Mafie

Blitz in Calabria, indagato Cesa. Gratteri: «Rapporto diretto tra 'ndrangheta e politica»

di Lirio Abbate   21 gennaio 2021

  • linkedintwitterfacebook

Nella maxi operazione in tutto il territorio nazionale coinvolto anche il segretario nazionale dell'Udc, che si è dimesso. Il procuratore: «Quella di oggi è un'indagine dove appieno si dimostra il legame tra mafia e potere senza infingimenti»

I politici continuano ad andare a braccetto con la ‘ndrangheta. Lo raccontano le registrazioni di conversazioni intercettate di recente a cui si aggiungono le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia che hanno affidato i loro segreti alla procura di Catanzaro, la quale ha sviluppato inchieste e riscontrato le accuse. Ed è così che Lorenzo Cesa, segretario nazionale dell’Udc - incarico da cui oggi si è dimesso - classe 1951, europarlamentare e capo delegazione del gruppo del partito popolare europeo dei deputati Ucd- Ncd- Svp, si trova indagato di associazione per delinquere nell’inchiesta che riguarda le cosche del crotonese.

L’indagine, come spiega Nicola Gratteri, «dimostra appieno il rapporto diretto, questa volta, tra 'ndrangheta, imprenditoria e politica». «Ci sono oltre 150 pagine di capi di imputazione per tantissimi reati, tra cui associazione per delinquere, voto di scambio, intestazione fittizia di beni, appalti, turbative, rivelazioni del segreto istruttorio, quindi tutta la gamma dei reati tipici che negli ultimi anni stiamo vedendo emergere sempre più nel corso delle nostre indagini, indagini di mafia in cui ci sono sempre meno omicidi, ci sono sempre meno reati violenti ma sempre più reati che riguardano il potere politico e sempre più reati che riguardano il potere economico» dice il procuratore, il quale aggiunge: «Questa indagine è la concretizzazione di cose che abbiamo anticipato anche 15-20 anni fa rispetto alle nostre sensibilità, conoscenze o percezioni. Quella di oggi è un'indagine dove appieno si dimostra il rapporto diretto, questa volta, tra 'ndrangheta, imprenditoria e politica, senza infingimenti ma con la piena consapevolezza che chi era di fronte aveva già avuto precedenti penali o era già espressione delle famiglie di elite della 'ndrangheta della provincia di Crotone».

[[ge:espressoarticle:eol2:2138637:1.25985:article:https://espresso.repubblica.it/attualita/cronaca/2010/11/18/news/ndrangheta-al-nord-la-scelta-br-dei-candidati-1.25985]]I fatti fanno riferimento al 2017, quando Cesa era eurodeputato dell'Udc, e d'intesa con Francesco Talarico (oggi assessore regionale in Calabria, arrestato nella stessa operazione e all'epoca segretario regionale dell'Udc) per gli inquirenti avrebbe aiutato due imprenditori, indagati nella stessa inchiesta e ritenuti legati a cosche del crotonese e del reggino a ottenere appalti nel settore della fornitura di materiali per l'antiinfortunistica.

Cesa, secondo i pm guidati dal procuratore Nicola Gratteri, «si impegnava ad appoggiare il gruppo per soddisfare le mire dei sodali nel campo degli appalti. Con le condotte in parola contribuivano a salvaguardare gli interessi delle compagini associativa di tipo 'ndranghetistico di riferimento, in particolare le cosche dell'alto jonio catanzarese e del basso jonio crotonese».

L’inchiesta fa emergere non solo il coinvolgimento – secondo gli inquirenti - dei politici locali e nazionali ma anche le trepidazioni dei clan: «Sono stati registrati timori dai componenti dell'organizzazione sia verso le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, dalla cui scelta di collaborare venivano prese le distanze, sia nei confronti della Dda di Catanzaro e della persona del Procuratore Gratteri definito dagli stessi componenti dell'organizzazione persona seria che stava scoperchiando 'il pentolone' anche se in modo, a loro dire, esagerato». «Il timore verso le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia si è rivelato più che mai giustificato perché proprio quelle dichiarazioni hanno consentito non tanto di scoprire, quanto di 'verificare' risultanze di indagine già supportate da prove e riscontri», scrivono i pm.

E così appena gli investigatori si sono presentati all’alba nell’abitazione di Cesa per perquisirla, il politico ha diffuso una nota: «Ho ricevuto un avviso di garanzia su fatti risalenti al 2017. Mi ritengo totalmente estraneo, chiederò attraverso i miei legali di essere ascoltato quanto prima dalla procura competente. Come sempre ho piena e totale fiducia nell'operato della magistratura. E data la particolare fase in cui vive il nostro Paese rassegno le mie dimissioni da segretario nazionale come effetto immediato».

Nei giorni scorsi Lorenzo Cesa era entrato nella discussione politica sulla crisi del governo, e aveva dichiarato: «Non ci interessa fare da stampella a maggioranze raccogliticce». E spiegava in una intervista che: «Nella nostra identità democratico-cristiana dialoghiamo e diciamo la nostra. Abbiamo sempre sostenuto che un progetto fatto così, con maggioranze raccogliticce, con la caccia all'ultimo voto, non è utile al Paese. Non ci interessa fare la stampella. Questo lo abbiamo detto alle personalità estranee dalla politica, autorevoli e appartenenti a vari mondi, che ci hanno chiamato, confrontandoci sul quadro politico drammatico che si è venuto a creare».

Cesa è diventato segretario dell'Udc nel 2005, eletto all'unanimità, per alzata di mano. Nel momento dell'insediamento, Pier Ferdinando Casini, anche lui Udc, è presidente della Camera dei deputati. L'Udc è in alleanza con la Casa delle Libertà, a cui chiede di scommettere di più sulle ragioni del partito. Due grandi questioni politiche, all'epoca, in mezzo alle altre, sul tavolo: la legge elettorale proporzionale e la modifica della legge sulla par condicio. Nel 2014 lascia il parlamento italiano optando per la carica di parlamentare europeo. Si candida alle politiche ma non viene eletto e resta in Europa. Ma i collegamenti con il territorio calabrese restano ancora forti.