Il caso
Matteo Salvini sbanca nel regno delle cosche
Viaggio nella Calabria sovranista. Dove la Lega ha fatto il pieno di voti. In provincia di Reggio è primo partito. Dalla piana di Gioia Tauro alla Locride, nei feudi dei clan di 'ndrangheta più potenti piace il nazionalismo del ministro dell'Interno. Grazie anche a militanti con relazioni pericolose
Spira un vento nuovo in Calabria: il sovranismo. La Lega di Matteo Salvini è il partito più votato in provincia di Reggio Calabria. E colpisce il successo del ministro dell’Interno nei centri dove i clan della ’ndrangheta dettano legge. Bene anche in provincia di Catanzaro: è secondo. Eccetto che a Lamezia Terme, grosso centro del Catanzarese. Qui ha fatto il pieno, 25 per cento, sbaragliando gli avversari. Merito certamente del deputato Domenico Furgiuele, eletto alle scorse politiche del 4 marzo.
Furgiuele è stato il reggente del partito calabrese fino al recente commissariamento. Il deputato lametino è stato affiancato da Cristian Invernizzi, “padano” doc. Su Furgiuele pesano le ombre sulle sue parentele: il suocero condannato per estorsione aggravata dal metodo mafioso e con i beni confiscati dall’antimafia, un provvedimento che ha riguardato anche la moglie del deputato.
Ma torniamo alla provincia di Reggio Calabria che da culla della Magna Grecia si è riscoperta enclave del sovranismo italico. Piana di Gioia Tauro, Aspromonte, Locride. Aree fortemente condizionate dal potere della ’ndrangheta, la mafia che qui decide vita e morte di ogni cosa. Qui gli slogan del Capitano Salvini hanno fatto breccia. Il Pd è riuscito ad arginare la Lega solo a Reggio Calabria, dove comunque si è piazzata seconda. La Lega quindi ha più che raddoppiato il consenso in questa provincia e in tutta la regione in soli 14 mesi, quando alle politiche del 4 marzo era ben al di sotto del 10 per cento. Merito anche di un sostenitore che da dietro le quinte tifa Salvini, l’ex governatore Giuseppe Scopelliti condannato lo scorso anno a quattro anni e sette mesi di carcere.
In tutta la Calabria il partito del ministro ha totalizzato quasi 165 mila voti, appena 30 mila in meno dei Cinquestelle. Di questi, circa 10 mila li ha portati una giovane donna: Francesca Porpiglia, che però non andrà a Bruxelles. Altri 44 mila li ha raccolti Vincenzo Sofo, l’enfant prodige salviniano, intellettuale del “Talebano” e compagno di Marion Maréchal Le Pen, nipote della più nota Marine. Sofo ha origini calabresi e in campagna elettorale è stato anche in paesi della provincia reggina.
Uno dei casi scuola per comprendere come nasce questo consenso in Calabria è sicuramente Rosarno, centro della piana di Gioia Tauro dove la Lega è passata in cinque anni dallo 0,25 al 35,33 per cento del 26 maggio. Rosarno è il luogo della rivolta del 2010 dei braccianti africani. Gli sfruttati nelle campagne, che nella retorica sovranista diventano i clandestini da reprimere. Mentre non si parla di chi li ingaggia in nero pagandoli, quando capita, pochi euro a giornata. Nello storytelling leghista non c’è spazio per la denuncia degli sfruttatori bianchi di braccia nere. Qui l’agroindustria è fortemente condizionata dalle ’ndrine. Lo dicono decine di indagini dell’antimafia, che negli anni ha spiccato mandati di cattura per numerosi imprenditori e ottenuto sequestri di terreni e aziende agricole.
A Rosarno, dunque, un vero trionfo di preferenze per il Capitano. Del resto molti rosarnesi si sono affezionati al ministro, che proprio da Rosarno - subito dopo la vittoria del 4 marzo - ha voluto omaggiare la Calabria per averlo eletto senatore. All’incontro pubblico un bagno di folla, alla presenza anche di personaggi ritenuti «di interesse investigativo» per usare le parole delle fonti giudiziarie. Al tavolo degli oratori l’allora futuro ministro dell’Interno era in buona compagnia. C’era Vincenzo Gioffrè, responsabile della Lega rosarnese: nel suo curriculum due cooperative agricole costituite con alcuni personaggi legati ai clan locali. E c’era pure Vincenzo “Enzo” Cusato. Consigliere comunale passato da Forza Italia alla Lega di Salvini, porta in dote una parentela pesante: è il consuocero del boss Rocco Bellocco, figura di vertice della ’ndrangheta. Di certo la Lega ha contato sui loro voti per puntare al massimo.
Il Carroccio sovranista è primo anche e nei comuni limitrofi a Rosarno: Rizziconi e San Ferdinando, il paese della tendopoli dove vivono ammassati i migranti che lavorano nelle campagne circostanti e dove nell’ul timo anno sono morte quattro persone uccise dalle fiamme in altrettanti incendi. Accanto all’accampamento autorizzato con le tende, negli anni si era sviluppata una vera e propria baraccopoli, con case in lamiera. Il 6 marzo scorso il Viminale aveva ordinato lo sgombero e la distruzione delle baracche. Le ruspe del ministro hanno così spazzato via le case dei braccianti, molti dei quali sono stati trasferiti nella tendopoli. Non è servito a nulla. I problemi sono rimasti tali. Il ghetto è ancora lì. Ma a molti fa comodo, soprattutto a chi è alla costante ricerca di manodopera a bassissimo costo. Ma tanto è bastato alla propaganda leghista per annunciare la svolta anti-immigrati: «Avevamo promesso le ruspe, riportata la legalità», aveva esultato Matteo Salvini. Annuncio dato a due mesi dalle Europee che evidentemente ha funzionato. La maggioranza ha votato Lega, trasformando la piana di Gioia Tauro (terra di lotte contadine) in un laboratorio della destra. Tuttavia l’illegalità regna ancora sovrana. Le cosche sono più forti di prima. E le imprese continuano a far lavorare stranieri in nero. Per loro però i leghisti non invocano le ruspe. Tolleranza sovranista.
Anche nella Locride, l’area della provincia di Reggio Cal abria che si affaccia sul Mar Ionio, Matteo Salvini ha spopolato. A Platì, comune aspromontano feudo di cosche ramificate in tutto il mondo, è il secondo partito, dietro Fratelli d’Italia. A Bovalino - paese d’origine di Vincenzo Sofo (il delfino di Matteo Salvini) - ha conquistato il primo posto. Questi sono comuni che in passato sono stati sciolti almeno una volta per infiltrazioni mafiose. A San Luca, il paese che ha dato i natali allo scrittore Corrado Alvaro e anche agli ’ndranghetisti della mattanza di Duisburg, la Lega è seconda. Matteo Salvini era sta to qui il 15 agosto scorso per presenziare a un comitato per l’ordine e la si curezza pubblica. In questi paesi alle scorse europee la Lega non esisteva. Cinque anni fa era ancora il partito della Padania per i calabresi. Adesso esiste anche a Oppido Mamertina, altro comune dell’Aspromonte, balzato agli onori delle cronache nell’estate del 2014, quando la notizia dell’inchino della statua della Madonna sotto casa del boss ha fatto il giro del mondo. Qui il 26 maggio hanno votato in massa Lega. Primo partito di Oppido.