L’attacco sferrato dagli Usa sugli obiettivi nucleari in Iran – nella notte del 22 giugno - ha regalato a tutti un risveglio di dubbi, ma purtroppo non si è trattato solo di un brutto sogno.
E a pochi giorni dall’apertura del nuovo fronte bellico, il conflitto tra Israele e Iran continua ad alimentare una tempesta digitale di disinformazione, basata su contenuti falsi generati con l’Intelligenza artificiale.
Ia e propaganda
L’opinione pubblica internazionale oggi si forma e si informa online. E non è rimasta inerme quando i social sono stati invasi da video, immagini e ricostruzioni visive che raccontano il presunto dominio militare iraniano. Nella lettura che del fenomeno ha dato l’Occidente c’è chi ha reagito con paura, chi con distacco, chi con attenzione come BBC Verify, il servizio di ‘AI checking’ che ha dimostrato quanti e quali video siano stati manipolati digitalmente o generati con l’uso di IA. Fra i ‘falsi’ che hanno ottenuto più seguito, diventando virali, ci sono video di attacchi a Tel Aviv, immagini di jet F-35 distrutti e clip notturne che ritraggono missili in volo o esplosioni. Ma è tutta propaganda politica basata su “fake news”, video anche ripresi da videogiochi o vecchi archivi, diffusi in rete come cronaca di questi giorni.
L’F-35 abbattuto
“L'Iran ha abbattuto un caccia F-35”. Si legge su uno dei profili che ha condiviso l’immagine, risultata poi generata con AI. Il testo continua “La notizia è stata confermata da alcune immagini. Fate ciò che volete con questa informazione, ma ricordate: se lo vedete su Internet, allora è successo davvero!”.
La scena che ‘racconta’ l’abbattimento dell’aereo israeliano di ultima generazione l’F-35 realizzato dall’industria bellica americana – non passa il vaglio del fact checking di BBC Verify. E le immagini generate con AI, dopo un primo momento di legittimo sgomento – si raccontano da sole all’occhio ormai abituato a individuare ‘l’inganno artificiale’, che in questo caso è rappresentato anche dalle auto e dai convogli sullo sfondo, che sono molto più piccoli e senza prospettiva rispetto alle persone presenti sulla scena del presunto aereo abbattuto.
Propaganda bilaterale
E Israele risponde con la stessa moneta. In tema di manipolazione digitale sono stati individuati diversi account filo-israeliani impegnati ad alimentare la ‘confusione mediatica’, condividendo vecchi video di proteste in Iran, presentandoli però come manifestazioni attuali contro il governo e a favore delle azioni militari israeliane. I contenuti falsi hanno avuto un’enorme eco, totalizzando decine di milioni di visualizzazioni e alimentando narrazioni polarizzate.
Guerra mediatica
L’AI è stata utilizzata in maniera strategica e sistematica nel corso di un conflitto armato. Gli account più attivi pubblicano su X (ex Twitter), TikTok e Instagram contenuti sensazionalistici e, spesso, completamente inventati. La ‘spunta blu’ dovrebbe essere garanzia di ‘account credibile e certificato’, ma la ritroviamo anche su molti dei profili “truffa”, e questo genera confusione. Perentori e autoritari nel ‘tone of voice’ delle comunicazioni, inducono molti utenti a considerarli fonti affidabili, quando in realtà la loro provenienza è oscura, e la scarsa trasparenza sull'identità degli amministratori di questi account solleva ulteriori interrogativi.
Social inefficaci contro le fake news
Le piattaforme social provano a reagire nel contrastare il fenomeno, ma sono lente e poco efficaci. Per fare un esempio citeremo il chatbot Grok – integrato su X – che ha addirittura confermato come autentici alcuni video rivelatisi poi falsi. Le aziende che gestiscono i social media dichiarano di essere attivamente impegnate nel contrastare la disinformazione, ma gli strumenti adottati sembrano insufficienti rispetto alla portata del fenomeno, mentre governi e media tradizionali si trovano a dover ‘rincorrere’, e a volte smentire, la forza della narrazione digitale.
Disinformazione virale
Gli utenti comuni spesso condividono i contenuti ‘fake’ se li ritengono coerenti con le proprie convinzioni politiche, o perché attratti dal forte impatto visivo. Le dinamiche psicologiche e sociali alla base della viralità online favoriscono la diffusione di messaggi estremi, sensazionalistici o identitari, rendendo i social media un terreno fertile per la manipolazione dell’opinione pubblica. E’ qui che il conflitto Israele-Iran segna un punto di svolta: non solo per la dimensione militare, ma anche per la battaglia sull’informazione, dove l’intelligenza artificiale ha dimostrato di essere un’arma potentissima e, al momento, non sempre sotto controllo.