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Attualità
marzo, 2020

Così in Svezia traslocano un’intera città: tre chilometri più in là, per fare spazio alle miniere

Un parco della nuova Kiruna in un rendering di White Arkitekter
Un parco della nuova Kiruna in un rendering di White Arkitekter

A Kiruna, nel circolo polare, c’è il più grande giacimento di ferro d’Europa. E, per scavare di più, ora ventimila persone verranno spostate in un nuovo centro. Che mixerà quello vecchio con soluzioni hi-tech e basi spaziali

Un parco della nuova Kiruna in un rendering di White Arkitekter

Se esistesse un indice che calcola, come per il confronto tra qualità e prezzo, quanto sono famose le città rispetto alla loro importanza, Kiruna vincerebbe il premio per il peggior rapporto tra quei due valori. Parte da questa città mineraria artica la maggior parte della produzione dell’acciaio svedese, e quindi di quello europeo, eppure pochi l’hanno mai sentita nominare. E se negli ultimi tempi è diventata un po’ più nota, è ancora grazie alla miniera, il giacimento di minerali ferrosi più importante del mondo. Una risorsa talmente importante per l’economia svedese che quando le attività estrattive hanno iniziato a mettere a repentaglio le fondamenta dei palazzi, nessuno ha pensato neanche un istante di chiuderla. Si è deciso, semplicemente, di spostare la città.

Inizia così la nuova vita di Kiruna, quando, circa vent’anni fa, il governo svedese ha deciso di costruire una città a tre chilometri a est della precedente, al sicuro dall’espansione della cava. Il tutto a spese della miniera, la Luossavaara-Kiirunavaara (LKAB), che è di proprietà statale. Del resto, è proprio per ospitare i minatori che la città è nata, nel 1900, in una zona in cui i Sami, il popolo nomade che abita la parte artica della Scandinavia, avevano notato strane pietre scure. Sotto, c’era un tesoro che sembra inestinguibile: il ferro estratto ogni giorno da quelle cave permetterebbe di costruire sei torri Eiffel.

L’idea di costruire una città da zero è il sogno di ogni architetto. Ma se si chiede come è iniziato il progetto, si scopre subito che il modello non sono stati dipinti, trattati o città del Rinascimento italiano. «Il punto di partenza sono stati gli abitanti di Kiruna», risponde Göran Cars: professore di urbanistica di Stoccolma chiamato dal Comune fin dall’inizio del progetto, è una sorta di ambasciatore del progetto, che ha presentato anche alla conferenza Arctic Frontiers che si tiene ogni anno nella cittadina norvegese di Tromsø. «Gli incontri per sapere cosa i futuri abitanti si aspettano di trovare nella nuova città hanno affiancato tutte le fasi della progettazione, e continuano anche ora che la città è in costruzione», racconta. «Certo, abbiamo tenuto presenti soluzioni urbane vincenti che troviamo in posti diversi: le piazze delle città italiane, i mercati di quelle francesi, e poi qui in Svezia i parcheggi di Skellefta, le zone per lo shopping di Stoccolma e Sicka...».

Senza dimenticare il legame con la città vecchia: lo sottolinea Krister Lindstedt, responsabile del progetto per White Arkitekter, lo studio svedese che, insieme ai norvegesi Ghilardi+Hellsten, nel 2013 ha vinto il concorso per il masterplan. «Abbiamo cercato ispirazione nelle parti migliori della vecchia Kiruna, una città subartica energica e schietta che ha alcuni palazzi magnifici. Abbiamo cercato di portare nella nuova città il meglio di quella vecchia, aggiungendo qualcosa che vada incontro alle aspirazioni dei kiruniani e che superi il concetto di città mineraria».

Immaginate 17 mila persone, in gran parte giovani e giovanissime, chiamate a dire cosa volevano dalla città che prenderà il posto di quella in cui sono cresciuti. E un pool di architetti e strutturisti, urbanisti e antropologhi, incaricati di realizzare questi sogni. Tenendo lontani gli spettri delle città - Brasilia, Astana o la Chandigarh di Le Corbusier - nate da grandi ideali politici o sociali e cresciute con la freddezza di progetti rimasti artificiali. La peggiore è Naypyidaw, nuova capitale nel Myanmar. Costruita nel 2006 per sostituire Yangon, è grande sei volte New York ed è diventata il simbolo della città fantasma.

Per evitare questi pericoli, «il nostro punto di partenza è stato il dialogo», continua Lindstedt. «Abbiamo avuto una serie di incontri con i kiruniani. E questi “Kirunadialogues” ci hanno permesso di conoscere la cultura unica della città, in modo da arrivare gradualmente a immaginarne il futuro. Sarà un centro urbano diversificato, ricco di luoghi d’incontro all’aperto e al chiuso, legato alla natura che lo circonda e progettato in modo da adattarsi alla grande varietà del clima». Che significa ventiquattr’ore di luce in estate ma buio pesto in dicembre e gennaio, e temperature che, in questa zona - a 140 chilometri all’interno del Circolo polare artico - in inverno scendono oltre i 20 gradi sotto zero.

Il risultato dei lunghi colloqui è la città attualmente in costruzione. La maggior parte delle nuove case sarà edificata da zero. Una ventina tra palazzi e monumenti più rappresentativi, però, sono destinati a essere staccati dal terreno e trasportati o ricostruiti nella nuova città. È il caso della chiesa neogotica: questa grande costruzione lignea realizzata intorno al 1910, di un rosso brillante, nel 2001 è stata eletta edificio più bello del Paese. Amatissimo dagli abitanti della vecchia Kiruna, avrà un posto d’onore nella nuova città.

«Il punto centrale del nostro progetto è la grande piazza», racconta Lindstedt. «È lì che si affacciano il palazzo del Comune progettato da Henning Larsen e diversi grandi edifici: un albergo, un centro culturale, abitazioni e uffici che affacciano sulle vie dei negozi. Subito dopo costruiremo la zona per i collegamenti, con la nuova stazione ferroviaria». L’antica torre con l’orologio è già stata spostata e rimontata nella sua nuova sede. La storia di Kiruna, del resto, è legata direttamente a quella della ferrovia: lo sfruttamento della miniera è andato di pari passo con la costruzione dei binari che hanno permesso il trasporto del minerale dai ghiacci artici verso il Sud del paese, in zone con un clima più adatto alla lavorazione dell’acciaio.
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La città inizierà ad essere abitata gradualmente, probabilmente già dall’anno prossimo. «Ma chi va a Kiruna in questi giorni può visitare il palazzo del Comune e veder nascere la piazza in costruzione», continua Lindstedt. E della città vecchia che ne sarà? «Tutti gli edifici saranno trasportati in quella nuova oppure smontati», risponde Lindstedt. «Il terreno diventerà un parco, il Mining Town Park, che arricchirà l’offerta della nuova città. Muretti di pietra indicheranno dove si trovavano i principali edifici di un tempo. Ma in un futuro prossimo prevedo che la zona sarà nuovamente coperta da sentieri e pascoli per le mandrie di renne che passavano da qui prima che nascesse la città». Un modo per risarcire la comunità Sami, una popolazione che in passato è stata emarginata in tutti i paesi scandinavi, e che non si è sentita abbastanza coinvolta dal governo centrale svedese nemmeno in questa occasione.

Fin qui la progettazione e la costruzione della città reale: in questi anni, però, un lavoro altrettanto impegnativo è stata la costruzione dell’immaginario intorno alla nuova Kiruna. Se la vecchia città aveva conservato i difetti di un posto nato solo per ospitare i minatori e le loro famiglie, il governo svedese spera che la nuova Kiruna diventi un polo d’attrazione per giovani svedesi e non solo. Una delle strategie per far conoscere Kiruna è passata sui teleschermi di tutto il mondo, promuovendone l’uso come location per un serial. Investimenti come questi hanno contribuito alla fama di posti poco noti, da Bruges a Matera. Gli svedesi si sono affidati al thriller “Midnight sun”: una ragazza francese viene uccisa a Kiruna, e gli investigatori - un poliziotto sami e una detective francese di origini magrebine - scoprono che il delitto è solo la punta di un iceberg. In Italia non è ancora arrivato, ma all’estero ha avuto buone recensioni.

Il lavoro sull’immaginario è essenziale per il successo della nuova città. Che nasce sapendo di dover essere completamente diversa dalla precedente. «Fino a poco tempo fa la miniera dava lavoro a cinquemila uomini: ora il lavoro è quasi del tutto automatizzato, e gli addetti sono solo duemila», racconta Cars. «Questo significa che se prima c’erano operai, poche donne, case popolari, adesso dobbiamo attirare nuovi abitanti, giovani e con un livello di studi alto. Ci riusciremo grazie a due nuovi settori che sono già fiorenti da qualche anno a Kiruna: l’industria aerospaziale e quella del turismo».

Vicino all’aeroporto di Kiruna sorge lo Spaceport Sweden, inaugurato nel 2007 per diventare “La porta europea verso lo spazio”. I voli per turisti a cui la Virgin Galactic lavora da anni dovrebbero partire da qui. Per ora, dallo spazioporto partono solo viaggi virtuali: un assaggio dell’assenza di gravità, o una gita nello spazio ricostruito a tavolino. Tutte cose che attirano i turisti, il nuovo oro nero del Circolo polare artico. Da quando è scoppiata la moda della caccia all’aurora boreale, città un tempo sconosciute hanno scoperto una nuova vita grazie ai turisti di tutto il mondo attirati dalle meravigliose strisce di luce che danzano nel cielo dell’inverno.

Se prima la grande attrazione dell’artico era il sole di mezzanotte, ora anche le stagioni più fredde vedono arrivi continui. Ai turisti pronti ad affrontare temperature glaciali per poter dire di aver visto le “Northern Lights”, Kiruna offre già il più antico albergo di ghiaccio: è un gigantesco igloo che rinasce ogni anno a novembre nel villaggio di Jukkasjarvi, e resta in funzione fino a primavera. E l’aeroporto di Kiruna ha voli diretti anche per la Cina e il Giappone.

Ma l’avventura della nuova Kiruna è seguita con interesse anche per altri motivi. Dover spostare una città poteva essere una notizia all’inizio del Duemila, ma lo è meno oggi. Da una parte le nuove tecnologie permettono di abitare zone ieri inabitabili: come Neom, città fantascientifica piena di robot, taxi volanti e pioggia artificiale che dovrebbe nascere entro dieci anni nel deserto dell’ Arabia Saudita. Dall’altra i cambiamenti climatici, e il previsto aumento del livello del mare, minacciano grandi città come Mumbay o Guangzhou.

Ad aprire la danza delle città che traslocano per colpa dell’acqua sarà Jakarta. È già in costruzione, sull’isola del Borneo, una nuova capitale dell’Indonesia. L’Artico può sembrare lontanissimo, eppure i progettisti indonesiani stanno guardando a Kiruna. Lindstedt ha dato loro dei consigli concreti. Primo: mescolare zone residenziali, quartieri commerciali e uffici governativi. Secondo: mantenere il contatto con la natura che circonda la città, creando quei parchi che mancano nella Jakarta attuale. La situazione non potrebbe essere più diversa, ma la ricetta da cui sta nascendo la nuova Kiruna è proprio questa.

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