«È vero, è vero! Sono già liberi al porto di Bengasi!» esulta Dorsaf, correndo verso l’Aula Consiliare del Comune di Mazara del Vallo dove ci sono gli altri familiari in attesa. «Faremo una grande festa!». Suo padre, il marinaio Mohamed Ben Haddad, ha 59 anni e vive a Mazara da 43. L’ultima volta che aveva salutato la sua famiglia era fine agosto. Pochi giorni dopo, il primo settembre, in acque internazionali, i pescherecci Antartide e Medinea di Mazara del Vallo, con i loro equipaggi a bordo, sono stati fermati e condotti dalla Marina Libica al porto di Bengasi, in Cirenaica, sotto il controllo dell’autoproclamato “Esercito Nazionale Libico” (LNA) del generale Khalifa Haftar. Diciotto pescatori sequestrati in acque internazionali, per la Libia acque territoriali.
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Naoires, sorella di Dorsaf, per diverse settimane in questo lungo autunno è stata a Roma, incatenata di fronte a Montecitorio. Non riesce a crederci ma ha una prova: le loro voci, da uomini liberi. «Mi sono arrivati i messaggi vocali, ho sentito le loro voci. Sono liberi!» racconta all’Espresso. «È una cosa molto emozionante; è vero che non ho sentito la voce di mio padre ma degli altri marinai sì. Sono liberi, al porto di Bengasi, non ho parole», dice, trattenendo le lacrime dalla gioia. La telefonata registrata dal porto di Bengasi e inviata all’Espresso riporta le parole altrettanto incredule di uno dei pescatori, Elyas Ben Thameur, di 30 anni: «Siamo al porto, alcune cose burocratiche e rientriamo, siamo usciti di galera. Ci hanno lasciato andare. Stiamo tornando».
Anche la signora Anna Giacalone, madre del macchinista del peschereccio “Antartide”, Fabio Giacalone, dice al telefono: «Sono già in barca e hanno acceso i motori. La Libia è lontana, quindi non verranno prima di due giorni. Ma tornano con i pescherecci. Questo è il più bel regalo di Natale che potessimo ricevere: riaverli a casa!»
Il premier Conte e il Ministro degli Esteri Di Maio sono volati questa mattina a Bengasi e dopo qualche ora hanno pubblicato nei loro canali sociali una foto dei diciotto pescatori, “buon rientro a casa”, scrive il premier. Il sindaco Salvatore Quinci, dopo aver ricevuto la conferma ufficiale via telefono dal ministro degli Esteri verso mezzogiorno, può finalmente annunciarlo: «Oggi è un giorno di festa. Mi ha chiamato il ministro Di Maio per darmi conferma che i nostri pescatori sono liberi, sono sul peschereccio e stanno tornando a casa. Sono stati 108 giorni infiniti. Un’attesa che davvero è stata oltre il sopportabile. Io ho visto negli occhi e negli sguardi dei familiari la frustrazione ma la speranza e la determinazione non sono mai venuti a mancare» dichiara all’Espresso. «Sappiamo che era una trattativa complessa e per nulla facile. Adesso non vediamo l’ora che i nostri uomini tornino a casa per fare una grande festa! Abbiamo vissuto un periodo di sospensione. Oggi Mazara torna a vivere!»
Pochi giorni fa, il portavoce dell’autoproclamato Esercito nazionale libico (LNA), Ahmed al Mismari, aveva annunciato che la nave turca “Mabrouka”, che batte bandiera giamaicana, era stata rilasciata dopo una perquisizione e un interrogatorio del suo equipaggio. Al Mismari aveva dichiarato sulla sua pagina ufficiale Facebook, che la nave era stata fermata il 5 dicembre 2020 e ha sottolineato che la nave è stata rilasciata dopo che è stata pagata una multa per aver navigato nelle acque territoriali libiche senza autorizzazione nonché per essere entrati in un’area riservata. Secondo l’LNA, la nave cargo che aveva a bordo 17 uomini di equipaggio, di cui nove cittadini turchi, era entrata in una zona proibita al largo delle coste di Derna, nella Libia orientale. Alla notizia, i familiari dei pescatori di Mazara si erano chiesti come mai dopo oltre cento giorni, lo stesso non fosse avvenuto per l’Italia.
La madre di Dorsaf e Naoires, Muna Ben Haddad, era partita stamattina alle cinque da casa, da Mazara del Vallo, per recarsi all’aeroporto di Palermo e prendere il volo verso Roma, insieme alla figlia. Una volta arrivata a Roma, appena seduta per fare colazione, ha ricevuto la telefonata: «Al 99% suo marito è libero. Lo sono tutti i pescatori di Mazara». Come ormai da tre mesi, il suo arrivo a Roma aveva un solo scopo: continuare la protesta, far sentire la propria voce, al governo italiano, e a tutta Italia. «Non ce ne andremo da qua finché i pescatori non saranno liberi» avevano detto. E così è stato: il giorno in cui arriva la notizia della liberazione, sono ancora a Roma, di fronte Montecitorio. Questa volta però non avranno più turni da fare tra Mazara e Roma per mantenere il presidio attiva. Torneranno a Mazara per aspettare i pescherecci e i loro equipaggi. E i fuochi d’artificio per Mazara del Vallo che festeggiano il loro ritorno.
Naoires, sorella di Dorsaf, per diverse settimane in questo lungo autunno è stata a Roma, incatenata di fronte a Montecitorio. Non riesce a crederci ma ha una prova: le loro voci, da uomini liberi. «Mi sono arrivati i messaggi vocali, ho sentito le loro voci. Sono liberi!» racconta all’Espresso. «È una cosa molto emozionante; è vero che non ho sentito la voce di mio padre ma degli altri marinai sì. Sono liberi, al porto di Bengasi, non ho parole», dice, trattenendo le lacrime dalla gioia. La telefonata registrata dal porto di Bengasi e inviata all’Espresso riporta le parole altrettanto incredule di uno dei pescatori, Elyas Ben Thameur, di 30 anni: «Siamo al porto, alcune cose burocratiche e rientriamo, siamo usciti di galera. Ci hanno lasciato andare. Stiamo tornando».
Anche la signora Anna Giacalone, madre del macchinista del peschereccio “Antartide”, Fabio Giacalone, dice al telefono: «Sono già in barca e hanno acceso i motori. La Libia è lontana, quindi non verranno prima di due giorni. Ma tornano con i pescherecci. Questo è il più bel regalo di Natale che potessimo ricevere: riaverli a casa!»
Il premier Conte e il Ministro degli Esteri Di Maio sono volati questa mattina a Bengasi e dopo qualche ora hanno pubblicato nei loro canali sociali una foto dei diciotto pescatori, “buon rientro a casa”, scrive il premier. Il sindaco Salvatore Quinci, dopo aver ricevuto la conferma ufficiale via telefono dal ministro degli Esteri verso mezzogiorno, può finalmente annunciarlo: «Oggi è un giorno di festa. Mi ha chiamato il ministro Di Maio per darmi conferma che i nostri pescatori sono liberi, sono sul peschereccio e stanno tornando a casa. Sono stati 108 giorni infiniti. Un’attesa che davvero è stata oltre il sopportabile. Io ho visto negli occhi e negli sguardi dei familiari la frustrazione ma la speranza e la determinazione non sono mai venuti a mancare» dichiara all’Espresso. «Sappiamo che era una trattativa complessa e per nulla facile. Adesso non vediamo l’ora che i nostri uomini tornino a casa per fare una grande festa! Abbiamo vissuto un periodo di sospensione. Oggi Mazara torna a vivere!»
Pochi giorni fa, il portavoce dell’autoproclamato Esercito nazionale libico (LNA), Ahmed al Mismari, aveva annunciato che la nave turca “Mabrouka”, che batte bandiera giamaicana, era stata rilasciata dopo una perquisizione e un interrogatorio del suo equipaggio. Al Mismari aveva dichiarato sulla sua pagina ufficiale Facebook, che la nave era stata fermata il 5 dicembre 2020 e ha sottolineato che la nave è stata rilasciata dopo che è stata pagata una multa per aver navigato nelle acque territoriali libiche senza autorizzazione nonché per essere entrati in un’area riservata. Secondo l’LNA, la nave cargo che aveva a bordo 17 uomini di equipaggio, di cui nove cittadini turchi, era entrata in una zona proibita al largo delle coste di Derna, nella Libia orientale. Alla notizia, i familiari dei pescatori di Mazara si erano chiesti come mai dopo oltre cento giorni, lo stesso non fosse avvenuto per l’Italia.
La madre di Dorsaf e Naoires, Muna Ben Haddad, era partita stamattina alle cinque da casa, da Mazara del Vallo, per recarsi all’aeroporto di Palermo e prendere il volo verso Roma, insieme alla figlia. Una volta arrivata a Roma, appena seduta per fare colazione, ha ricevuto la telefonata: «Al 99% suo marito è libero. Lo sono tutti i pescatori di Mazara». Come ormai da tre mesi, il suo arrivo a Roma aveva un solo scopo: continuare la protesta, far sentire la propria voce, al governo italiano, e a tutta Italia. «Non ce ne andremo da qua finché i pescatori non saranno liberi» avevano detto. E così è stato: il giorno in cui arriva la notizia della liberazione, sono ancora a Roma, di fronte Montecitorio. Questa volta però non avranno più turni da fare tra Mazara e Roma per mantenere il presidio attiva. Torneranno a Mazara per aspettare i pescherecci e i loro equipaggi. E i fuochi d’artificio per Mazara del Vallo che festeggiano il loro ritorno.