Una comunicazione fisica. Che trasforma i suoi comizi quasi in concerti rock. Così due fotografi, gli stessi che lo hanno immortalato per la copertina di Time, hanno raccontato il Corpo del Capitano, la sua auto-rappresentazione, fra nuotate, felpe e selfie

Le immagini a torso nudo, i peli sul petto, le strette di mano, gli abbracci. «La comunicazione di Matteo Salvini è la più fisica della politica italiana. E, non a caso, i suoi comizi sembrano concerti rock, fra baci, pacche sulle spalle e sudore condiviso. Manca solo che si tuffi sul pubblico». I fotografi Luca Santese e Marco P. Valli non hanno dubbi sull’immagine che il leader leghista abbia studiato per sé stesso, dopo averlo seguito per due anni e avergli scattato – tra l’altro – un primo piano che a settembre del 2018 è stato ripreso dal Time. Era un ritratto inquietante, volutamente grottesco, in bianco e nero; all’antitesi rispetto alla comunicazione standard – pop, sorridente, colorata – della Bestia. E gli inglesi titolavano: “Il nuovo volto dell’Europa”. «Eppure poche settimane dopo l’abbiamo trovato sul depliant di una manifestazione del Carroccio, come se quella copertina fosse un attestato del giornale per il loro respiro internazionale», raccontano i due all’Espresso. «Ecco: ci stava tornando indietro come un boomerang; è stato lì che abbiamo deciso di muoverci».

Il risultato è Il corpo del Capitano (Cesura), un libro – in uscita il prossimo 3 ottobre – in cui coi loro scatti documentano il linguaggio del corpo di Salvini, la sua auto-rappresentazione fra comizi, nuotate, felpe, selfie. Lo stile è quello che portano avanti da quando – alla vigilia delle elezioni del 2018 – si erano messi sulle tracce dei vari candidati, per farne dei ritratti poi confluiti nel volume Realpolitik e quindi arrivati sulla copertina della rivista. «Perché l’idea è sempre stata quella del reportage, ma sperimentando con luci e ottiche: ai classici colori, rispondiamo con atmosfere cupe, astratte, in bianco e nero, per descrivere il potere con un linguaggio antitetico a quello con cui tende a raccontarsi di solito», spiega Valli.
[[ge:rep-locali:espresso:285347545]]
Contro-propaganda, la definiscono. Contro-propaganda verso un trasformista «camaleontico come una rockstar», perché «l’abbiamo visto bagnante, membro delle forze dell’ordine, ragazzetto dell’oratorio». La copertina del libro, infatti, riprende la foto pubblicata dal Time rendendola una maschera indossabile. Perché, precisa Santese, «non sono i valori che la fisicità di Salvini veicola (maschilismo, autoritarismo), a essere decisivi, ma il fatto che mutino di volta in volta in base ai sentimenti degli elettori, puntualmente intercettati da strumenti di social analytics. Se Berlusconi diceva alla gente ciò che voleva sentirsi dire, nelle sue parole c’è quello che gli italiani direbbero. Sembra il Giorgio Mastrota della politica: vende ciò di cui hai bisogno». È la sintesi di un sovranismo che parla col corpo, e che «a Reggio Calabria è il più grande amante della ‘nduja e, alla pro loco di Bergamo, tutta un’altra persona». E, in questo contesto, anche l’esposizione di alcune imperfezioni fisiche diventa un modo per costruire un legame con chi lo vota, ponendolo come l’uomo del popolo. È una mimesi, sempre più giocata sulle sfumature: «All’inizio era mimico, in stile Lega Nord; ora è dosato, fa gesti mirati – la preghiera per ringraziare, i conteggi. Sono movimenti semplici, famigliari e vicini a tutti», dice ancora Valli. «E, in termini di propaganda, veicolano sicurezza».

Per il resto, Il corpo del Capitano – fra ostentazione e virilità – si ha la sensazione di trovarsi davanti a un novello Mussolini. O no? «La presenza dei social, oggi, fa la differenza», puntualizza il fotografo. «Non mi sento di dire che sia erede diretto della comunicazione del Duce. È un discorso più complesso», figlio di evoluzioni che vanno avanti da un secolo. Le spiega Santese: «All’inizio, il Duce: fiero, virile, nei campi e al mare. Poi i democristiani, che per antitesi annullano la loro fisicità. Quindi, Craxi: uomo “enorme”, che inizia a mostrarsi di nuovo a petto nudo, in contesti informali. Infine Berlusconi, sempre fra situazione private e istituzionali. In questo senso, Salvini è mussoliniano, perché scimmiotta i totalitarismi (penso a “Io non mollo”, uno dei suoi slogan), quanto berlusconiano: non dimentichiamoci che cambia felpe come il leader di Forza Italia faceva coi cappelli. E c’è anche del craxismo: la bella vita dell’allora segretario del Psi non è distante da certe scene viste al Papeete».

Anche per questo, comunque, è indubbio che al momento nessuno faccia un uso del corpo altrettanto studiato. Per gli autori, Nicola Zingaretti, Giorgia Meloni e Luigi Di Maio non puntano affatto su questo aspetto, mentre Matteo Renzi «sì ma solo in passato, sul modello prestante di Obama». Più sfumata la posizione di Giuseppe Conte: «Bell’uomo, pacato, delle istituzioni; ma comunque di polso. Quasi un sex-symbol, nonché rappresentante dell’unico stile di comunicazione che – concordano – al momento possa pagare contro Salvini».

Salvini che, ovviamente, con la pandemia ha perso parte della fisicità dietro suo ogni comizio, fra gente che solitamente si mette in fila, lo tocca, lo abbraccia, ci si scatta un selfie. «Oltretutto, è proprio lui a tenere in mano gli smartphone, per poi diffondere tutto sui social», chiude Santese. Tradotto: «È diventato un fotografo; e, di fatto, ha oltrepassato il nostro ruolo. Un ruolo che noi, con questo volume, vogliamo riprenderci, in primis puntando su un formato (il libro di carta, appunto) che, speriamo, possa restare. Al contrario di un post su Facebook».