Angelo Becciu ha fatto arrivare oggi da parte dei suoi legali un atto di citazione nei confronti dell'Espresso, con la richiesta di risarcimento di dieci milioni di euro. Come cittadino italiano ne ha piena facoltà, sarà un tribunale a decidere sul merito e questo giornale non ha nulla da temere. Siamo sicuri di aver compiuto il nostro lavoro e il nostro dovere di informazione, con correttezza e professionalità, consapevoli della eccezionale rilevanza pubblica della questione.
Ma Angelo Becciu non è un cittadino comune, come recita la prima riga dell'atto. Si qualifica come Sua Eminenza Reverendissima cardinale Giovanni Angelo Becciu. È un cardinale della Chiesa cattolica, residente in Vaticano, che querela un giornale italiano sentendosi diffamato.
Ancora più stupefacenti le motivazioni che il cardinale Becciu espone per spiegare la sua decisione.
I lettori conoscono bene la storia: giovedì 24 settembre, due mesi fa, alle ore 18 il cardinale, in quel momento prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, è stato ricevuto in udienza da Papa Francesco. Poco più di due ore dopo, alle ore 20.20, l'Ansa ha dato la notizia che Becciu si era dimesso dalla carica curiale e perfino dal cardinalato, annunciata un'ora prima dal bollettino vaticano, aggiungendo che «la decisione del Papa è stata comunicata poco fa dallo stesso Bergoglio a Becciu in una udienza choc». Intanto era in preparazione l'uscita del nostro settimanale per la domenica successiva, con la copertina con il titolo “Fuori i mercanti dal tempio” e l'inchiesta di Massimiliano Coccia sullo scandalo vaticano.
Nessuno sa cosa si siano detti il Papa e il cardinale in quell'udienza, a eccezione di loro due. Almeno fino a oggi, quando è arrivato l'atto di citazione. I legali di Becciu affermano di voler procedere contro l'Espresso perché «una copia dell'Espresso era in mano al Santo Padre ed era la copia che costui aveva in mano al momento del “licenziamento”». “Costui” è il Papa in persona: così si riferisce al Papa un cardinale da lui creato che gli ha promesso fedeltà “usque ad sanguinis effusionem”, fino all'effusione del sangue, come recita la formula del giuramento. Invece, per il cardinale Becciu, il romano pontefice, successore dell'apostolo Pietro, vicario di Cristo, sarebbe una persona suggestionabile, influenzabile, facilmente condizionabile al tal punto che basta un articolo giornalistico per fargli capovolgere il giudizio su un suo uomo di fiducia.
Siamo consapevoli del nostro lavoro e orgogliosi di esercitarlo con piena libertà e autonomia, ma questa sembra un'enormità che da sola descrive la drammaticità dello scontro in atto in Vaticano e l'entità della posta in gioco. Se infatti un cardinale importante come Becciu non esita a trattare in pubblico il Papa in questo modo, cosa resta poi da aggiugere? C'è un salto logico in questo ragionamento: se il cardinale possiede il curriculum così puntigliosamente riportato nel documento dei suoi legali e un'immagine specchiata, per quale motivo Papa Francesco ha deciso di credere a un'inchiesta giornalistica e non a lui?
Inoltre, era stato lo stesso cardinale Becciu a fornire una versione completamente diversa dei fatti. In pubblico, durante la conferenza stampa di venerdì 25 settembre, dopo il licenziamento. «Il Papa mi ha detto di aver avuto la segnalazione dei magistrati che avrei commesso peculato. Dalle carte, dalle indagini fatte dalla Guardia di finanza italiana emerge che io abbia commesso il reato di peculato», disse in quell'occasione. Perché ora ha cambiato idea? Perché due versioni così diverse su un momento così delicato come l'udienza con il Papa che lo ha costretto a dimettersi?
Forse il cardinale dovrebbe farsi queste domande, invece di accanirsi su chi ha condotto un'inchiesta giornalistica solida e ben documentata. Sul merito, sarà il tribunale a stabilire dove sia la verità dei fatti.
C'è da aggiungere, in conclusione, che i legali del cardinale Becciu quantificano l'entità del risarcimento alludendo alla cosiddetta chance, la «effettiva occasione di conseguire un determinato bene»: ovvero «la circostanza che il cardinale, sulla base del proprio prestigioso curriculum e in virtù del citato percorso, ben avrebbe potuto risultare tra i Papabili». Così il cardinale svela la sua ambizione. E l'Espresso viene accusato di condizionare non solo il Papa in carica ma anche lo Spirito Santo che avrebbe potuto scegliere Becciu come suo successore, se non fosse intervenuto un articolo a bloccarne l'ascesa. Il soglio di Pietro, per la prima volta, viene valutato: dieci milioni di euro. Verrebbe da dire al cardinale, con l'antico adagio, di non scherzare con i santi. Ma di santi se ne vedono pochi in giro, in questa storia. E di questa storia continueremo ad occuparci, nonostante la chiara volontà di intimidazione di un cardinale che si comporta, anche in questo caso, come il più spregiudicato dei fanti.