Un viaggio nei misteri del delitto del poliziotto Antonino Agostino e della moglie Ida Castelluccio. Un racconto che parte dalla stele di Capaci, il monumento in ricordo della strage Falcone, e dalle parole di Vincenzo Agostino, il padre che da 32 anni non si taglia la barba in attesa che venga fatta giustizia sulla morte per mano mafiosa del figlio. Nei giorni scorsi è arrivata la sentenza che condanna in primo grado all’ergastolo il boss Antonino Madonia per il delitto. Ma i misteri, e i nodi da sciogliere, su questa vicenda sono tanti. E Agostino continua a non tagliarsi la barba perché «troppi sono stati i depistaggi».
Ad approfondire questa storia di mafia è adesso un racconto lungo su Agostino in tre puntate podcasts su Audible, scritto dal giornalista Gaetano Pecoraro insieme ad Alessia Rafanelli. Un racconto che attraverso tre personaggi, il padre Agostino, la voce di Giovanni Falcone e un misterioso agente dei servizi segreti, entra nel cuore di una vicenda che in sé raccoglie la Palermo dei misteri, della mafia, dei depistaggi, della giustizia negata.
Pecoraro entra in punta di piedi a casa Agostino e racconta questa storia dall’intimità della famiglia, cercando le testimonianze, e le voci di tanti colleghi di Agostino, ma anche di tanti inquirenti, alcuni noti altri sconosciuti, che raccontano al giornalista versioni dei fatti sconcertanti. «Da 32 anni ci si interroga ancora dell’eccidio di un poliziotto e della moglie», dice Pecoraro, che ha intervistato poliziotti, avvocati e testimoni diretti di quegli anni e della vita di Nino D’Agostino. Poliziotto in servizio nel commissariato San Lorenzo nel pieno della guerra di mafia tra i Corleonesi e i vecchi boss, mentre stava nascendo il primo pool antimafia guidato da Rocco Chinnici con Paolo Borsellino e Giovanni Falcone. La voce di Falcone, ripresa da Pecoraro, fa da narratore della battaglia e dei veleni nel Palazzo di Giustizia.
Giuseppe Galatolo depone al processo parlando dei collegamenti tra la mafia e i servizi segreti, con soffiate su eventuali retate da parte di polizia e carabinieri. Ed è la pista dei servizi segreti che segue il giornalista per raccontare il delitto Agostino. «Nino Agostino inizia ad avere sospetti su alcuni colleghi del commissariato che forse facevano il doppio gioco», dice un testimone. Sospetti arrivati poco prima dell’attentato all’Addaura al giudice Falcone. Attentato fallito. Dice il boss Vito Galatolo: «Dietro quell’attentato c’erano pezzi di servizi segreti». Intanto secondo gli inquirenti Falcone avrebbe visto, poco prima dell’attentato all’Addaura, il poliziotto Agostino. Poco dopo ucciso dalla mafia. Al funerale andrà lo stesso Falcone, dicendo che a Nino deve la vita.
Agostino è solo una parte della serie “Armisanti” curata da Pecoraro. Nove episodi prodotti da Dopcast per Audible da 40 minuti circa per ricostruire e approfondire le vicende e gli omertosi segreti che si celano dietro a quattro casi simbolo delle spietate logiche con cui ha agito la mafia in Sicilia. Le vite di quattro persone comuni si incrociano con quelle di cinque temibili boss di Cosa Nostra: Bernardo Provenzano, Tommaso Buscetta, Gerlando Alberti jr, Matteo Messina Denaro e Antonino Madonia. Gli episodi sono disponibili su Audible, società di Amazon.
«Armisanti è frutto di una serie di inchieste - dice Pecoraro - alcune delle quali iniziate anni fa, e che ho costruito per strada, incontrando i parenti delle vittime di mafia e i mafiosi stessi, un'esperienza indimenticabile e molto forte. Ma Armisanti è anche una indagine sociologica, che nasce da un vecchio culto popolare siciliano, un culto dei morti - gli armisanti sono appunto le anime sante - che offre una chiave di lettura più profonda del fenomeno mafioso e della Sicilia».