Il caso

Covid-19, in Alto Adige i test si fanno a sorte

di Andrea Tornago   3 dicembre 2020

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Per acquistarli la giunta ha bandito gare per importi che sfiorano i 14,5 milioni di euro. E il rischio è che almeno 5 positivi su 10 possano essere sfuggiti. Intanto Bolzano ha avuto un’altra idea originale: un tracciamento a estrazione

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Riapriamo tutto. Anzi no. Lockdown. Gli ospedali sono pieni: «Venite al pronto soccorso solo se in pericolo di vita». Ma dopo sedici giorni di zona rossa l’Alto Adige riparte, anche se i contagi continuano a salire. Di fronte alla seconda ondata la provincia autonoma di Bolzano sembra procedere in ordine sparso. Nelle due settimane di chiusura, tra l’11 e il 24 novembre, ha registrato l’incidenza di casi più alta d’Italia: 1461 positivi ogni 100 mila abitanti, più della Valle d’Aosta, della Lombardia e del Piemonte. Ma anche nelle settimane precedenti era tra le prime tre in classifica. Con gli ospedali che continuano a sfiorare il tracollo: l’occupazione di posti letto nei reparti è stabilmente intorno al 99%, quella delle terapie intensive sul crinale del 50%, secondo i dati Agenas.

Cosa ha fatto cambiare idea così all’improvviso alla giunta altoatesina? Quando in ottobre il governo Conte decreta la chiusura dei locali alle 18, la giunta di Bolzano con una propria ordinanza decide di riaprire bar e ristoranti rispettivamente fino alle 20 e fino alle 22. Così come i cinema, i teatri e le sale da concerto. La stagione turistica autunnale prosegue tranquillamente durante le settimane del Törggelen, la pigiatura dell’uva accompagnata da castagnate, pranzi e degustazioni di vini. Ma a un certo punto «i dati sono esplosi», come ha spiegato il presidente della provincia autonoma, Arno Kompatscher. Il Robert Koch Institut tedesco il 22 ottobre inserisce anche l’Alto Adige tra le regioni italiane a rischio Covid, sconsigliando ai cittadini tedeschi di intraprendere viaggi nella regione: chi non fosse rientrato nel giro di un paio di giorni avrebbe dovuto affrontare la quarantena. È il fuggi fuggi dei turisti tedeschi.

Anche se il lockdown è ormai inevitabile, diventa una questione che la giunta Kompatscher decide di gestire in totale autonomia. Si discosta, anticipa. Con una mossa a sorpresa si autoproclama zona rossa. Contestualmente parte una grande campagna di rilancio dell’Alto Adige, fatta di milioni spesi in test rapidi e…pubblicità. Perché mentre partono i test di massa per la popolazione, compaiono ovunque gli spot per lanciare il marchio «Südtirol», una campagna pubblicitaria costata 7 milioni di euro e affidata all’azienda speciale Idm (Innovation development marketing). Un’impresa per il 60% pubblica, della Provincia autonoma, e per il 40% della Camera di commercio locale.

Il direttore di Idm, Herwin Hinteregger, spiega come sia stata proprio la crisi causata dal Covid ad aver aperto «un momento di opportunità per lanciare il marchio Alto Adige e portarlo a un altro livello», verso il mercato europeo, in particolare la Germania, la Svizzera e l’Austria. Il pacchetto di investimenti dell’azienda di marketing si chiama «Restart Alto Adige». E suona così simile alla campagna sanitaria voluta dalle autorità altoatesine, #Altoadigesiriparte: test rapidi di massa per la popolazione, misure di sostegno al reddito e all’economia.

La massiccia campagna di test si svolge tra il 20 e il 25 novembre e interessa circa 345 mila abitanti. Le intenzioni erano di «interrompere la catena di contagi e invertire la tendenza alla crescita», come spiegato dal presidente Kompatscher, che a lavori chiusi ha annunciato: «Abbiamo individuato oltre 3 mila asintomatici che ora si trovano in quarantena. Avremmo rischiato 95 mila contagi nel giro di poco». Ma il trend dei contagi fatica a invertirsi nei tempi dichiarati e sorge il dubbio che quei test non abbiano contribuito a fermare l’epidemia. Per acquistarli la giunta ha bandito gare per importi che sfiorano i 14,5 milioni di euro. Alcuni bandi, per circa 5 milioni, riguardano test che per l’Istituto Spallanzani avrebbero una sensibilità tra il 20 e il 50%: il rischio è che almeno 5 positivi su 10 possano essere sfuggiti. Intanto Bolzano ha avuto un’altra idea originale: test rapidi settimanali su una popolazione estratta a sorte. C’era una volta il tracciamento. Ormai conviene appellarsi alla fortuna.