Dal dittatore nazista al ministro sovranista, questo è il menù di lettura offerto dalle case editrici legate ai neofascisti. Una galassia di sigle e nomi da cui emerge ora il caso Altaforte

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Prima gli italiani. E, certamente, prima gli affari. Meglio se con l’editoria. I neofascisti nell’era del sovranismo sfruttano il momento storico per legittimarsi. Con l’aspirazione di egemonizzare il campo culturale della destra nazionale. E questo avviene attraverso piccole case editrici “nere” che stanno ingaggiando nomi e firme spendibili sul mercato. La presenza annunciata di uno di questi piccoli editori al salone del libro di Torino ha creato un putiferio. Si tratta della Altaforte, la madre del libro-intervista a Matteo Salvini, il ministro dell’Interno e capo della Lega sovranista. L’editore di Altaforte è un volto storico della dirigenza di CasaPound, i fascisti del terzo millennio che amano definirsi sovranisti al pari del loro ministro preferito. Si chiama Francesco Polacchi e pochi giorni fa si esprimeva così: «Sono fascista. Mussolini è stato il miglior statista italiano... A volte servono le maniere forti». Roba da far rabbrividire qualunque governo, ma che non sembra minimamente interessare al capo del Viminale, che invece ha concesso di legare il suo nome al nostalgico editore.

Altaforte è solo una delle tante sigle della fabbrica culturale fascista dei nostri tempi. E non è il primo anno che case editrici di stampo neofascista sono al salone di Torino. Ma nelle passate edizioni non c’era stata nessuna polemica. Quest’anno, però, la mossa è stata ben studiata: un libro intervista con 100 domande a Salvini, con la prefazione di Maurizio Belpietro, direttore della Verità. Ingredienti ideali per creare clamore attorno a una casa editrice sconosciuta e farla schizzare nelle vendite. Insomma, il ministro è un’ottima pubblicità. Del resto i rapporti sono ottimi, lo testimonia una foto di Salvini a cena con i grandi capi di CasaPound, incluso Polacchi. Era il 2015, anno in cui i fascisti di Iannone fondavano “Sovranità”, movimento a sostegno di Matteo premier.

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Amano chiamarsi sovranisti. Ma la parola che meglio descrive il mondo che si è aggregato attorno al marchio Altaforte è identitari. Definizione politica che inizia a prendere piede in Francia nel 2003 - anno della fondazione del Bloc Identitaire - sulla scia del pensiero della Nouvelle droite di Alain de Benoist. Al centro c’è l’idea del complotto della “Grande sostituzione” (titolo del manifesto dello stragista di Christchurch in Nuova Zelanda), ovvero la retorica della migrazione come invasione dell’Europa. Solo idee? L’organizzazione Génération identitaire - gruppo giovanile presente in nove Paesi europei, Italia compresa - è oggi al centro di un’inchiesta del Parlamento francese, che sta mappando la galassia nera. Una nebulosa vicinissima a quella geografia ideologica - e organizzativa - che si è coagulata attorno ad Altaforte. Il presidente di Sos Racisme, Dominique Sopo, ha annunciato davanti alla commissione parlamentare francese di aver chiesto lo scioglimento delle organizzazioni identitarie: «Ci preoccupa la loro visibilità crescente, siamo di fronte alla diffusione di discorsi che legittimano la loro azione e ideologia. E si tratta, dal nostro punto di vista, di incitazione alla violenza».

Inchiesta
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Un pericolo che - ha spiegato ai parlamentari francesi Sopo - nasce dal cuore stesso della propaganda identitaria: «Quando si cerca di legittimare l’idea che sia in corso una “Grande sostituzione” e che le persone arrivate dall’altra riva del Mediterraneo hanno il progetto di dissolvere, ovvero di uccidere, un popolo esistente, a cosa si fa appello se non ad una reazione violenta nei confronti di chi arriva con le migrazioni?». Il mondo identitario a cui si ispira la galassia Altaforte/CasaPound ha ben chiaro il livello della sfida. Metapolitica, più che elettorale. Hanno scippato - apertis verbis - a Gramsci la strategia dell’egemonia, puntando a permeare la cultura - e quindi la politica - con un manifesto chiaramente discriminatorio. Dunque il passaggio nel salone di Torino è un punto di svolta, marca l’accesso al salotto buono. Con una legittimazione mai tentata dall’editoria dell’estrema destra, sostenuta da intellettuali, scrittori e giornalisti della destra più moderata ma che comunque si identifica nell’ideologia sovranista di Matteo Salvini. Un progetto complesso, che prevede la riorganizzazione attorno alla struttura del partito di Iannone del mondo culturale accomunato dal pensiero identitario radicale, con una chiara preferenza per la narrazione antimigranti. E - soprattutto - anti Ong. L’idea dei “taxi del mare” (espressione coniata da Luigi Di Maio) portata all’ennesima potenza, in una narrazione dove l’obiettivo è dimostrare come la società civile dei diritti e della difesa della democrazia sia tutta impegnata nel grande complotto della migrazione forzata.

DA HITLER A SALVINI
Altaforte all’inizio dell’anno ha giocato la mossa più importante, trasformandosi nella piattaforma distributiva di buona parte della galassia editoriale della destra radicale. Sei i marchi che oggi utilizzano la struttura di Francesco Polacchi. Tra questi spicca Ferrogallico, editore di fumetti di Milano, nato da esponenti della destra radicale milanese: «Un posizionamento che rivendichiamo con orgoglio», commenta Marco Caruccio, uno dei soci. «Io sono coinvolto anche nel progetto Altaforte», aggiunge, «e dal punto di vista culturale c’è un grandissimo fermento nell’area della destra. Noi di Ferrogallico già da tempo abbiamo introdotto una metodologia nuova, grazie alla distribuzione nazionale che ci dà Mondadori». Un accordo che ha aperto la strada maestra anche ad Altaforte, oggi in grado di piazzare i diversi prodotti editoriali nei principali canali distributivi online. E anche il Salone di Torino non è una novità. Ferrogallico ha partecipato ufficialmente allo spazio Off del festival nel maggio 2017, presentando il progetto editoriale.

Connotata da una forte impronta identitaria è Passaggio al bosco, altro marchio oggi distribuito da Altaforte. Nata dall’esponente di Casaggì - il centro sociale di estrema destra di Firenze - Marco Scatarzi in catalogo ha l’ultima opera di Gabriele Adinolfi, il cofondatore di Terza Posizione condannato negli anni ’80 per associazione sovversiva, latitante per anni in Francia. Anche in questo caso - come nell’ultimo volume di Altaforte - il saggio è dedicato al leader della Lega, “Matteo Salvini: radiografia di un fenomeno”. La prefazione l’ha curata un vecchio amico di Adinolfi, Mario Borghezio, europarlamentare e da anni uno dei più importanti trait-d’union tra la destra radicale e la Lega.

Nel portafoglio dell’editore legato a CasaPound c’è poi Aga, nuovo nome della storica Orion di Maurizio Murelli, l’ex terrorista nero condannato per il lancio della bomba a mano che a Milano nel 1973 uccise l’agente di polizia Marino. Qui si entra nel mondo un po’ cupo del neofascismo che guarda verso Est. Aga è uno degli editori di riferimento in Italia di Alexandr Dugin, l’ideologo del nazionalismo tradizionalista russo, autore del saggio “Putin contro Putin”, presentato lo scorso anno a Roma nella sede di CasaPound. Sempre firmato da Dugin è “Teoria del mondo multipolare”, in catalogo da pochi giorni. Ci sono poi i classici della nuova destra francese, come Archeofuturismo di Guillaume Faye. E si va sul classico sfogliando “Adolf Hitler: Memorie dell’oltretomba”.
Imperdibile per i camerati.

Uno snodo particolarmente interessante è la Idrovolante edizioni, casa editrice romana creata nel 2015 da Francesco Giubilei, oltreché presidente della fondazione Tatarella e a capo oggi del think-tank identitario Nazione futura. Il salotto buono della nuova destra. Il 9 marzo scorso, all’Hotel Savoy in zona Via Veneto a Roma, hanno discusso di “Europa sovranista” - guidati da Giubilei - il braccio destro di Bannon Benjamin Harnwell, Maria Giovanna Maglie, Mario Giordano e Ilaria Bifarini, una delle autrici presenti nel catalogo Altaforte. Tra Alain de Benoist, l’ideologo della nuova destra, Domenico Di Tullio, l’avvocato di CasaPound, Mario Vattani, diplomatico conosciuto per la sua passione per il “nazirock”, nel catalogo di idrovolante spicca Carlomanno Adinolfi, figlio di Gabriele, militante di CasaPound. È il gestore della libreria di area la Testa di ferro, nel quartiere romano Monti, specializzata in gadget, bandiere e letteratura fascista. In catalogo offre i vessilli della divisione Charlemagne delle Waffen SS, gruppo dei volontari francesi nella milizia nazista condannata per crimini di guerra, della Repubblica sociale di Salò e della X Mas. Il vero kit del militante nazifascista.

MAZZE E CULTURA
Propaganda nera, impregnata di xenofobia, di esaltazione del Ventennio. Il movimento ha iniziato a cimentarsi nel campo culturale e della propaganda nei primi anni 2000. Una delle prime esperienze fu la testata Occidentale, nel 2007, in mano alla cooperativa Nuovo Saturnismo. Nella coop c’era Iannone ma anche Giuliano Castellino, l’estremista passato da Alemanno a Forza Nuova, con diverse inchieste sulle spalle: dal pestaggio al cronista dell’Espresso alla detenzione di cocaina fino alla truffa al sistema sanitario. Ma la sfida più ambiziosa è sicuramente il settimanale “Il primato nazionale”. L’unico periodico sovranista, secondo i fondatori. L’editore è sempre Francesco Polacchi, lo stesso di Altaforte. Da leader del blocco studentesco (gli studenti di CasaPound) era in prima fila, con tanto di bastone tricolore, negli scontri di piazza Navona del 2008. Adesso è un militante e coordinatore regionale della Lombardia del movimento di Iannone. E ostenta il suo essere fascista. Palocchi è a capo di un piccolo network societario che produce cultura sovranista.

La società editrice de Il Primato nazionale così come della Altaforte è la Sca 2080, capitale sociale di 100 mila euro. A detenere le quote oltre a Francesco Polacchi, è uno studio di commercialisti romani intestato a Mauro Polacchi, azionista della casa editrice neofascista attraverso la Holding Minerva. Un’impresa, la Minerva, con varie partecipazioni: una nella Eized, dove tra i soci troviamo Lorenza Lei, prima donna a ricoprire il ruolo di direttore generale in Rai. Tra i collaboratori spesso invitati nei talk show, c’è il filosofo Diego Fusaro: portavoce del “rossobrunismo”, hegeliano-marxista-nazionalsocialista. Un miscuglio che trova nel sovranismo di Salvini e di CasaPound una nuova ragione d’essere. Diego Fusaro cita il Capitale ma frequenta convegni di Lealtà e Azione, neofascisti milanesi nati da un gruppo di naziskin.

I dirigenti di Lealtà e Azione sono molto vicini a esponenti della Lega in Lombardia. Tanto da rivendicarne l’elezione col Carroccio sovranista alla Regione e al Parlamento.

La società editrice del Primato ha gestito anche il sito web Mma Europa, dedicato agli amanti delle arti marziali miste. Il culto del corpo resta un valore, come ai tempi di Mussolini. Lo stesso movimento organizza incontri in giro per le palestre d’Italia. Virilità, vigore, e cura dei dettagli estetici, fondamentali per attirare consensi. Sarà per questo che tra gli investimenti della galassia CasaPound troviamo la catena di negozi Pivert. Un marchio di abbigliamento casual, distante dallo stereotipo dello stile fascista, lanciato dagli stessi soci del Primato Nazionale. Balzato agli onori della cronaca solo dopo che il ministro Salvini (influencer a sua insaputa) è stato fotografato allo stadio con indosso una giacca a vento proprio a marca Pivert. A una delle presentazioni della collezione 2015 erano presenti anche i francesi Frédéric Chatillon e Sebastian De Boëldieu. Due nomi che saldano CasaPound al Front National di Le Pen. Polacchi, poi, ha fondato di recente un marchio di scarpe: Stolen Dream. È socio con Marco Clemente: colonnello di CasaPound, in passato candidato alle comunali col Pdl a sostegno di Letizia Moratti, finito al centro delle polemiche per un’intercettazione con un uomo della ’ndrangheta. Dai libri alla moda. Nel nome del Duce e di Salvini. L’ingresso in società dei fasci-sovranisti.


In rettifica all’articolo pubblicato sul n. 20 del 12.05.19, pagg. 39-42, dal titolo “Libri neri”, si segnala che dal mese di marzo 2019 la società Minerva Holding non possiede partecipazioni all’interno di Eized Holding, di cui è socio Lorenza Lei.
 
La Dott.ssa Lorenza Lei, tramite L’Espresso, manifesta la propria distanza rispetto alle posizioni espresse dalla Minerva Holding e dalla casa editrice Altaforte Edizioni.”