Il tutto è più della somma delle sue parti? La domanda filosofica si pone da tempo e ormai sappiamo di sì. La risposta è sì ogni volta che qualcosa – l’acqua o la mente, le radici delle piante o gli sciami di uccelli, e perché non il corpo politico, i corpi politici – presenta proprietà, o comportamenti, che non potremmo prevedere studiando i suoi singoli componenti, che siano molecole o cellule, singole piante o animali.
Comportamenti emergenti, imprevedibili. Di stormi di tordi, transazioni di borsa, reti sociali. Separazione, allineamento, coesione. Intelligenze naturali, intelligenze artificiali.
Non c’è niente di mistico, parliamo di complessità. Di comportamenti complessi. Di intelligenza in qualche modo anche collettiva. E magari di libertà, se tutti insieme inventiamo qualcosa di più di quello che potremmo inventare da soli. Una democrazia?
Irriducibilità a proprietà di base, imprevedibilità dal punto di vista epistemologico, inspiegabilità concettuale, ecco le caratteristiche che emergono da un sistema complesso. Improvvisamente, qualcosa di nuovo.
Vita, mente e coscienza, democrazia – esempi di qualcosa in più della somma delle parti? L’essere acqua dell’acqua, come scriveva nel 1868 Thomas H. Huxley, il biologo amico di Charles Darwin, il suo stato liquido che muta continuamente forma, gorgoglia e luccica…. L’acqua che messa sul fuoco bolle, che risente del tempo atmosferico e diventa ghiaccio o vapore, è qualcosa che non potremmo dedurre, non facilmente almeno, dalle singole proprietà dell’idrogeno e dell’ossigeno. Be water, my friend…
Non bisogna estendere senza farsi – altre, ulteriori – domande, alla società le spiegazioni tratte dalla natura, e viceversa, lo sappiamo. Anche perché i confini tra natura e cultura non sono mai una linea retta tracciata nel deserto, piuttosto una zona grigia, una costa frastagliata, un’Area 51.
Dobbiamo prepararci a restare sempre sorpresi, le proprietà emergenti aprono la porta dell’imprevedibile. Nel bene e nel male, anche in politica.