Vaccini
Variante paura: il lungo elenco nei No Vax pentiti
Sono contro ogni cura e convinti sostenitori delle teorie più complottiste. Poi arriva l’ospedalizzazione e reagiscono tutti allo stesso modo
“Vaccinatevi tutti, salva la vita”. Questa frase è il minimo comune denominatore di chi ha scelto il pentimento, dopo un lungo periodo da No Vax. Non luminari di scienza, ma persone che fino al giorno prima di entrare in terapia intensiva sono state accanite sostenitrici di complottismi e teorie varie. La schiera di “redenti” si fa ogni giorno sempre più numerosa: madri e padri di famiglia, personale sanitario, medici. E ancora professori, giuristi, forze dell’ordine e semplici giovani. Sebbene la fascia d’età che abbraccia i più riluttanti sia quella dei cinquantenni, il panorama è molto vario. E i motivi che li portano in un primo momento a rifiutare le cure lo sono altrettanto.
Alcuni hanno un parente che purtroppo ha avuto effetti indesiderati (molti dei quali scientificamente privi di alcun nesso con il vaccino), altri si convincono con articoli sul web, altri ancora non hanno mai avuto una grande fiducia nella ricerca. Poi arriva il momento della verità. Quando finiscono in terapia intensiva affrontano il dolore della malattia e si ricredono.
“Non fate come me, questa malattia è un inferno”, questa è la frase che risuona come un mantra per ogni no vax che si pente di non essersi vaccinato. Tanti ringraziano da sotto il casco il personale medico che si è occupato di loro, ma sono ancora in molti a non farlo. Non è il caso di un uomo di 50 anni che ha lanciato un appello su Facebook: “Ho sbagliato, vaccinatevi. Non fatevi uccidere dalla malattia. Vaccinatevi.” dice il signore di Piacenza, dove le terapie intensive sono al limite, “Scegliete il vaccino che meglio ritenete opportuno. Ne avete di due tipi, quattro case farmaceutiche. Vaccinatevi, non è uno scherzo, di questo si muore.” . L’uomo, che aveva aspettato troppo perché non si fidava degli effetti del vaccino, ora ha provato in prima persona gli effetti del Covid19.
In Veneto, Lorenzo Damiano è solo uno dei tanti che hanno riconosciuto la gravità del Covid-19 (e delle sue varianti). «Ho passato tutto quello che dovevo passare. Vaccinatevi tutti, io lo farò», queste sono le parole dell’ex leader dei no vax veneti. 56 anni, era il numero uno di “Norimberga 2”, movimento con cui si era candidato sindaco a Conegliano. Il progetto, come lui lo definiva, aveva lo scopo di “ricreare un tribunale permanente nei confronti dei responsabili dei crimini di Stato ai tempi del Covid-19”. O ancora, “bisogna salvare la gente da un disegno mostruoso creato dalle élite e impedire il grande reset”. Un seguace di tutto ciò che fosse minimamente vicino alla cospirazione, insomma. Oggi ha cambiato idea dopo l’esperienza vissuta sulla propria pelle. In un’intervista al Mattino di Padova ringrazia il reparto di Vittorio Veneto, a distanza da una settimana dal ricovero.
Come afferma l’ex leader anti vax: «A volte bisogna passare per una porta stretta per capire le cose come sono». E per quella porta è passata anche Franca Petrucci. Lei il vaccino proprio non lo voleva fare. Dubbiosa, riluttante, scettica. Poi è stata ricoverata e su di lei hanno avuto un grande effetto positivo gli anticorpi monoclonali. Così, ha capito che le cure fai-da-te non funzionano. Perciò ha prima rivalutato l’efficacia delle terapie, e poi condannato le azioni dei no vax: «Ora sono pentita, avevo fiducia in loro, ma quella che chiedono non è libertà, tutt’altro». Un monito rivolto più agli insicuri che agli estremisti.
Da lei si passa alla maestra Sabrina Pattarello. Fino a prima del suo ricovero, a Treviso, la docente era famosa per essere una convinta No Vax e No Mask. Era stata denunciata perché si presentava in classe senza la mascherina, provocando la rabbia dei genitori degli alunni. Non aveva la qualifica per insegnare. In più, credeva ad ogni teoria complottista. Poi è finita in ospedale d’urgenza, tre settimane in terapia intensiva al Dell’Angelo di Mestre. La paura. Il rifiuto delle terapie tradizionali. Da accanita frequentatrice delle manifestazioni di piazza contro le misure d’emergenza si è dichiarata meno scettica nei confronti dei vaccini. «Penso che lo farò», ammette l’insegnante, «Voglio però informarmi bene sui diversi vaccini, quali reazioni provocano e quali sono i meno rischiosi».
Si unisce al coro Maria Paola Grisalfi, dal letto di un ospedale di Ribera (Agrigento). 56 anni, il suo discorso in un video pubblicato sui social è commovente. In lacrime, la donna invita tutti a fidarsi della scienza: «Vaccinatevi, perché io non l’ho fatto e ho rischiato la vita. Andate subito a farlo e fatelo tutti. È stato bruttissimo». Parole, queste, che si ripetono ad ogni sfogo. La consapevolezza è la migliore vittoria sulla sfiducia. E da Ribera si arriva a Marsala, come se il virus avesse sviluppato una nuova variante, particolare. Quella del pentimento e di una nuova consapevolezza. Il primo cittadino Massimo Grillo, in un post sulla sua pagina Facebook, ha raccontato la storia di un uomo cinquantenne che aveva scelto di non vaccinarsi. Una volta ricoverato, ha ammesso che «l’esperienza diretta conta più delle informazioni che ci arrivano da internet. Oggi dico a tutti di farlo».
Se per le persone comuni può essere facile abboccare alle bufale no vax, ciò non dovrebbe succedere per il personale sanitario. Il virus dello scetticismo si espande anche qui, tra chi definisce il vaccino “acqua di fogna” e chi fa addirittura il capo no vax. Il primo, Pasquale Bacco, medico e segretario nazionale della Fisi, ha detto che non ripeterebbe più frasi del genere e che non penserebbe mai più che le bare di Bergamo erano tutte vuote. Così, le grida sul palco ai comizi “contro la dittatura sanitaria” si sono trasformate in ammissioni razionali. Il secondo, Paolo Viviano, è operatore di ambulanze a Barletta. L'uomo gestiva su Facebook anche una pagina in cui diffondeva e ricondivideva materiale cospirazionista. Solo dopo aver visto centinaia di quarantenni salire sulle ambulanze, si è convinto che quello che gli accadeva intorno era tutt’altro che un complotto. E poi? «E poi ho capito che dicevo un sacco di stupidaggini - dice l’uomo - e oggi sono andato a vaccinarmi insieme a mio figlio».
«Non fate come me, ho rischiato di morire». «Ho sbagliato tutto, non fate come me». Gli appelli sono simili e provengono da due persone che hanno riconosciuto il loro errore. La prima è più conosciuta, perché pubblicata sui social dall’infettivologo Matteo Bassetti: il pentimento di Vincenzo, 48enne no vax convinto che ha detto: «il processo di recupero è molto lungo, spero possiate capire».
La seconda è la storia di un giovane vaccinato, Michele, che ora spera di convincere gli indecisi. Il suo più che antagonismo è stato un rimandare che si è ripetuto per troppo tempo. Come lui, tra le fila dei “temporeggiatori”, anche Eduard Nelson, dall’ospedale Maggiore di Bologna: «Io ho atteso e ho rischiato la vita, meglio sentire un po’ di dolore al braccio, ma eviterete la mia sofferenza».
Tubi, aghi, respiratori, flebo. Queste le uniche cose che riescono a vedere le persone in terapia intensiva, che ora a cuore aperto parlano a tutti coloro che ancora hanno dubbi. Tania Paggiaro, 48enne di Camposarpiero, lo ha capito dopo un’esperienza terribile durata 15 giorni nel reparto di Rianimazione. Non solo era una fiera No Vax, ma criticava tutte le misure di sicurezza, dalle mascherine al coprifuoco. La sua procrastinazione l’ha portata a vivere un incubo. Così, da convinta sostenitrice no vax è diventata uno sponsor per tutti gli indecisi. Tanto che la Usl Euganea le ha chiesto di testimoniare ciò che ha vissuto.
La fiducia nel vaccino fa breccia anche in Roberto, in terapia sub-intensiva all’interno dell’ospedale di Pesaro. L’uomo ha spiegato di aver preso con leggerezza l’entità del Covid-19. Nella speranza di riuscire ad affrontarlo da solo, si è ritrovato con una febbre ingestibile e subito dopo è stato portato di corsa in ricovero.
«Volevo affrontare la malattia con coraggio», diceva mentre pensava che il vaccino non servisse a nulla: «Ci affrontiamo io e te Covid». E ora parla pentito dal letto di un ospedale.
Stessa scena, città diversa. Trieste, che da quasi due mesi è sotto i riflettori per la rivolta dei portuali contrari al green pass. Eduard Ciobanu era in piazza con Puzzer, il capo della protesta triestina. Poi si è ritrovato solo, in ospedale. L’unico affidamento può riporlo nel personale medico.
«Non ci avevo mai creduto, ero rigido, pensavo fosse solo un’influenza», dice con gli occhi rivolti verso il basso, «ora ho i polmoni distrutti e sono pentito. Non sottovalutate il Covid».