In solo un mese il Covid ha provocato quasi 11 mila morti. Analizzando gli ultimi dati sulla mortalità dell'Istat, il virus oggi sembra il patogeno più pericoloso in circolazione. In Lombardia ha ammazzato tredici volte in più del cancro ai polmoni, e sei volte in più di ischemie e ictus. E causato il doppio di decessi di tutti i carcinomi maligni messi insieme


Altro che poco più di un'influenza. In Italia il coronavirus è, oggi, la malattia più mortale che esista in circolazione. Un killer spietato che uccide più di qualsiasi tumore maligno. Più pericoloso di infarti, ischemie e altre malattie cardiovascolari. Tutte patologie che - da sempre – sono in cima alle classifiche annuali dell'Istat sulle cause di mortalità nel nostro Paese.

Confrontando i morti per Covid-19 dell'ultimo mese segnalati dalla Protezione civile con i registri del nostro istituto di statistica in un qualsiasi anno normale "senza Covid", è evidente che il nuovo agente patogeno ha effetti sulla salute pubblica devastanti, e che come assassino seriale non ha rivali.

Il confronto con le altre malattie è impressionante già a livello nazionale. Ma diventa ancor più marcato in Lombardia e nelle provincie di Bergamo e Brescia, quelle più colpite da Covid. Se la regione più ricca d'Italia ha contato dal 29 febbraio al 29 marzo ben 6.390 morti provocati dal virus importato da Wuhan, nel 2017 (anno degli ultimi dati Istat disponibili per ogni singola causa) in Lombardia in un mese sono deceduti in media per ogni tipo di tumore, compresi i più letali, "appena" 2.640 persone. Meno della metà delle vittime provocate dal coronavirus.
Il reale tasso di letalità è ancora impossibile da stabilire, dal momento che non sappiamo quante persone sono state finora infettate (esistono ipotesi scientifiche molto diverse che spostano il range tra lo 0,2 e il 4 per cento, a secondo del denominatore finale).

Ma è certo che in Italia a causa del Covid 19 sono morte ufficialmente in trenta giorni quasi 11 mila persone. "Per" o "con" il coronavirus è una distinzione – come vedremo – senza molto senso. Il professore Roberto Burioni l'ha definita addirittura una «criminale minimizzazione».

A squadernare le tabelle storiche dell'Istat sulla mortalità generale e le sue varie cause, e confrontandole con i numeri drammatici del marzo 2020 relativi ai decessi causati dal nuovo agente patogeno, sembra che l'ordinario del San Raffaele abbia ragione.

PEGGIO DI CANCRI E INFARTI
Andiamo con ordine, partendo dal confronto dei dati nazionali dei decessi da Covid con quelli di altre malattie a cause varie, incidenti compresi. Questo mese, il primo dell'epidemia da coronavirus, SarsCoV2 ha ucciso in Italia 10.779 soggetti. Nel 2017, in media ogni mese tutti i tumori maligni messi insieme hanno causato un numero di decessi quasi equivalente, circa 14 mila persone. Ma andando a indagare le singole patologie, non c'è partita. Il Covid ha ucciso quattro volte di più rispetto a quanto in un mese normale fanno i tumori maligni della trachea, dei bronchi e dei polmoni (2.825, in tutto il 2017 ne morirono 33 mila italiani), e sette volte in più di quanto provocato dal cancro al colon e al retto.

In genere in Italia in trenta giorni muoiono di malattie cerebrovascolari poco più di 5.000 persone, e di patologie respiratorie (asma, malattie croniche varie) in media circa 4.400. Molto meno del Covid 19. La polmonite classica, è vero, ha fatto nel 2017 fa poco più di 13 mila morti. Ma dividendo quel numero per dodici, fa poco più di mille decessi al mese. Cifra dieci volte minore rispetto ai casi mortali di polmonite interstiziale bilaterale da coronavirus.
Anche altre malattie serial killer dei nostri tempi, come le patologie «ischemiche del cuore» e «l'infarto miocardico acuto», sembrano uccidere molto meno del nuovo virus: secondo le tabelle sulla mortalità divisa per cause ogni mese in media hanno provocato rispettivamente la metà e un quarto dei morti provocati dal morbo diffusosi in tutto il mondo.

[[ge:espresso:attualita:1.345747:article:https://espresso.repubblica.it/attualita/2020/03/18/news/coronavirus-ma-davvero-l-italia-e-il-modello-da-seguire-1.345747]]Qualcuno che spinge per tornare subito al lavoro e a scuola segnala che ogni anno ci sono accidenti di ogni tipo che fanno strage di italiani, aggiungendo «che non per questo il Paese si blocca». In realtà i registri dell'istituto di statistica segnalano che di incidenti (automobilistici, domestici, avvelenamento accidentale) muoiono in media 1.700 italiani al mese. Un numero molto più basso di quello che potrebbe causare un Covid lasciato senza briglie.

IL VIRUS È LETALE. MA QUANTO?
Oggi non è ancora possibile individuare con precisione il "tasso di letalità" del Covid (cioè la percentuale dei decessi rispetto al numero totale degli infettati). E, con esattezza, non è calcolabile nemmeno quello legato alla "mortalità". Quest'ultimo dato (che spesso viene erroneamente confuso con il primo) mette a rapporto il numero di morti per una determinata malattia con il totale della popolazione media.

«Esistono malattie che pur avendo una letalità altissima hanno una mortalità insignificante, in quanto poco frequenti nella popolazione totale», scrive il ministero della Salute. Per il Covid-19 siamo di fronte a un fenomeno che in Italia ha una letalità più che discreta, e che per ora è a bassa mortalità. Ma se l'epidemia non fosse contenuta (come il governo sta provando a fare attraverso il lockdown), i dati ufficiali di marzo sul numero di morti assoluti evidenziano che a fine pandemia il tasso di mortalità potrebbe schizzare alle stelle.

Ovviamente la speranza è che il blocco delle attività, e una ripresa effettuata con gradualità e mezzi adeguati per il distanziamento sociale e la protezione individuale, possa alla fine abbassare letalità e la mortalità di casi Covid-19. Mentre è certo che la mortalità per altre cause continuerà a mietere nuove vittime senza interruzione, per tutto l’anno.

Bisognerà infine capire quale sarà l’impatto dell’allenamento del servizio sanitario routinario in particolare su diagnosi precoce, controllo e prevenzione delle patologie tradizionali. In alcuni paesi africani alcuni studi hanno calcolato che lo spostamento repentino di risorse sanitarie sull'emergenza Ebola ha causato più morti in più di altre patologie mal curate dell'epidemia stessa.

INCUBO LOMBARDIA
Detto questo, i dati della Lombardia, territorio dove il virus ha probabilmente circolato liberamente per settimane prima di essere individuato a Codogno, chiarisce ancor di più quanto il Covid è pericoloso.

Il confronto tra decessi da coronavirus e i dati storici delle vecchie malattie rilevate dall'Istat negli anni passati è sconcertante. Il coronavirus ha ucciso in Lombardia in un mese 6.360 persone. In un mese normale del 2017, analizzando i dati Istat divisi per regione, sono morti in media per tutti i tumori maligni "solo" 2640 persone. Di questi, 250 per cancro al colon e al retto, 195 per un tumore difficile come quello del pancreas, 494 circa ogni mese per i carcinomi della trachea e dei polmoni.

Le polmoniti uccidono in genere 211 lombardi al mese, il coronavirus questo marzo ne ha ammazzati 30 volte tanto.

«Non si possono calcolare tutti i morti con precedenti patologie come decessi da coronavirus, prima o poi sarebbero morti lo stesso», sostiene qualcuno. Al netto del cinismo, difficile – dati alla mano – essere d'accordo con il ragionamento minimalista. Anche perché il numero reali dei defunti da coronavirus, nelle zone più infettate, potrebbe essere assai maggiore di quello ufficiale. Dal momento che (come raccontato da medici e politici locali come il sindaco di Bergamo Giorgio Gori) molti muoiono ormai a casa, e vengono seppelliti senza essere tamponati. E dunque esclusi dalle statistiche finali sulla Sars-CoV 2.

[[ge:espresso:attualita:1.345996:article:https://espresso.repubblica.it/attualita/2020/03/21/news/in-italia-il-virus-uccide-in-germania-no-1.345996]]Infine, grazie a un articolo di Youtrend che ha svelato le cifre dei decessi lombardi divise per provincia (i dati ancora segreti sono stati confermati a chi scrive dalla Regione Lombardia), è possibile fare un raffronto tra ieri e oggi anche nelle per singole città lombarde.

Ebbene, nel 2017, tabelle Istat alla mano, nel bergamasco in media ogni in trenta giorni sono morte in tutto 860 persone. Si sono avuti in media mensile circa 280 decessi per tutti i tumori maligni messi insieme, 49 morti per cancro ai polmoni, 37 per infarti al miocardio, 82 per ischemie del cuore. E circa 18 per polmoniti tradizionali. Nella provincia di Bergamo, invece, nel marzo 2020 sono morti solo a causa del virus in poco meno di un mese oltre mille persone. Un dato abnorme. Un trend simile si è registrato a Brescia e dintorni, che hanno superato i mille decessi il 26 marzo.

È vero, dunque, che a Bergamo la nuova malattia Covid 19 ha ucciso rispetto alle malattie e altre cause tradizionali un numero «esponenziale» di uomini e donne, come denunciato da uno studio dell'Eco di Bergamo e da Gori. Idem a Crema, a Brescia, nel lodigiano.

Quanto sarà il tasso di mortalità del patogeno in queste zone ad ora impossibile prevedere. Non lo sappiamo ancora. Sappiamo però che i primi confronti con i dati storici spiegano che il coronavirus è un serial killer. Uno dei peggiori mai conosciuti. Altro che semplice influenza.

3. continua


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MARCO DAMILANO

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