Finalmente lo Stato è riuscito a sovvenzionare le attività di un artista musicale di rapida e fulgida carriera che in un decennio si è formato e si è consacrato nei più prestigiosi teatri d’opera d’Italia: Alvise Casellati, il direttore d’orchestra, il figlio di Maria Elisabetta Alberti Casellati, la presidente del Senato. Con un investimento di oltre 30.000 dollari, attraverso l’Istituto italiano di cultura di New York, lo Stato si è conquistato il merito e l’onore di finanziare non un concerto, quello è ancora un’aspirazione, ma le prove generali di un concerto del maestro Casellati e dei suoi cantanti. Il filmato è ancora disponibile sulla pagina dell’Istituto su Youtube e ha già deliziato qualche decina di appassionati.
Ogni anno da quattro anni, ben sostenuto da diverse multinazionali italiane, il maestro Casellati si esibisce a New York oppure a Miami, davanti a un pubblico non pagante, con un classico repertorio italiano, brani di Giacomo Puccini, Giuseppe Verdi, Gaetano Donizetti, Gioachino Rossini. La manifestazione, organizzata da «Central Park Summer Concerts» di cui Alvise è presidente, si intitola «Opera italiana is in the air».
Quest’anno il maestro Casellati ha omaggiato la rinascita dopo la pandemia e il tenore Enrico Caruso nel centenario della scomparsa. Così l’Istituto italiano di cultura di New York, che dipende dal ministero degli Esteri, si è fiondato sull’evento. Il direttore Fabio Finotti, alla vigilia del concerto che si è tenuto il 28 giugno a Central Park, ha ospitato nella sede dell’Istituto un’ora e mezza di lezione a imprecisati allievi del maestro Casellati con i soprani Gabriella Reyes e Jennifer Rowley e il tenore Stephen Costello. Il gruppo ha intonato un paio di arie e il maestro Casellati ha insistito parecchio con la giovane Reyes sull’esigenza di non far vibrare troppo la voce su «Oh mio babbino caro» come ha insegnato Maria Callas. Poi unanime commozione per «Core ‘ngrato».
Quando L’Espresso ha contattato l’Istituto italiano di cultura di New York, il direttore Finotti ha rivendicato la sua impresa, cioè di aver ottenuto «senza il versamento di alcuna somma» che il concerto venisse dedicato a Caruso, «il tutto in collegamento con il ministero della Cultura e col comitato Caruso ivi insediato per celebrare il centenario della morte del tenore che - come lei sa - è un'icona dell'italianità negli Stati Uniti». Chi non sapeva, però, erano proprio il ministero della Cultura e il comitato Caruso ivi insediato. E non li si può biasimare. Poiché il programma ufficiale per le celebrazioni di Caruso è stato presentato al teatro San Carlo di Napoli il 6 luglio con il ministro Dario Franceschini e Franco Iacono, presidente del comitato. «Noi non c’entriamo nulla con New York. Ci hanno soltanto chiesto l’utilizzo del nostro logo e non me ne sono neanche occupato io», racconta Iacono, già deputato socialista e assessore regionale.
Finotti ha sempre quasi confermato e quasi negato una partecipazione economica. Ha quasi risposto. Finché L’Espresso ha chiesto se l’Istituto avesse utilizzato del denaro pubblico per registrare quella lezione – viene chiamata «Masterclass» – in cui il direttore Finotti siede accanto al concittadino maestro Casellati (entrambi sono di Padova) e Reyes e colleghi scaldano le corde vocali prima del concerto di Central Park. A quel punto Finotti ci ha comunicato, in terza persona, di essere in congedo e di rivolgerci alla segreteria dopo il 22 agosto.
Per fare chiarezza, prima che il video raggiungesse le cento visualizzazioni in trenta giorni, L’Espresso ha ricavato le informazioni in altro modo. E dunque l’Istituto italiano di cultura di New York, a parte i costi fissi per le riprese di Awen Films, ha speso 30.000 dollari per ingaggiare Reyes, Rowley e Costello. Una cifra considerevole per la prestazione artistica dei cantanti e per le risorse di solito utilizzate. In passato per un concerto dal vivo, durante il mandato di Giorgio Van Straten, l’Istituto ha impiegato non più di 1.500 dollari.
Rowley e Costello hanno fama internazionale e perciò si sono divisi gran parte dei compensi, mentre Reyes si è accontentata di 5.000 dollari per un intenso ripasso di «Oh mio babbino caro». Alessandro Ariosi di Ariosi Management è l’agente del soprano Rowley e anche del maestro Casellati (non retribuito per la lezione). Stavolta Ariosi, come i rappresentanti di Costello, non ha dovuto gestire complesse trattative o pratiche burocratiche. Perché l’Istituto italiano di cultura di New York si è riferito a Casellati per i contratti dei suoi cantanti. Basta poco, un sorriso. Viva Caruso: «Era lu tiempo antico/pe mme lu paraviso/ca sempre benedico/pecchè cu nu surriso/li bbraccia m’arapive».