Giovanissimi, etero, ma pronti a sostenere i diritti Lgbt+. E a battersi, nel nome della libertà di essere ciò che si vuole, contro le discriminazioni

La parola mi era sfuggita. Almeno fino a quando una rappresentanza di quattordici-quindicenni non l’ha buttata lì per definirsi: «Noi siamo Ally». Cioè? Alleati: tendenzialmente etero ma chissenefrega, pronti a supportare le lotte per l’uguaglianza e per i diritti di chi si sente e vuole essere diverso.

Oggi che infuriano le polemiche sul linguaggio della stampa, impreparata a raccontare una società che viaggia più veloce di leggi e di dibattiti, riflettere sui vocaboli non è solo un’urgenza: ma un dovere.
Perché se in America il tema si è imposto ormai da tempo - “PFLAG”, acronimo di “Genitori, famiglie e amici di lesbiche e gay”, è, ad esempio, un’organizzazione fondata nel 1973; e l’hashtag #illgowithyou, campagna antimolestie per far sentire al sicuro le persone transgender, è vecchio di cinque anni - in Italia, al contrario, il ritardo - lessicale e sostanziale -è tangibile. E deflagra con la cronaca.

Ci sono molti mondi in collisione nella vicenda che ha portato alla morte di Maria Paola Gaglione, a Caivano: universi familiari per i quali due giovani che si amano sono soltanto «due femmine senza un futuro», e adolescenti dalla mente e dal cuore aperti di fronte a corpi in transizione.

Le radici della violenza
Maria Paola come Gandhi: uccisa per fermare l'evoluzione della società
17/9/2020
Pezzi di società omotransfobica al punto da legittimare la violenza, e giovani consapevolissimi di avere diritto alla vita privata che desiderano. Gente dal linguaggio più che impacciato, se non davvero offensivo (Linee guida per un’informazione rispettosa delle persone Lgbt ci sono, le ha scritte l’ Unar, l’Ufficio nazionale a difesa delle differenze), e teenager che si infuriano dinanzi alle etichette, in nome del sesso o del genere che ognuno sente proprio.

Le parole da sole non bastano, ma danno una speranza: che dietro i patiti di quei look «che mi fanno sentire a mio agio, e non importa se siano abiti da donna o da uomo», come rivendicano i vari Harry Styles, Timothée Chalamet, Zendaya, Yungblud, Conan Gray, Girl in Red, e i nostri ragazzi; dietro la fluidità di genere dei vari idoli di TikTok - Tristan Valdez, Honey Pumpkiin, Blue Phelix (“he, she, they”), tanto per citarne qualcuno - approvata da milioni di “mi piace”, stia davvero crescendo una generazione nuova. Di supporter, di complici, di amici contro tutte le discriminazioni: Ally.

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