
La carenza di mascherine, per esempio: alla fine a sconfiggerla sarà uno sforzo di comunità. Lasciando a medici e infermieri quelle professionali, di cui loro hanno davvero bisogno, per gli altri basta una semplice protezione di stoffa che chiunque è in grado di cucire. Meglio se si ha alle spalle un corso professionale di sartoria e anni di esperienza in fatto di igiene e sterilità, visto che lavora come sanificatrice in una farmacia: è il caso di Iris Mercedes Mata, che in Venezuela, terra di emigrazione per tanti italiani, ha conosciuto suo marito e si è trasferita con lui a Nepi (Viterbo). «Le prime mascherine le ho fatte per me, perché in farmacia le avevano finite», racconta. «Poi un’amica che sta alla Croce Rossa mi ha chiesto di farle anche per loro. Uso una stoffa di puro cotone, che non dà fastidio anche a chi è allergico ai materiali sintetici. E faccio una tasca davanti, dove i volontari della Croce Rossa inserscono un filtro per avere una protezione in più».
Come Iris ci sono ormai tantissimi minuscoli produttori artigianali di mascherine, sparsi per tutta Italia: dall’Alto Adige a Vicarelle (Livorno), da Padova a Cappelle sul Tavo (Pescara) dove le maestre della sartoria del Centro sociale del paese hanno dirottato le lezioni sulla creazione di mascherine. A Senorbì, in Sardegna, Franca Sirigu ha realizzato anche un tutorial su come farle e lo ha messo online. A Torre Annunziata invece le realizzano i migranti ospitati nelle case-famiglia gestite da don Antonio Carbone. Mentre in Salento chi lavorava nelle sartorie fatte fuori dalla concorrenza cinese si prende una rivincita amara facendo mascherine ora che quelle prodotte in Cina non bastano più.
Sì è riconvertita in questo senso persino un’accademia di calligrafia, lo Scriptorium Foroiuliense di San Daniele del Friuli. Grazie all’impegno dei volontari, oggi ne produce circa 500 al giorno, con l’obiettivo di arrivare a mille. «Usiamo un tipo di carta alimentare che ci fornisce la Cartiera di Cordenons», spiega il presidente Roberto Giurano. «Facendo tre strati si ottiene una barriera identica a quella delle tradizionali mascherine chirurgiche. Adesso stiamo testando una carta speciale “virucida” (capace, cioè, di attenuare la carica virale) che potrebbe rappresentare una grande innovazione».
Uno dei primi moti di altruismo è stato proporsi di fare la spesa per i più anziani. È cominciato con biglietti attaccati nell’androne dei condomini, è diventata una rete di associazioni che gestiscono centinaia di volontari come quelli di Casa Emergency a Milano, che si appoggia alle Brigate Volontarie, oppure, a Roma, quelli della Comunità di Sant’Egidio o dei centri sociali come l’Esc: in questo caso (come per gli attivisti del Labàs di Bologna o i milanesi di Fuori Luogo), l’emergenza è un’occasione per far entrare in contatto due mondi lontani e reciprocamente diffidenti, quello della solitudine degli anziani e quello dei giovani dei centri sociali.
Sempre più spesso a servirsi dei volontari sono gli stessi supermercati, che già da giorni in tutta Italia hanno il sistema di consegne a domicilio tradizionale sommerso dalle richieste. «Noi siamo in contatto con tre supermercati», racconta Gabriele Vilardi di Molfetta, che coordina un gruppo di trenta volontari. «Sono quasi sempre loro a metterci in contatto con chi vuole affidarci la lista della spesa e il borsellino con i soldi contati: il negozio fa trovare le buste già pronte, il conto è già fatto». All’inizio la paura di una possibile truffa ai danni degli anziani era in agguato, ma c’è voluto poco a cambiare atteggiamento. Come ha scritto Paola, molfettese trapiantata a Padova, rivolgendosi a Gabriele: «Tu stai facendo ciò che dovrei fare io, che però sono bloccata in Veneto: aiutare i miei genitori ottantenni. Sono molto preoccupata e mi rincuora sapere che ci sei tu e persone come te che si fanno in quattro per aiutare chi non può e non deve uscire di casa».
Anche portare fuori il cane è un rischio che le persone più deboli e/o anziane dovrebbero evitare. Ci ha pensato l’Accademia Kronos di Savona, dove Rosi Biagioni sta mettendo insieme un gruppo di dog-sitter d’emergenza. Ma in tempo di coronavirus la gestione degli animali da compagnia può essere un problema per tutti: per chi si ammala, per chi cura una comunità di gatti in una zona lontana da casa. Ha lanciato l’allarme la Lega italiana per la difesa degli animali e dell’ambiente, che raccoglie richieste sempre più frequenti da tutta Italia. Altra fonte di problemi in queste giornate di forzato lavoro a distanza sono i device elettronici. A Roma, il circolo Arci Sparwasser del Pigneto mette a disposizione assitenza telematica a distanza. A Rimini invece il gruppo di volontari riuniti sotto il none “Team bòta” (da “tin bòta”, tieni duro nel dialetto romagnolo) si occupa anche di chi ha problemi informatici: un aiuto prezioso in questo periodo di corsi da remoto per tutte le scuole e le università.
La sospensione delle lezioni mette in difficoltà in special modo gli studenti che hanno alle spalle insufficienze o bocciature. Per bypassare questo scoglio, fioccano lungo la penisola le iniziative di ripetizioni gratuite. La principale porta la firma dell’Unione degli studenti, la più importante sigla sindacale degli universitari. Basta compilare un modulo sui social o in chat, e gli studenti volontari potranno dare ripetizioni gratuite, attraverso una videochiamata, a tutti quelli che ne hanno bisogno.
È invece tarato sui liceali e sugli alunni delle medie il progetto di alcuni studenti universitari del quartiere Libertà di Monza. La loro piattaforma si chiama «RipetHub», ed è stata concepita soprattutto per i ragazzi che si stanno preparando alla Maturità: diciassette tutor affrontano una ventina di materie, dalla letteratura all’economia, dalla matematica alla chimica. «Avevamo cominciato a lavorare a RipetHub a gennaio», spiegano i creatori del portale. «Quando è arrivata quest’emergenza, abbiamo pensato che potevamo renderci utili. Tutti i nostri tutor hanno dato la loro disponibilità a collaborare gratuitamente. Finora abbiamo fatto oltre sessanta lezioni. Con la soddisfazione di vedere che gli studenti, terminata la prima prova, ci chiedono subito di prenotarne un’altra: segno che nonostante la distanza riusciamo a trasmettere la nostra passione».
Un analogo sportello di recupero è stato ideato dal forum giovanile dell’Isola d’Elba. Maria Frangioni, 64 anni, presidente di Legambiente arcipelago toscano, è una delle volontarie: «Sono laureata in tedesco», racconta, «lingua che amo molto anche se nella vita faccio tutt’altro: sono psicoterapeuta. Sono in parte bloccata con il lavoro, e mi è venuta voglia di rispolverarla per dare una mano agli studenti in difficoltà con questa materia».
Un aiuto speciale lo meritano anche medici e infermieri impegnati sul fronte del virus e con i figli lontani da scuola: ha pensato a loro Yoopies, piattaforma per babysitter che aiuta gli operatori sanitari a trovare volontari disponibili a occuparsi gratuitamente dei loro figli. Si occupa di bambini anche l’associazione “Solletico” di Messina, nata con lo scopo di alleviare l’esistenza dei bambini ricoverati. «In questo periodo non possiamo andare in ospedale dai nostri piccoli amici», racconta Deborah Correnti, «e ci siamo chiesti come far pesare loro meno la solitudine. Abbiamo pensato di proporre delle favole al telefono istituendo un numero al quale possono chiamare per ascoltare una fiaba raccontata da un volontario. Pensavamo solo ai bambini di Messina, ma presto ci hanno chiamato da tutta Italia: abbiamo dovuto organizzare tre centralini di smistamento delle chiamate! Abbiamo anche scoperto di avere tanti adulti tra i nostri follower, che si addormentano con le video-fiabe che postiamo su Facebook». È a loro che si rivolge anche Filippo Timi, che a mezzanotte legge una favola su Mysweetquarantine, profilo Instagram ideato da Paolo Stella, dove si alternano lezioni di posturale, tutorial di cucina, programmi di babysitting intelligente: tutto gratis, ma con offerte libere per regalare ambulanze alla città di Brescia.
Perché sembrerà banale, ma anche versare soldi è una forma di solidarietà importante. E accanto alla spettacolare generosità di imprenditori e aziende, c’è una montagna di piccole offerte significative. Come la comunità etiope che a Milano ha comprato cibo per la Caritas. O i gruppi di detenute che, prima a Venezia e poi a Cagliari, si sono tassate di un euro ciascuna per fare un’offerta agli ospedali locali. L’attrice Mena Vasellino ha deciso di destinare all’ospedale del Molise i proventi del suo suo spettacolo sul femminicidio, “Tiamodamorirne”, che si può acquistare online. «È una storia che mi riguarda personalmente, e l’avevo messa sul web per volevo arrivare ovunque. Il teatro mi ha salvato la mia vita: mi sembra importante, ora che siamo costretti a stare a casa, portare l’attenzione anche su questo tema».
Fanno un po’ sorridere i patiti del Fantacalcio di Positano che, vista la sospensione del campionato, hanno deciso di dare in beneficenza le quote d’iscrizione. Fanno sperare i senegalesi di San Nicola La Strada, vicino Caserta, che hanno risposto in massa all’appello per la donazione di sangue. Sono scene di ordinario altruismo in una emergenza che sta portando a galla il meglio e il peggio di ogni piccola e grande comunità. È quello che succede in guerra, come diciamo noi che non l’abbiamo mai conosciuta, la guerra vera.
(Ha collaborato Maurizio Di Fazio)