Il 30 gennaio saremo a Napoli nei capannoni deserti della Whirlpool. Il Paese reale pretende risposte, mentre nel Palazzo astratto si consuma una crisi profonda. Di ideali, di visione e di rappresentanza

Siamo venuti a Roma per protestare perché il Governo ci ha dimenticati... «Il nostro settore sta morendo. I nostri numerosi sacrifici sono frutto dei sacrifici dei nostri nonni che hanno lavorato duramente. Non vogliamo che ciò che abbiamo costruito, con il sudore di una vita, muoia. Oggi non ci sentiamo tutelati. Nessuno ci ascolta, siamo abbandonati. Siamo costretti a chiudere le nostre attività lasciando i dipendenti per strada senza stipendio. Noi siamo il motore del turismo italiano, ci ignorano», disse Antonio, autotrasportatore turistico.

Mentre ascoltavo la voce spezzata di Antonio si apriva, non lontano, una crisi nella maggioranza di governo. In piazza c’era il “Paese reale” messo in ginocchio dalla devastante crisi economica acuita da quella sanitaria, e nel “Palazzo astratto” c’era una politica sibillina consumata da una profonda crisi di ideali, di visione e di rappresentanza, ormai divenuta dannosa per il Paese reale.

Questa crisi politica viene consumata in un contesto sociale dove «la situazione è destinata molto probabilmente ad accentuarsi e diventare “esplosiva” con l’interruzione della cassa integrazione e la fine del blocco dei licenziamenti. Si teme che una parte degli esuberi verrà sicuramente “assorbita” dall’economia sommersa non riuscendo a trovare un’occupazione in regola andando ad aumentare la quota già aumentata negli ultimi anni di lavoro nero. La crisi conseguente alla pandemia ha colpito circa 12 milioni di lavoratori tra dipendenti e autonomi, per i quali l’attività lavorativa è stata sospesa o ridotta, in seguito al lockdown deciso dal Governo per limitare l’aumento esponenziale dei contagi», è scritto nel Rapporto sul mercato del lavoro e la contrattazione 2020 del Consiglio nazionale dell’economia e del Lavoro (Cnel).

Il Paese reale e il Palazzo astratto sembrano due realtà distinte che separatamente e parallelamente convivono sotto il medesimo cielo italiano. Eppure l’agire, in particolare l’azione del Governo, dovrebbe consistere nello stabilire innanzitutto una connessione sentimentale con le sofferenze del Paese reale, rappresentate da Antonio e da centinaia di altre persone risucchiate nel vortice dell’invisibilità, per individuare risposte concrete da dare. Sarebbe importante recuperare questa dimensione e ridare senso e anima all’azione politica. Quando la politica smarrisce questa capacità di immedesimazione «finisce per trasformarsi in una causa di persone che lottano per una poltrona, per una sistemazione, per avere un posto all’ombra sicura del governo, trasformati in perfetti burocrati che spesso vivono alle spalle degli sforzi della loro nazione», sostiene José, detto Pepe, Mujica, ex presidente dell’Uruguay.

Oggi, chi lotta per le poltrone nel Palazzo astratto sottovaluta però la disperata determinazione del Paese reale che non è più disposto a trincerarsi dietro un rassegnato immobilismo, ed è pronto a rimboccarsi le maniche per uscire dalle tenebre oscure della drammatica situazione sociale, sanitaria ed economica nella quale è stato trascinato. Una “Comunità di invisibili” si sta mobilitando per mettersi in movimento, in una prospettiva collettiva, tenendosi per mano, e raggiungere l’obbiettivo dell’emancipazione, della libertà, della dignità, della giustizia e della felicità.

Il Paese reale si sta organizzando per prendere il proprio destino in mano (in una prospettiva di protagonismo partecipativo e popolare) visto che il Palazzo astratto è impegnato a mettere al sicuro unicamente il proprio futuro.

Questa palese rivelazione porterà ad azioni rivoluzionarie, perché la rivelazione senza rivoluzione è una vana decorazione della Storia. Il prossimo appuntamento della “Comunità degli invisibili” - che si terrà a Napoli il 30 gennaio, a partire dalle ore 11, presso i capannoni deserti della Whirlpool - vuol essere un tassello importante di un percorso che porterà le lavoratrici e i lavoratori del variegato mondo dell’invisibilità, come Antonio, ad aggregare e federare le energie del Paese reale.