in condizioni di povertà. Una cifra enorme per la quarta economia europea, un Paese che appena un anno fa ha ospitato a Taormina il G7, l'evento che riunisce le grandi potenze del pianeta. Spesso la mancanza di risorse economiche viene affiancata e alimentata dalla cosiddetta “povertà educativa”, una carenza di possibilità di apprendimento e studio che spinge sempre più in basso intere comunità.

Per questo motivo il governo ha istituito nel 2016, in accordo con le fondazioni di origine bancaria e il Forum nazionale del terzo settore, il Fondo di contrasto alla povertà educativa minorile. La scelta e la gestione dei progetti è stata affidata all'impresa sociale “Con i bambini”, interamente partecipata dalla fondazione “Con il sud”, che da 11 anni opera in favore dello sviluppo del Mezzogiorno.

Negli ultimi due anni sono stati 166 i progetti approvati, 240 mila i minori coinvolti e oltre 135 i milioni erogati. Uno sforzo comune riassunto sotto lo slogan “Facciamo squadra”, in cui i giocatori sono i ragazzi e le loro famiglie, ma anche le scuole, le fondazioni, gli enti locali e le organizzazioni del terzo settore. «O si lavora tutti insieme – spiega Carlo Borgomeo, presidente della Fondazione “Con il Sud” e di “Con i bambini” – o saremo ancora fermi ad attendere soluzioni che piovono dall'alto. Sul tema della povertà minorile vorremmo che il concetto di “comunità educante” fosse sdoganato e compreso anche dai non addetti ai lavori, perché rappresenta una svolta necessaria per affrontare efficacemente il fenomeno».

E le idee sono arrivate un po' da tutta Italia: nei comuni di Napoli e Santa Maria Capua Vetere la onlus C.o.r.a. sta creando due ludoteche museali per i bambini di età compresa tra i 3 e i 6 anni, che potranno così giocare e apprendere allo stesso tempo, accompagnati dai loro genitori e sostenuti dagli operatori.

A Macerata ha invece preso il via il progetto “Quissicresce!”, che intende valorizzare gli spazi all'aperto degli asili nido e delle scuole dell'infanzia e alcuni parchi della città. A decidere cosa inserire in queste aree non sono solo i tecnici del comune, ma anche i genitori dei bambini e le educatrici, per favorire il contatto con la natura dei più piccoli e un percorso di crescita che non sia confinato alle sole mura scolastiche. 

All'interno dello stesso progetto è stata avviata la collaborazione con un'azienda agraria di San Ginesio, paese sui monti Sibillini scosso dal sisma del 2016. Qui si trova un agrinido, un servizio educativo sperimentale in cui i bambini apprendono rimanendo immersi nella natura. Dopo il terremoto l'iniziativa sembrava destinata a concludersi, ma con il sostegno dei cittadini i gestori dell'azienda hanno acquistato una yurta, una grande tenda anticamente usata dai pastori del territorio, che è ormai diventata un punto di riferimento per l'intera San Ginesio. Lo stesso fondo ha stanziato due milioni e mezzo di euro nel 2017 per favorire percorsi di partecipazione e di co-progettazione per costruire le cosiddette “alleanze educative” nei territori dell'Italia centrale colpiti dal sisma.

Se alcuni progetti toccano specifiche aree territoriali, ce ne sono altri che sono stati pensati per abbracciare più regioni: è il caso della cooperativa sociale Santa Chiara, che con P.r.i.m.a.i. ha da poco avviato una serie di laboratori di musicoterapia, di teatro e di psicomotricità, oltre ad avere aperto degli sportelli di ascolto per i genitori in difficoltà, riservati alle città di Sora, Manfredonia e Crotone. «Agli sportelli – racconta una delle operatrici coinvolte nel progetto – si rivolgono sia persone disagiate sia coppie che hanno bisogno di migliorare le proprie strategia educative. Le difficoltà economiche sono uno dei temi ricorrenti che emergono quando si parla con i genitori dei propri figli. Noi possiamo offrire un sostegno psicologico e fare da sprone affinché queste persone si rimettano in gioco e riprendano in mano le loro vite».

Il Mezzogiorno resta l'area più problematica. A testimoniarlo sono i numeri sui posti a disposizione negli asilo nido. L'obiettivo fissato nel 2000 dal Consiglio europeo era di 33 posti ogni 100 bambini entro il 2010. Se la media italiana non è soddisfacente (23 per cento), ancora peggio va nelle regioni meridionali: in Sicilia, Calabria e Campania i posti sono meno di 10 ogni 100 bambini.

Nei suoi undici anni di vita la fondazione “Con il Sud” ha provato a intervenire sostenendo 1100 progetti con oltre 191 milioni di euro di risorse private, ha coinvolto 320 mila persone (di cui il 40 per cento sono studenti) e 6 mila organizzazioni. Un primo passo, che però non è ancora sufficiente a sopperire alla cronica mancanza di strutture adeguate alla crescita e all'educazione dei minori.