«Mi chiamo Enrica Montanucci e fino a febbraio facevo il lavoro più bello del mondo, l'agente di viaggio, ma non so se potrò tornare a farlo». Enrica Montanucci è stata per 11 anni amministratore delegato di Format System Network, società che ha gestito il customer care di Trenitalia, facendolo crescere da sei a 3.200 addetti e oggi è agente di viaggio indipendente e portavoce di Maavi, Movimento Autonomo Agenzie di Viaggio, un'associazione dalla protesta spontanea dei dimenticati dai ristori del governo. Il movimento oggi conta 1.800 agenti di viaggio e agenzie che da febbraio hanno smesso di lavorare. Montanucci scrive a l'Espresso per lanciare un appello affinché anche la sua categoria possa essere tutelata.
Chi, come me, ha scelto di fare l’agente di viaggio, sa bene che è un mestiere non facile, dove non ci si arricchisce, nel quale si incontrano ogni giorno ostacoli nuovi, ma che in ogni caso è una passione e offre sempre stimoli nuovi ed entusiasmo. Era il 23 febbraio quando abbiamo iniziato a capire che il Covid-19 stava stravolgendo le nostre vite. In pochi giorni abbiamo visto rapidamente scomparire il nostro tran tran quotidiano per via delle cancellazioni totali di tutte le prenotazioni dei sei mesi successivi, ci siamo trovati catapultati in un lockdown che ha integralmente destabilizzato le nostre certezze (come quelle di tutti, per carità) ma che ha anche azzerato il nostro periodo di maggior lavoro e non vediamo alcuno spiraglio all'orizzonte. Immaginate di essere in un bellissimo ristorante, dove però non hanno cibo da cucinare: noi siamo qui, con le nostre agenzie aperte, privi di speranza perché nessuno può comprare prodotti bloccati dalla chiusura delle frontiere e dalle zone tristemente multicolori del nostro paese.
Il tutto coperto da una coltre di nebbia, che non ci da modo di avere alcuna previsione sul domani, ne di poter stimare un termine a questa situazione.
In tutto questo, noi, la categoria che non ha mai urlato al vento i propri diritti, nemmeno quando ce ne sarebbe stata ragione (dall'attentato alle Torri Gemelle alla Guerra del Golfo, dalla Primavera Araba alla Jiahd, dallo Tsunami in Sri Lanka alle epidemie di Zica e via dicendo, che hanno tutte impattato sui nostri affari) stavolta abbiamo unito le nostre voci, nelle prime manifestazioni di piazza per far capire a questo governo che dietro in nostri negozi che invogliano al viaggio, esiste un mondo di circa 150.000 persone, gente che studia, legge, s'impegna. Gente che combatte con l’avvento di un travel business digitale piatto e traditore; gente che, al di là di ogni difficoltà, fino ad oggi ha resistito.
Il nostro governo non ha mai dato il giusto rilievo al settore che silenziosamente sostiene da anni il nostro Paese dal momento che genera introiti equivalenti al 13 per cento del prodotto interno lordo, non preoccupandosi mai delle nostre figure altamente professionali. Salvo qualche sporadico aiuto, ci ha lasciati scientemente in un angolo, scattando sull’attenti al richiamo di categorie più mediaticamente risonanti: ristoratori, attori, gente di spettacolo. Nel Decreto Ristori il governo si è dato da fare affinché chi avesse un danno da questo secondo lockdown potesse ricevere velocemente un sostegno economico, ma lo stesso governo si è scordato delle agenzie di viaggio, di 150mila addetti, che hanno ricevuto soltanto un aiuto economico ad Aprile, per altro basato su principi di calcolo economico per noi fortemente penalizzanti, e nient'altro.
A tutt'oggi siamo ancora in attesa di vedere i soldi dei vari fondi turismo rumorosamente dichiarati e mai resi operativi.
Nel Decreto Ristori non ci hanno incluso, perché era più importante sostenere chi ha lavorato tutta l’estate e che, fino a ieri, aveva tavoli pieni. Non vogliamo dare il là a una guerra tra poveri, crediamo fermamente che tutti abbiano diritto a un sostegno economico in questa delicata fase. Ma arrivati a questo punto pretendiamo che qualcuno si renda conto che noi, il mondo del Turismo Organizzato, siamo in zona rossa da quel febbraio di cui sopra. E che il calo del nostro settore, salvo una piccola finestra di lavoro di venti giorni a luglio, è stato verticale. L’Istat certifica che abbiamo subito una perdita degli introiti del 93 per cento.
Questa situazione è indecente perché ci troviamo in un paese che risponde solo a chi urla e fa guerre, e non rispetta coloro che - come noi -, non hanno modo di evadere le tasse, non gridano mai, e soprattutto da decenni, portano indotto e lavoro a tutta la nazione. E, soprattutto, sono portatori sani di sogni, felicità e cultura.
Noi chiediamo che il governo ci guardi, ci sostenga per superare questo baratro infinito, ci aiuti ad arrivare a marzo o fino a quando ci saranno segnali di miglioramento.Chiediamo che la nostra dignità ed il nostro diritto al lavoro vengano salvaguardati e tutelati e ci venga data la semplice possibilità di tornare a fare il nostro lavoro che, al di là di tutto, amiamo fare con passione infinita.
Siamo una categoria di gente per bene, di pagatori di tasse, di entusiasti. Siamo anche resilienti e, questa volta, ci siamo uniti e abbiamo dato vita a Maavi, il Movimento Autonomo Agenti di Viaggi Italiani: con tutta la tenacia e determinazione di cui siamo capaci, andiamo avanti in questa lotta per ottenere attenzione e rispetto. Lotta che non dovrebbe essere nemmeno fatta, perché è impensabile che ci si dimentichi di chi onestamente non chiede altro che il diritto alla sopravvivenza, essendo tra coloro che se la sono vista negare prima e più a lungo di tutti.