L’Italia è sotto la media europea in sei indicatori su sette tra quelli identificati come chiave dalla Commissione europea

Inizia il terzo anno scolastico graffiato dal Covid, che ha messo a dura prova il rigido e per molti versi obsoleto impianto della scuola italiana: trasmissivo, disciplinarista, organizzato burocraticamente. Va ridisegnato. Ce lo dice l’esperienza quotidiana di chiunque entri in una scuola, e ce lo dicono i dati: su 7 degli indicatori chiave identificati dalla Commissione europea, l’Italia è sotto la media Ue in ben 6 (Rapporto “Education and training monitor 2020”). Deprimente. L’istruzione rappresenta invece il volano che può rilanciare l’Italia. Inclusione, personalizzazione e digitalizzazione sono le parole chiave della scuola che sogniamo, che è anche il titolo di un’inchiesta permanente di Tuttoscuola alla scoperta delle migliori pratiche scolastiche, che purtroppo non fanno sistema.


Il dramma della pandemia poteva rappresentare anche l’occasione per ridefinire il mandato della scuola, il modo di realizzarla e lo stesso utilizzo degli spazi fisici. Si sono investiti 4 miliardi di euro tra banchi a rotelle, “personale Covid”, e tanti soldi a pioggia alle scuole. Non si è colta ad oggi l’opportunità di avviare interventi strutturali, tra cui l’eliminazione progressiva e permanente delle “classi pollaio”, che affligge la scuola italiana da molti anni, ma per la quale non si è fatto mai nulla.

 

Inchiesta
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3/9/2021

Perché è importante eliminare le classi pollaio? La riduzione della numerosità delle classi può favorire il distanziamento (e quindi la sicurezza), ma anche una più funzionale organizzazione della didattica. E qui serve il coraggio di cambiare paradigma, di andare verso una scuola su misura, basata sulla personalizzazione dei piani di studio, con una didattica individualizzata, flessibile. Una scuola che valorizzi le attitudini e le potenzialità di ognuno, che sappia apprezzare le diversità e riconoscere la multiformità delle intelligenze.

 

Ma questo non si può fare con 30 alunni per classe, dove salta la possibilità di una vera relazione, e neanche con le classi rigide alle quali siamo abituati, bisognerebbe lavorare per gruppi di apprendimento ridotti, eterogenei e variabili. Le conseguenze di un insegnamento scarsamente personalizzato ricadono soprattutto sui ragazzi più fragili. Diventa difficile coinvolgerli, motivarli.

 

L’eccessivo numero di studenti nelle classi rappresenta, quindi, un fattore che può incidere sui bassi livelli di apprendimento, anticamera degli abbandoni scolastici.