Attualità
11 luglio, 2018

I bambini stranieri espulsi dalla scuola è solo l'ultima 'salvinata' della sindaca di Monfalcone

La prima cittadina del Carroccio Anna Cisint sta trasformando la storica città “rossa” in uno dei principali laboratori del leghismo applicato in Italia. E dopo aver tolto le panchine agli immigrati, epurato l'emeroteca e bloccato la costruzione di un centro islamico è la volta dei bimbi della materna. E Salvini applaude

Il salvinismo reale è qui, e ha il cipiglio di Anna Cisint, sindaca-sceriffo leghista di Monfalcone, provincia di Gorizia. La sua ultima uscita è il tetto del 45 per cento ai bambini stranieri nelle classi dei due istituti comprensivi comunali, che provocherà l'esclusione di almeno 76 alunni dalle classi e che le è valsa il plauso del ministro dell'Interno in persona: “Bravo il sindaco (leghista) di Monfalcone, occorre rispettare un limite massimo di bimbi stranieri per classe”, ha scritto su Facebook Matteo Salvini. Ma la trovata di Cisint è soltanto l'ultima di una trafila che sta facendo di Monfalcone, storica città “rossa” e operaia, uno dei principali laboratori del leghismo applicato in Italia.
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Anna Maria Cisint, nata politicamente in Forza Italia ma agevolmente passata al Carroccio quando il vento ha iniziato a tirare in quella direzione, è sindaco di Monfalcone dal novembre 2016. Durante la sua campagna elettorale ha scommesso sul tema immigrazione: gioco facile in una città di meno di 30 mila abitanti, in cui la quota di stranieri tocca il 20per cento. La comunità principale è quella bengalese, la seconda in Italia dopo Roma, che arriva al 7% della popolazione. Gli stranieri sono una presenza relativamente recente a Monfalcone, cresciuti negli ultimi decenni in modo esponenziale, in primis per rispondere alle necessità di manodopera a basso costo da parte del cantiere navale di Fincantieri, uno dei più importanti al mondo.

Inevitabili tensioni sociali sono venute a crearsi in una storica città di radicamento operaio. E' in questo contesto che Cisint ha giocato la sua campagna elettorale, riuscendo a strappare il Comune al centrosinistra, che lo guidava ormai dagli anni Novanta. Molto attiva sui social, imita in tutto e per tutto il segretario della Lega. E il suo operato da amministratrice è imperniato su un continuo rilancio.

Uno dei suoi primi atti da sindaco, a inizio 2017, è stata l'eliminazione delle panchine di piazza della Repubblica, molto apprezzate dai residenti stranieri. Per bilanciare, ha disposto l'installazione di una schiera di telecamere. Da allora la sua giunta non ha più smesso di industriarsi per sorprendere con iniziative grandi e piccole. Sempre nel 2017 è arrivato il taglio degli abbonamenti dell'emeroteca comunale a Il Manifesto e ad Avvenire (quest'ultimo forse troppo vicino al papa “rosso”). Poco prima l'assessore alla Cultura Michele Luise aveva soppresso la storica rassegna teatrale ContrAzioni, definita troppo “di nicchia”.

A giugno dello stesso anno esplode il “caso del cricket”: la Festa dello sport monfalconese sfratta la disciplina più praticata dalla maggioranza bengalese, che ormai da diverse edizioni era una delle componenti più colorite dell'evento. Il Comune fa sapere che si tratta di una scelta tecnica, a causa della mancata iscrizione al Coni dell'associazione. Peccato che il Coni stesso smentisca.

In luglio Cisint presenta con piglio severo un “decalogo” di comportamenti specifici da rispettare per la comunità bengalese, che va dal divieto di velo integrale negli uffici pubblici al rispetto dei sensi di marcia quando si va in bicicletta. Curiosamente vi si richiede anche la conoscenza della lingua italiana, anche attraverso “la partecipazione alla scuola materna come elemento di supporto al miglior inserimento scolastico”. Richiesta che cozza con la recente esclusione di decine di bambini stranieri dalle scuole comunali.

Nell'aprile di quest'anno la comunità musulmana locale presenta un progetto per la costruzione di un centro islamico in un ex supermercato, regolarmente acquistato con fondi privati. Cisint si scaglia come una furia contro l'iniziativa: “Le moschee in Italia non sono previste, punto, e, per quanto mi riguarda, su questo non ci sono dubbi”, dice, interpretando in modo quantomeno curioso il principio di libertà religiosa sancito dalla Costituzione. Il Comune si attiva per bloccare il progetto a causa di presunte irregolarità burocratiche. Ne nasce un ricorso, il cui esito è molto atteso.
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Si potrebbe continuare, ma uno degli aneddoti più significativi riguarda l'ultimo 25 Aprile: quest'anno il Comune di Monfalcone ha deciso di non invitare alla commemorazione le associazioni dei partigiani della vicina Nova Gorica, Slovenia. Si tratta di un gesto inaudito per la città di frontiera, in cui nacquero alcuni dei primi nuclei della Resistenza. Si invitano soltanto “soggetti istituzionalmente riconosciuti”, fa sapere il Comune. Vane le proteste dell'Anpi e del Comitato antifascista di Fincantieri.

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