L’appello “100 città con Patrick” per sostenere lo studente incarcerato ingiustamente dal regime di Al-Sisi raccoglie molte adesioni. Ma anche rifiuti brucianti e immotivati. Dalla provincia di Pescara a Genova

Racconta all’Espresso Paolo Pratense: «Sono un ragazzo di Città Sant'Angelo, in provincia di Pescara, presidente di circolo del locale Pd. Ho 26 anni. Martedì, attraverso i nostri consiglieri comunali, abbiamo deciso di presentare una mozione per conferire la cittadinanza onoraria a Patrick Zaki. Un atto dovuto e sentito, perché Patrick è un giovane come noi, come canterebbe Venditti, e soprattutto perché Città Sant'Angelo è Medaglia D'Argento al Merito Civile. Alla fine della Seconda guerra mondiale fummo, infatti, definiti "il paese della gente buona", per lo spirito di solidarietà e sostegno agli internati del campo di internamento presente in zona».

 

Paolo non si capacita, si dispera: «L'amarezza è tanta, le lacrime scendono, non possiamo accettare questa ingiustizia». La loro proposta, nata raccogliendo l’input di Sinistra italiana, è stata, infatti, rigettata. Il sindaco della coalizione di centrodestra che guida il borgo abruzzese l’ha bocciata, con queste motivazioni: «Allora dovremmo darla anche ai duemila detenuti italiani sparsi nel mondo. Non avrebbe senso».

 

Sono diversi i comuni che hanno rifiutato di aderire all’iniziativa “100 città con Patrick” e a quella, più recente, lanciata dall’Ali, la Lega per le autonomie locali di cui è presidente Matteo Ricci, il primo cittadino dem di Pesaro. Un percorso a doppio binario, che vede tra i suoi promotori anche l’organizzazione no-profit Go Fair, il gruppo Station to Station, il comune e l’università di Bologna e Amnesty International.

 

Da un lato, si mira a tante cittadinanze onorarie, su scala comunale, per l’attivista e ricercatore egiziano che studiava a Bologna, segregato da oltre un anno, per colpa delle sue sole idee, nelle carceri-lager del regime di Al Sisi; dall’altro, l’obiettivo di fondo è di arrivare a assegnargli una cittadinanza italiana tout-court, valida a livello nazionale. Corre in quest’ultima direzione la petizione lanciata su change.org, che ha avuto fin qui 180 mila firme. Ed è indirizzata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ma di questo vi diremo più avanti.

 

Torniamo, intanto, ai campanili anti-Zaki. Tutti di centrodestra. La ferita che brucia di più è quella di Genova. A fine febbraio, la prima giunta comunale non di centrosinistra della sua storia ha risposto picche: «In questo momento non abbiamo elementi sufficienti di conoscenza sulla sua vicenda, e non ci sono legami particolari con Genova» ha affermato il sindaco Marco Bucci. Gli ha controbattuto l’Anpi: «Si informi, sindaco. Chieda ai suoi collaboratori, se non ne ha il tempo, di farle avere una ricca rassegna stampa sulla vicenda Zaki. Sul cosa significhi, per aver scritto qualche frase di condanna del regime egiziano sui social, finire in carcere accusati di terrorismo. Si renderà conto che non c’è differenza su quello che è successo, durante la Resistenza, a tanti antifascisti».

 

Un film analogo è andato in scena nei giorni scorsi a Senigallia. Cassata la mozione per la cittadinanza onoraria a Patrick avanzata dalla minoranza di centrosinistra. Una consigliera della Lega ha specificato così il suo no: «È un’operazione di facciata, inutile per lui stesso, non serve alla sua liberazione».

 

E nelle ultime ore è accaduto lo stesso a Bellaria Igea Marina, in provincia di Rimini. Dove l’amministrazione a trazione centrodestra ha sentenziato freddamente: «Il diritto alla vita e alla libertà va difeso sempre, non serve avere un eroe da strumentalizzare, ma occorre perseguire la libertà della persona, in tutte le circostanze, in Italia e nel mondo ovunque sia negata. La cittadinanza onoraria comunale che oggi si chiede di conferire a uno studente dell’Alma Mater arrestato al ritorno nel suo paese, l’Egitto e tuttora, dopo oltre un anno dall’arresto, in detenzione preventiva, è un atto amministrativo che il consiglio comunale può conferire a una persona ritenuta legata alla città per il suo impegno, le sue opere, distintasi particolarmente in campo sociale, culturale per una serie o un singolo atto». «Non sussistono le motivazioni per un accoglimento», c’è scritto in una lapidaria nota del settembre 2020 del comune di San Vito Lo Capo, in Sicilia, in risposta all’iniziativa del Pd.

 

Il grosso delle nostre città marcia, tuttavia, compatto intorno a Zaki. A cominciare dalle grandi. A colpi di ordini del giorno approvati spesso all’unanimità. Bologna in primis, e Firenze, Bari, Milano, gli hanno accordato quest’onorificenza dal potente peso simbolico. Due giorni fa ha preso la medesima decisione Ferrara. E poi, tra le ultime, Molfetta in Puglia, Capaci e Messina in Sicilia, Vezzano Ligure in Liguria, Imola in Emilia Romagna, Procida (capitale italiana della cultura nel 2022) in Campania. E parecchie altre.

 

E mancano appena ventimila firme al quorum prefissato dagli artefici della petizione online rivolta a Mattarella. Ne riproduciamo un estratto: «Noi italiani abbiamo già dovuto subire schiaffi morali con il caso Giulio Regeni, che a tutt'oggi lascia l'amaro in bocca per il trattamento subito a qualsiasi livello. Chiediamo che il nostro paese, che nel frattempo continua a fare affari di ogni genere con L'Egitto, dia un segnale fortissimo: la concessione a Patrick della cittadinanza italiana per meriti speciali. Sappiamo che è una procedura tortuosa che deve superare parecchi iter burocratici, ma con un gesto super partes potrebbe essere applicata. Noi vogliamo che dalle parole si passi ai fatti. Vogliamo una unione di intenti a livello politico che superi le divergenze e dia un segnale forte. Il tempo è sempre più scarso, non abbandoniamo Patrick».

 

Decine di parlamentari, per lo più del partito democratico ma anche diversi esponenti di Liberi e uguali, del movimento 5 Stelle, del gruppo misto e tre di Forza Italia, hanno raccolto l’appello e depositato due mozioni, la seconda delle quali è stata presentata in Senato, prima firmataria Liliana Segre.

 

La palla passa adesso al ministro degli interni. La legge 91/92 permette di riconoscere a uno straniero la cittadinanza italiana con un decreto del presidente della Repubblica, firmabile dopo aver sentito il Consiglio di Stato e un'apposita deliberazione del Consiglio dei ministri. La ratio e la formula potrebbe essere quella degli «eminenti servizi resi all’Italia, o quando ricorra un eccezionale interesse dello Stato».

 

Perché è davvero un nostro supremo interesse esercitare sempre più pressione sul palcoscenico internazionale, accogliendolo ufficialmente tra i nostri concittadini. È una questione di valori universali non negoziabili, di umanità. Patrick, detenuto senza biglietto di ritorno, è un prigioniero di coscienza e solo per questo rischia 25 anni di galera all’egiziana. I nervi, la morte materiale e civile tutti i giorni. Non lasciamolo mai solo: lottando per liberare questo ragazzo della generazione Erasmus dal sorriso radioso e il volto buono, lo faremo per la libertà e la civiltà di tutti noi. E non soltanto onoraria.