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Attualità
luglio, 2020

Elezioni, quanti nostalgici del Duce nelle liste di Fratelli d'Italia

Cene che celebrano la marcia su Roma, slogan come "Me ne frego" e "Dio Patria e famiglia" e messe per i caduti di Salò nei curriculum dei candidati alle prossime amministrative. Spesso Giorgia Meloni prende le distanze ma l'elenco in odor di camicie nere si allunga

Da qualche ora un noto esponente del PD fiorentino, ha scelto di seguire Matteo Renzi, entrando in Italia Viva. Si tratta di Maurizio Sguanci, un uomo molto vicino al sindaco Nardella, che un paio di anni fa è scivolato tra quelli che sposano il brand "Ha fatto anche cose buone". A cacciarlo nei guai è stata la risposta a un post Facebook di un amico, in cui scriveva "Fatto salvo che Mussolini è la persona più lontano da me e dal mio modo di pensare, nessuno in questo Paese ha fatto, in quattro lustri, quello che ha fatto lui in vent'anni. E purtroppo a dircelo è la storia", aveva scritto Sguanci commentando il post di un amico che proseguiva decantando le opere buone del Duce "la riforma industriale, la riforma del lavoro, la riforma dei salari, introdusse la tredicesima, la riforma delle pensioni, della scuola, la riforma agraria, l'edilizia sociale, le varie bonifiche, rinnovato le linee ferroviarie. Eretto Università, istituti agrari, scuole di guerra aeree e navali e tante tante altre cose". Ma la sensazione che non se la sarebbe cavata facile lo aveva indotto anche a scrivere "comunque sono antifascista e non c'è nessuno più antifascista di me".
 

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Un po' tra il cerchio e la botte, tra il dire e il fare. Ma tanto dopo la bufera a colpi di comunicati stampa, Sguanci fino a oggi è vissuto tranquillo nel Pd.

Poi ci sono quelli che nostalgici lo sono davvero. Non lo nascondono e anzi lo mostrano con orgoglio. Uno è Gimmi Cangiano, candidato con Fratelli d'Italia, che sui manifesti elettorali per le prossime amministrative in Campania ha scelto lo slogan "Me ne frego - la più alta espressione di libertà". Così secco, chi vuol capire, capisce.

Nello stesso partito in Campania, dovrebbe essere candidato anche Enzo Rivellini, record man di preferenze, uomo indispensabile nell'impresa di mandare a casa Vincenzo De Luca e ristabilire Stefano Caldoro alla guida della regione. Rivellini ha un passato in Alleanza Nazionale, nel Pdl e oggi nel partito di Giorgia Meloni. Nell'aprile del 2017 è stato beccato a una messa in piazza del Plebiscito a Napoli, in memoria dei caduti della Repubblica di Salò. Intervistato all'uscita della chiesa, il dirigente di Fratelli d'Italia ha commentato alle telecamere di NapoliToday "si batterono in nome della patria. Perché ritrovarsi in un'ideologia e in alcuni valori è un bene".

Deve averla pensata allo stesso modo anche Gabrio Vaccarin, consigliere eletto, ma non iscritto a Fratelli d'Italia a Nimis, un piccolissimo comune del Friuli Venezia Giulia. Lui si è fatto ritrarre su Facebook con la divisa nazista e alle spalle la foto di Hitler. Anche se pare che l'occasione dello scatto fosse un carnevale, il partito di Giorgia Meloni all'ennesimo nostalgico ha preso le distanze.
Già perchè i casi si ripetono da nord a sud e ogni volta è un "noi non sapevamo", "non si tratta di una iniziativa del partito".

Per esempio il candidato alla Regione Marche, Francesco Acquaroli, anche lui vicino a Giorgia Meloni, lo scorso 28 ottobre ha preso parte ad una cena particolare, organizzata ad Acquasanta Terme (Ascoli Piceno) per celebrare la marcia su Roma del 1922, quella che di fatto consacra l'inizio della dittatura in Italia. Organizzata dal segretario provinciale del partito, con tanto di bandiere di Fratelli d'Italia dentro al ristorante, ma rinnegata anche stavolta dai dirigenti romani che ne hanno preso subito le distanze. Però a quella cena non c'era solo Acquaroli, ma anche il sindaco di Ascoli Piceno Marco Fioravanti, il suo vice Giovanni Silvestri e il vice-sindaco di San Benedetto del Tronto Andrea Assenti.

E' proprio il sindaco Fioravanti che aggiunge particolari su quella cena, parlando di un menù con la foto di Benito, il fascio, il simbolo del partito e lo slogan "Dio, Patria, Famiglia". Tre parole, tre colori: verde, bianco e rosso. E sulla copertina del menu l'immagine dell'Altare della Patria, una data: "28 ottobre 1922, giorno memorabile e indelebile - la storia si rispetta e si commemora".

Alla faccia del "non avevo capito" come ha tentato di giustificarsi il sindaco Fioravanti.

Tra appena due mesi, alcune regioni saranno chiamate a votare per il rinnovo del consiglio regionale e anche se le liste sono in via di definizione, la cronaca locale non risparmia chicche sui futuri candidati e c'è da giurarci che l'elenco dei nostalgici sia destinato ad allungarsi ancora.

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