Gino Strada, medico e fondatore della ong emergency, è morto il 13 agosto 2021 all'età di 73 anni. Nato a Sesto san Giovanni nel 1948, chirurgo di guerra per il comitato internazionale della croce rossa in scenari come l'Afghanistan e la Somalia, ha fondato Emergency nel 1994 con la moglie Teresa Sarti.
ll Canada e il Pakistan hanno avuto lo stesso numero di malati di Covid-19, circa 420 mila: mentre il Canada si è assicurato dosi sufficienti per vaccinare tutti i suoi cittadini quasi 5 volte, in Pakistan probabilmente solo una persona su 10 verrà immunizzata entro quest’anno. All’inizio di febbraio nel mondo erano stati vaccinati 108 milioni di persone; tra i Paesi più poveri soltanto la Guinea è riuscita a dare il via alle vaccinazioni per 55 abitanti. Proprio 55: non ho dimenticato neanche uno zero.
E se, con molte incertezze, i nostri piani vaccinali si propongono di raggiungere un’immunità significativa entro il 2021, i Paesi poveri arriveranno allo stesso traguardo non prima del 2023. La straordinaria mobilitazione della comunità scientifica internazionale ha portato alla messa a punto di alcuni vaccini contro il Sars-CoV-2 in tempi incredibilmente brevi. Sono il frutto di un enorme investimento di denaro - grazie anche a oltre 100 miliardi di dollari forniti dai governi - di competenze, di tecnologia e sono anche la dimostrazione che - nel mondo globalizzato in cui viviamo - condivisione degli obiettivi e collaborazione possono portare risultati formidabili. Eppure l’approccio alla pandemia come problema globale sembra essersi fermato qui.
Le nazioni ricche, dove risiede il 14% della popolazione mondiale, hanno finora opzionato il 53% dei vaccini più promettenti: Moderna e Pfizer-BioNTech. E se Oxford-AstraZeneca si è impegnata a fornire il 64% della sua produzione ai Paesi in via di sviluppo, si parla di dosi sufficienti a immunizzare al massimo il 18% della popolazione mondiale entro il 2022. Le norme sulla proprietà intellettuale garantiscono alle aziende farmaceutiche il monopolio della produzione e, di conseguenza, prezzi elevati: chi può pagare si aggiudica le dosi di cui ha bisogno mentre molti Paesi poveri non sono in grado neanche di entrare nella contrattazione.
La maggior parte di loro riceverà i vaccini attraverso il Covax, un’iniziativa di redistribuzione guidata dall’Organizzazione mondiale della Sanità, con tempi e quantità del tutto inadeguati al raggiungimento di un’immunità significativa in un periodo ragionevole. All’inizio di febbraio, mentre scrivo, Covax ha iniziato la distribuzione dei primi vaccini: l’obiettivo è fornire entro la prima metà del 2021 più di 330 milioni di dosi a 145 Paesi beneficiari. Per descrivere questa situazione qualcuno ha parlato di “nazionalismo vaccinale”; l’economista indiana Jayati Gosh ha usato l’espressione «apartheid vaccinale». Una rappresentazione decisamente più accurata. È accettabile questa discriminazione nell’accesso ai vaccini durante una pandemia che ha già causato oltre 2 milioni e 300 mila morti? È chiaro che l’obiettivo delle grandi aziende farmaceutiche non sia il miglioramento della salute pubblica, ma il profitto dei propri azionisti. Un’equa distribuzione di vaccini, però, è una questione di rispetto dei diritti umani e anche di lungimiranza. Se le vaccinazioni non procederanno speditamente e diffusamente ovunque, rischieremo che da qualche parte nel mondo si sviluppino altre mutazioni del virus che potrebbero rendere inefficaci i vaccini disponibili.
Il prolungarsi dell’epidemia causerebbe altre centinaia di migliaia di morti, soprattutto tra i più poveri e i più vulnerabili. Alla perdita di tante vite umane, si aggiungerebbero anche gli effetti di una enorme crisi economica: secondo uno studio commissionato dalla Fondazione per la ricerca della Camera di commercio internazionale (Icc), l’economia globale rischia di perdere fino a 9,2 trilioni di dollari se i governi non riusciranno a garantire l’accesso ai vaccini Covid-19 ai Paesi in via di sviluppo. La “People Vaccine Alliance" e “Right2cure. Nessun profitto sulla pandemia” sono coalizioni di attivisti e di organizzazioni internazionali - tra cui Emergency - che si sono mobilitate per un equo accesso ai vaccini contro il Covid-19. Perché il vaccino sia disponibile per il maggior numero di persone è indispensabile aumentare la produzione e abbassare i prezzi: un risultato che potrebbe essere raggiunto se le regole che tutelano la proprietà intellettuale venissero - almeno temporaneamente - sospese (come è previsto per le situazioni di emergenza anche dall’articolo 9 dell’accordo di Marrakech all’origine dell’Organizzazione Mondiale del Commercio), o se le farmaceutiche concedessero licenze ad aziende terze.
Non andrebbero in perdita: ci guadagnerebbero solo un po’ meno. Non sarebbe la prima volta che una grande mobilitazione internazionale riesce a influenzare decisioni in questo contesto. Negli anni ’90, i farmaci antiretrovirali erano prodotti negli Stati Uniti a un prezzo proibitivo per i malati del Sud del mondo. Più di 12 milioni di persone morirono in Africa in 10 anni per complicazioni legate all’Aids prima che si arrivasse alla produzione di trattamenti generici veramente accessibili: 100 euro l’anno contro i precedenti 10 mila. È solo grazie alle battaglie per i trattamenti generici, che oltre 20 milioni di malati nel mondo hanno la possibilità di curarsi.
L’accesso al vaccino contro il Sars-CoV2 è solo l’ultimo esempio di quanto la salute sia diventata sempre più un bene di mercato a disposizione del miglior offerente. Secondo l’Oms, già prima della pandemia, oltre metà della popolazione mondiale non aveva accesso alle cure di cui aveva bisogno. Parliamo di 3 miliardi e mezzo di persone. Anche quando questa pandemia sarà sotto controllo, dovremo continuare a lottare perchè la salute rimanga un diritto umano. Essere curati è un diritto universale e un bene comune, ed è conveniente per la società che venga tutelato nell’interesse di tutti: è una responsabilità pubblica che non può esser delegata all’intraprendenza privata né al mercato.
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I cittadini europei possono far sentire la propria voce e richiedere alla Commissione di rendere vaccini e cure anti-pandemiche accessibili gratuitamente. Personalità del mondo scientifico e organizzazioni sociali hanno dato vita all’Iniziativa dei Cittadini Europei No Profit on Eu pandemic. È necessario raccogliere un milione di firme da tutta la Ue. Per aderire: https://noprofitonpandemic.eu/. A livello mondiale, una coalizione di organizzazioni come Oxfam, Emergency e Frontline Aids, e di personalità come José Manuel Barroso, Joseph E. Stiglitz e Muhammad Yunus si è mobilitatata per garantire “vaccini per tutti in ogni parte del mondo”. La People Vaccine Alliance chiede ai governi e all’industria farmaceutica di sospendere i brevetti sui vaccini, garantire che questi siano venduti a un prezzo abbordabile in tutti i paesi del mondo. Per seguire la campagna: https://peoplesvaccine.org/