Pioggia di recensioni negative, insulti in rete, minacce. Da Nord a Sud tanti piccoli esercizi subiscono l’aggressione (per fortuna quasi esclusivamente digitale) dei no vax. “Il nemico è il Covid-19, non il vaccino”

«Che schifo di gente c'è al mondo discriminazione siamo tornati ai tempi di Hitler e voi li assecondate pure vi dovete vergognare». «Nazisti». «Vergognatevi, vi auguro il fallimento». Sono questi alcuni dei commenti lasciati sotto il post di Amelio Fantoni, chef e proprietario del ristorante Buonumore di Viareggio, che secondo i suoi haters non doveva proporre lo sconto del 10% ai clienti muniti di green pass. «Il problema nostro non è la certificazione verde ma il Covid19 e se per colpa del virus dobbiamo chiudere di nuovo siamo rovinati. Ho scritto quel post perché volevo dialogare con gli altri ristoratori. Si immagini il messaggio positivo che avremmo dato se tutta la Versilia si fosse unita. Chiedere il green pass è un obbligo, ho pensato di trasformarlo in un’opportunità». Fantoni ha la voce arzilla mentre racconta che nel Sessantotto aveva vent’anni, «sono un disobbediente nato ma col tempo ho capito che cercare una bandiera per narcotizzare i miei disagi non ha senso. Che significato ha cercare un nemico quando il problema resta?»

 

 

Il proprietario del ristorante di Viareggio non pensava di diventare per qualcuno un eroe, per altri un nemico da minacciare, altrimenti non avrebbe scritto quel post «il mio locale è quasi completamente all’aperto, volevo solo dare un segnale». Il messaggio positivo per molti utenti c’è stato - sono tanti i nuovi clienti che hanno deciso di frequentare il Buonumore per la sua presa di posizione – ma è anche entrato a far parte della lista delle attività che i “no green pass” cercano di boicottare.

 

Un movimento che in queste settimane ha trovato su Telegram uno dei suoi canali privilegiati per comunicare e organizzarsi. «Segnalate chi chiede lasciapassare. Scriviamo recensioni negative» si legge nelle decine di gruppi in cui gli utenti si scambiano opinioni a proposito della certificazione verde. Ci sono due mappe a disposizione dei fruitori, quella degli esercenti da evitare, suddivisa per regioni, e quella di chi - palestre, studi medici, piscine, bar e ristoranti - lascia entrare i clienti anche se sprovvisti di green pass. 

 

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Le segnalazioni arrivano da tutta Italia proprio come i commenti sulle pagine social dei ristoranti che hanno scritto post pro-vaccino. La maggior parte sono di persone che non sono mai state nei locali che, infatti, descrivono sommariamente.

 

«Hanno scritto che il cibo nel mio locale non è buono ma io offro solo drink ai miei clienti. Ho ricevuto più di mille recensioni negative in meno di dieci ore» racconta Cinzia Orabona, proprietaria dell’enoteca Prospero di Palermo, un open space in cui libri, vino e musica convivono. «No Vax, no drink» ha scritto Orabona sulla pagina social dell’enoteca lo scorso luglio, prima ancora che la richiesta del green pass per accedere all’interno dei locali divenisse obbligatoria. «L’ho fatto perché il numero dei contagi in Sicilia stava crescendo mentre quello dei vaccinati era molto basso. Immaginavo che saremmo tornati in zona gialla, come poi è successo. Volevo dare il mio contributo per migliorare la situazione». Sotto la foto del messaggio affisso sulla vetrata è piovuta una pioggia di commenti. «Mi sono spaventata e ho fatto denuncia alla polizia. Ho perfino pagato una persona per garantire la sicurezza del mio locale perché c’è stato anche chi voleva spaccarmi la vetrina». Per fortuna non è successo nulla all’enoteca Prospero: nessun atto di vandalismo e nessun atteggiamento scortese da parte dei clienti all’ingresso. 

 

La valanga di recensioni “punitive” dei no vax è un problema anche per TripAdvisor, il sito di recensioni di hotel e ristoranti, tanto che gli amministratori hanno deciso di bloccare i commenti che non avevano niente a che fare con cibo e location. «Abbiamo fatto dei passi in avanti per prevenire il flusso delle “non-first hand reviews”, cioè quelle scritte da utenti che non hanno avuto un’esperienza diretta con la struttura che stanno recensendo, ricevute perché implementano le regole Covid» spiega Fabrizio Orlando, direttore delle Relazioni Istituzionali di TripAdvisor. Una misura che però riesce ad arginare solo in parte il fenomeno. 

 

Il problema della perdita di reputazione online per queste attività resta infatti centrale. «Non si sono verificati episodi spiacevoli nel chiedere la certificazione verde ai clienti, se non quelle logistiche relative al controllo. Il problema è stato sul web», si sfoga la proprietaria della caffetteria Signore & Signori di Treviso. I titolari e il personale dei locali in Piazza dei Signori, stanchi di essere penalizzati dalle manifestazioni contro il green pass che si sono svolte per più weekend proprio di fronte alle loro attività, hanno indetto una protesta alla fine di agosto chiedendo di poter tornare a lavorare regolarmente. Subito dopo i profili social dei locali si sono riempiti di commenti negativi, spesso veri e propri insulti o minacce. «Non vogliamo ledere la libertà di manifestare di nessuno - conclude la proprietaria della caffetteria - ma chiediamo che anche il nostro diritto di lavorare venga garantito».