Il mondo se non è pericoloso è scialbo. E vale anche per la nostra vita. Per essere viva deve essere pericolosa, ma facendo attenzione a non correre pericoli gravi.
La vita senza pericoli è letteralmente inutile, non la sentiamo, ci sembra di masticare a vuoto. Del resto il pericolo della morte è sempre presente per ognuno. Prima che da un virus dovremmo ricordare che noi abbiamo delle vene sottilissime nel cervello che si possono squarciare all’improvviso e non c’è nessun esame che ci può evitare questo rischio.
Nessun essere umano in nessun luogo del mondo può affermare con certezza che fra dieci minuti sarà ancora vivo. Noi dobbiamo capire che la vita di ognuno di noi e la vita di tutti si svolge dentro una cornice misteriosa. Nessuno può affermare, se non ricorrendo alla fede, come sono andate le cose e come andranno a finire.
Non conosciamo i limiti dell’universo e neppure quelli della nostra anima. Non sappiamo davvero cosa siamo e cosa vogliamo. E quando pensiamo di saperlo rischiamo di essere pericolosi per noi stessi e per gli altri. Gli esseri immuni dal dubbio costruiscono un mondo granitico che poi crolla alla prima occasione.
L’Italia non è una nazione a sangue freddo e questo non è un male, ma abbiamo la necessità di uscire da questa scontentezza collettiva, da questa bulimia di massa per cui a nessuno basta più niente: i poveri non vogliono essere poveri e i ricchi non si sentono mai abbastanza ricchi.
Il coronavirus a un certo punto attenuerà la sua virulenza, il virus del rancore sarà sempre più vivo se non cogliamo questa occasione per diventare una nazione matura e coesa, civile e coraggiosa.
Una nazione non è solo le sue industrie o le sue autostrade, è anche la sua lealtà, la sua tenuta morale. Queste giornate sono una palestra per darci vigore. Non dobbiamo illuderci di poterci immunizzare dal pericolo, dobbiamo attraversarlo sapendo che oltre al virus ci sono altri guasti che ci attendono, a partire dal disastro climatico.