Il sindaco di Bucarest in rimonta smentisce i sondaggi. A Varsavia sarà testa a testa tra Trzaskowski e il nazionalita Nawrocki. A Lisbona crollano i socialisti e Chega! supera il 20 per cento, ma sarà rebus governo

In Romania l'europeista Dan supera il sovranista Simion. Polonia al ballottaggio. In Portogallo boom dell'ultradestra

Era dato per spacciato, di fronte alla cavalcata irrefrenabile dell’ultradestra sovranista che, con George Simion, sembrava destinata a governare. E invece la Romania è andata al candidato pro-Ue e sindaco di Bucarest Nicusor Dan che, con il con il 53,6 per cento dei voti, è riuscito in una rimonta a cui pochi credevano alla vigilia: ha così superato al ballottaggio il proprio rivale, che al primo turno aveva preso il doppio dei suoi voti. È “la vostra vittoria - le prima parole di Dan da presidente della Romania, Paese estremamente strategico nella nuova Europa post-invasione russa dell’Ucraina - la vittoria di migliaia e migliaia di persone che hanno fatto campagna in questi giorni, che hanno creduto che la Romania potesse cambiare nella giusta direzione”. 

Elezioni in Romania

Il rapporto con Mosca, e quello speculare con Bruxelles, sono stati i temi principali di questa tornata elettorale. Non è un caso che, quando Dan ha rivendicato la vittoria, la folla cantava “Russia, non te lo dimenticare: la Romania non è tua”. Simion, candidato ritenuto vicino a Trump e assieme al Cremlino, mentre gli exit poll diventavano voti reali, ha prima cominciato a ventilare l’ipotesi di brogli, per poi ammettere la sconfitta quando anche con i voti della diaspora rumena era chiaro che non sarebbe riuscito a raggiungere il proprio sfidante. “Eravamo soli contro tutti. Sono orgoglioso di voi e mi congratulo con il mio avversario per la vittoria", ha scritto sui social. “È stata la volontà del popolo rumeno. Voglio ringraziare gli oltre 5 milioni di rumeni che hanno riposto la loro fiducia in me. Non li deluderò”. Il fondatore del partito di estrema destra sovranista Aur, che in Europa è alleato con Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, ha promesso di andare “fino in fondo, anche se è difficile assaporare il sapore amaro della sconfitta”. La vittoria di Dan, possibile anche grazie a una mobilitazione superiore alle aspettative (l’affluenza è stata del 65 per cento), chiude quindi un percorso elettorale pieno di tensioni, con le elezioni del novembre 2024 - vinte da Călin Georgescu - annullate con una decisione senza precedenti dalla Corte suprema romena per presunte interferenze russe; da lì era partito un braccio di ferro che ha messo poi fuori dai giochi Georgescu, fatto prendere il suo testimone a Simion, fino al successo del sindaco di Bucarest che mantiene la Romania ancorata all’Unione europea.

Elezioni in Polonia

Ma quella di ieri è stata una giornata in cui si è andati alle urne anche in Polonia e in Portogallo. Dopo il testa a testa del primo turno, il sindaco filoeuropeo di Varsavia Rafal Trzaskowski (31,2 per cento) e lo storico nazionalista Karol Nawrocki (29,7 per cento, sostenuto dal partito Diritto e Giustizia del presidente uscente Andrzej Duda) si sfideranno al secondo turno delle elezioni presidenziali il prossimo primo giugno. L’esito è ancora incerto, ma il voto ha evidenziato comunque l’ascesa dell’estrema destra con due rappresentanti, Slawomir Mentzen e Grzegorz Braun, che hanno ottenuto insieme quasi il 22 per cento dei voti, che potranno essere decisivi nel secondo turno che si terrà tra due settimane.

Elezioni in Portogallo

In Portogallo si votava per rinnovare il Parlamento e, di conseguenza, per scegliere il futuro governo dopo soli 14 mesi dall’ultima tornata elettorale. La principale coalizione del Paese, l’Alleanza democratica, la destra moderata che sostiene il premier uscente Luis Montenegro, ottiene il 32 per cento, tre punti in più rispetto al voto di marzo. Per i socialisti che esprimono l’attuale presidente del Consiglio europeo Costa, che scendono dal 28 al 23 per cento, il peggior risultato dalla fine degli anni Ottanta. Ma la vera notizia, è il boom dell’estrema destra Chega!, guidata da André Ventura, alleato di Salvini in Europa, che sfonda il tetto del 20 per cento e si attesta al 22,5, poco sotto il Ps. Ora sarà da capire che tipo di esecutivo si formerà: c’è chi chiedeva al segretario socialista Pedro Nuno Santos (che si è dimesso nella notte) di allearsi con i conservatori per sbarrare la strada alla destra sovranista, mentre Montenegro - che negli ultimi 14 mesi ha guidato il Paese con un governo di minoranza grazie all’astensione dei socialisti - ha già promesso che non dialogherà con Chega!. Ma le trattative devono ancora iniziare.

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