Mentre si allunga la lista dei comuni di destra che gli rifiutano il gesto di solidarietà, i giudici egiziani hanno deciso per l’ennesima estensione della pena per l’attivista in custodia cautelare

Mancano pochi giorni al suo 30esimo compleanno, ma Patrick Zaki dovrà rimanere ancora in carcere in Egitto. Martedì 1° giugno è andata in scena l’ultima udienza farsa dove i giudici hanno stabilito altri 45 giorni di custodia cautelare per lo studente dell’università di Bologna.

Non sono bastati gli appelli di molti partiti politici e associazioni in Italia, non è bastata la mozione approvata dal Senato per la cittadinanza italiana lo scorso aprile e neanche la concessione della cittadinanza onoraria da parte di molte città del Belpaese. Le parole a suo favore sono state tante ma la solidarietà a volte non basta. E c’è un altro lato della medaglia. Molti comuni governati dalla destra hanno rifiutato di compiere il gesto  formale nei confronti di Zaki. L’ultimo caso è quello di Treviso, il cui comune, nella giornata di lunedì 31 maggio, gli ha negato la cittadinanza onoraria. 

La mozione era stata avanzata dall’opposizione con le firme dei consiglieri del Partito Democratico Antonella Tocchetto e Stefano Pelloni. «Dobbiamo scongiurare in qualsiasi maniera un altro caso Regeni. Zaki è imprigionato in un carcere egiziano senza motivo». Erano state le dichiarazioni al momento della proposta. Come risposta all’iniziativa, però, la maggioranza ha presentato, a pochi minuti dalla conclusione del consiglio comunale, un altro ordine del giorno paragonando il caso a quello di Marco Zennaro, un imprenditore di Venezia fermato e arrestato in Sudan con accuse poco chiare. Il risultato è che la mozione per il 29enne è stata bocciata, con il voto decisivo dei rappresentanti della Lega, lasciando il posto a una sterile dichiarazione di vicinanza a Zaki.

 

La prima firmataria Tocchetto è affranta: «Era un segnale forte da dare. Sono anni che faccio il consigliere comunale ma una cosa del genere non me l’aspettavo. La motivazione del rifiuto dei leghisti è stata penosa». Sul caso Zennaro è chiara: «Hanno accomunato due vicende completamente diverse e hanno svilito sia l’una che l’altra, è stata una dimostrazione che non si ha il minimo concetto dei diritti umani». E Tocchetto ha lanciato un messaggio pure a Roma: «Trovo terribile che il governo italiano non riesca a smuovere le cose».

 

Il 16 giugno Zaki compirà 30 anni e per l’occasione Amnesty, Sardine, Comune e Università di Bologna, hanno promosso una mostra a Bologna dal titolo “Patrick patrimonio dell’umanità”. Un’esibizione, allestita nei portici di San Luca, in cui verranno esposti i volti, le storie e le esperienze di 50 “prigionieri di coscienza” di 13 paesi diversi: dalla regista egiziana Sanaa Seif, al tristemente celebre Aleksei Navalny in Russia, passando per Ahmadreza Djalali in Iran accusato di spionaggio e a rischio esecuzione. Tra loro, ovviamente, anche Patrick Zaki.

Solo qualche giorno fa la madre e la fidanzata hanno potuto fargli visita in carcere, dove lo studente ha dichiarato di aver scritto una lettera a Liliana Segre per ringraziarla per l’appoggio e per l’affetto dimostrato. La senatrice italiana, infatti, si era recata in Senato proprio per votare a favore della mozione il 14 aprile. La lettera, però, Zaki la vuole recapitare di persona a Segre, mentre ha consegnato alla madre e alla fidanzata due regali fatti personalmente “scolpendo” del sapone in prigione.

Il regime di Al Sisi lo ha messo in carcere il 7 febbraio del 2020 come dissidente, accusato con prove controverse di aver diffuso false notizie sul governo egiziano e per aver alimentato le proteste e la violenza contro le istituzioni. Da lì in poi nessun vero processo, solo libertà negate a colpi di rinvii e prolungamenti di detenzione.