I festeggiamenti dell'otto marzo nonostante il coronavirus fosse già un'emergenza in Italia, la campagna che ha fatto credere fosse solo un'influenza. Fino al brusco risveglio e al panico nel personale sanitario. Il mesaggio di una lettrice dalla Spagna

Cara Italia,
 
Mi chiamo Chiara Frattini, ho quarantun'anni e vivo a Madrid, in Spagna, da oramai cinque anni.
Come sai, la Spagna é oramai il secondo paese in Europa per numero di morti registrati per coronavirus. Eppure, fino a poche settimane fa, il COVID-19 sembrava uno spettro che avrebbe colpito e ferito cosí intensamente solo gli altri, mentre qui avrebbe causato qualche morte sporadica. Qualcosa di più era impensabile per la popolazione spagnola, che era stata tranquillizzata a livelli impensabili da una campagna che mirava a minimizzare il più possibile i pericoli derivanti dal coronavirus e a far credere a tutti che si trattasse solo di una brutta influenza.
 
E la domanda ricorrente che veniva rivolta a noi italiani era “Pero ¿qué pasa e Italia???” cosa succede in Italia?? E noi, allibiti, allarmati e già feriti dai numeri galoppanti di connazionali morti, tristi per la lontananza dai cari e la preoccupazione, ci impegnavamo a mantenere la calma e rispondere che il COVID-19 non è una brutta influenza, ma un virus spietato che uccide, e uccide persone di tutte le età, prevalentemente persone sopra i sessant'anni ma anche persone giovani e sane. E si diffonde a macchia d'olio, collassa i sistema di salute, porta allo stremo il personale sanitario, provoca perdite economiche e crea uno scenario apocalittico.

Ma “si sa, gli italiani ….” 
 
 
La lettera
"Io italiano in Francia. Dove ora siamo considerati un esempio"
30/3/2020
E la campagna sulla “brutta influenza” continuò, sebbene a fine febbraio la situazione fosse già fuori controllo in alcune zone
della penisola, incluso un paese proprio alle porte di Madrid, Torrejón de Ardoz. Però purtroppo il governo aveva una sua meta, a cui non ha saputo rinunciare neppure di fronte alla minaccia.

L'uguaglianza di genere è un tema molto caldo in Spagna come in molti altri paesi, e il governo Sanchez ne ha fatto un suo cavallo di battaglia. Come non condividerlo? Del resto, se ne avessi avuto diritto, questo governo lo avrei votato pure io.
Io che appoggio fortemente la causa, quotidianamente. E si sarebbe potuto celebrare dai balconi quell'otto marzo, con un atto simbolico che avrebbe avuto lo stesso valore delle piazze piene, anzi forse sarebbe stato più forte in un momento come questo. E invece, si scelsero le piazze piene, mettendo la política al di sopra del diritto alla salute e alla vita dei cittadini.  
 
Contrariamente alle raccomandazioni del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) , eventi sportivi e spettacoli hanno continuato ad avere luogo ed i cittadini sono stati invitati a partecipare in massa alle manifestazioni dell'otto marzo, che si sono tenute in circa 400 località su tutto il territorio nazionale. E intanto il COVID-19 avanzava silente … anche se un po' di paura c'era: le ultime volte che sono salita su un taxi, al rendersi conto che ero italiana i taxisti abbassavano il finestrino e assumevano una certa rigidità. Però' era troppo poca la paura, e non sufficiente per dissuadere migliaia di persone dal partecipare alle manifestazioni. A Madrid hanno partecipato circa 120.000 persone, unite per ore da una causa più che legittima, nobile. Si sono abbracciate, baciate, strette, tenute per mano per ore ed ore. 
 
La lettera
"Io italiano a Londra. Dove ci si è mossi in ritardo e il governo pensa ancora alla Brexit"
27/3/2020
All'improvviso, il nove marzo, l'allarme. Il coronavirus è fra noi, e non è una brutta influenza, sta uccidendo e inizia a riempire le UCI (Unidades de Cuidados Intensivos). Ma la popolazione ci aveva creduto alla storia dell'influenza e come sappiamo, la Spagna del calore umano, dei bar, della movida non è un paese in cui il
social distancing sia facilmente accettabile. Ci si bacia, ci si abbraccia, ci si tocca. Però, finalmente, il 14 marzo scatta a Madrid el estado de alarma, e ci chiudiamo tutti in casa.  
 
E inizia il caos. Gli ospedali sono pieni, i medici e tutto il personale sanitario è sprovvisto di protezioni adeguate, lavora 24 ore al giorno, molti di loro sono costretti a  fabbricarsi grembiuli con i sacchettoni neri della spazzatura e e schermi per la faccia con plastiche riciclate dalle cartellette porta documenti.

E l'Italia si avvicina, e le bandiere
italiane e spagnole si mettono una accanto all'altra con il messaggio “todo irà bien” , vicino ad un arcobaleno… ed io, come molti altri rimaniamo con l'amaro in bocca pensando che questa situazione si sarebbe potuta anticipare, arginare, o almeno avrebbero potuto provarci. Se avessero voluto. E cosi come ogni sera dal 14 marzo mi affaccio al balcone ad applaudire insieme a tutti i vicini, a tutta la città, a tutta la Spagna, il personale sanitario e tutti quelli che stanno facendo uno sforzo sovraumano per tutti i noi. Ed il mio applauso va anche a voi medici e infermieri italiani e a tutto il personale sanitario in Italia e a te, Italia. Mi manchi.

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