I due Paesi fanno scelte simili in diversi settori, dalla necessità della scuola in presenza, al modello 2G (vaccinati o guariti) per accedere a diverse attività. Ma è il dibattito sull’obbligo vaccinale a delineare le maggiori differenze

La variante Omicron, estremamente contagiosa, spinge in alto i contagi e mette alla prova le misure introdotte per contenere la pandemia. Il 19 gennaio l’Italia ha registrato oltre 228 mila nuovi casi, 434 morti e 1.715 ricoveri in terapia intensiva. In Germania sono più bassi i casi giornalieri (più di 133 mila) e i decessi (234), ma le persone in terapia intensiva sono 2.571. E mentre gli esperti si chiedono se il picco sia stato raggiunto e quando il virus potrà considerarsi endemico, alla stregua di una normale influenza, i governi dei due Paesi continuano a limare i provvedimenti per garantire qualche scampolo di normalità.

 

Il primo punto fermo, per entrambi, è la scuola in presenza. Italia e Germania ritengono la dad uno strumento da usare solo in caso di necessità. Rispetto al nostro Paese, in cui il governo centrale ha deciso le linee guida sul rientro a scuola, in Germania di fatto ogni Land può scegliere come comportarsi. Ma l’indicazione generale, data dalla Kultusministerkonferenz – l’assemblea dei ministri dell’educazione – è chiara: «Anche se il virus si propaga con nuove varianti non dobbiamo perdere di vista le necessità degli studenti. Ciò significa chiudere solo se non ci sono altre possibilità». Questo ha prodotto anche un alleggerimento delle regole sulla quarantena, criticato da insegnanti e sindacati. Dal sette gennaio infatti gli alunni possono terminarla già dopo cinque giorni e presentando il risultato negativo di un test rapido o antigenico. Le contestazioni arrivano dal presidente dell’associazione tedesca degli insegnanti, Heinz-Peter Meidinger, per cui «se questo ammorbidimento delle regole porterà a più persone infette che girano per le scuole, ci si ritorcerà contro». E da Gew, il sindacato del settore istruzione: «Avere indicazioni poco restrittive significa giocare con la sicurezza di studenti, insegnanti e genitori».

 

Se sulla scuola in presenza i due Paesi hanno vedute simili, differiscono sulle procedure da adottare per la quarantena. In Italia chi è vaccinato con booster e ha avuto un contatto diretto con un positivo è tenuto a indossare la mascherina Ffp2 per dieci giorni. Che diventano cinque, ma con obbligo di isolamento, nel caso di persone con due dosi effettuate da più di tre mesi. Chi non è vaccinato deve invece osservare 10 giorni di quarantena, che termina con l’esito negativo di un tampone. In Germania al contrario non è prevista alcuna misura di isolamento per i contatti diretti di un positivo che abbiano già il booster, siano guariti o vaccinati con due dosi da meno di tre mesi. Per tutti gli altri la quarantena dura invece dieci giorni e termina senza l’obbligo di eseguire un tampone, a meno che non si voglia accorciare il periodo di isolamento a una settimana.

 

Per tornare alla normalità, l’Italia impone regole più severe per l’uso di mezzi pubblici e l’accesso al posto di lavoro. Da noi serve il super green pass per andare al ristorante, nei cinema e a teatro; per salire sui mezzi pubblici e, nel caso di lavoratori over 50 del settore pubblico e privato, per accedere al luogo di lavoro. È esteso l’obbligo di green pass base (tampone negativo, guarigione, vaccinazione) per recarsi da estetisti, parrucchieri e barbieri. In caso di mancato rispetto delle norme si rischiano multe dai 400 ai mille euro. E, dal primo febbraio, la forma base del certificato vaccinale sarà necessaria anche per accedere a uffici pubblici, servizi postali e bancari. Nel Paese guidato da Olaf Scholz è pressoché uguale tranne che per salire sui mezzi pubblici e recarsi sul posto di lavoro. In entrambi i casi vale infatti la regola del 3G (la nostra certificazione base, con vaccino, guarigione o tampone negativo eseguito nelle 48 ore precedenti). Il governo tedesco si è inoltre impegnato nella promozione dello smart working per tutte le attività in cui è possibile usufruirne e il datore di lavoro deve offrire ai suoi dipendenti la possibilità di eseguire almeno due tamponi gratuiti a settimana.

 

Ma è sull’obbligo vaccinale che si riscontrano le differenze maggiori. Da noi è stata introdotta, dall’8 gennaio 2022, una sorta di misura ibrida, riservata ai soli over 50. E l’obbligo vaccinale oltre che al personale scolastico è esteso a quello universitario, senza fasce di età. In Germania invece il dibattito è ancora acceso e lontano da una soluzione comune. A dicembre, la coalizione di governo formata da socialdemocratici, verdi e liberali ha redatto una legge che prevede la vaccinazione obbligatoria per il personale sanitario entro il 15 marzo. Ed è qui che, al momento, si è fermata la discussione. «Abbiamo un alto tasso di vaccinazione, ma non è abbastanza per combattere omicron», ha detto all'emittente pubblica Ard il Cancelliere Olaf Scholz, favorevole all’obbligo. Ma finora nessuno dei partiti al governo si è mosso in questa direzione, neppure il ministro della Salute Karl Lauterbach. E la posizione di Christian Drosten, l’esperto di Covid-19 più in vista del Paese, riflette l’immobilismo della Germania: «Gli obblighi sono strumenti politici», ha detto in un’intervista. Il dibattito prosegue con fatica tra l’ostilità del partito populista di destra Afd, contrario, e il poco entusiasmo della popolazione. Secondo un sondaggio condotto su oltre 5mila persone dal settimanale Der Spiegel, infatti, il 64% è sì favorevole alla misura, ma il dato registra nove punti in meno rispetto al mese precedente.

 

La questione dell’obbligo vaccinale è spinosa perché costringe il governo a bilanciare un eventuale provvedimento tra due norme contrapposte. Da una parte quanto scritto nella Costituzione tedesca, che impone di proteggere la salute e la sicurezza delle persone e vieta però al governo di interferire con il diritto del singolo di scegliere cosa fare del proprio corpo. Dall’altra l’Infektionsschutzgesetz, la legge sulla protezione dalle infezioni che consente di decidere l'immunizzazione per le fasce di popolazione esposte al rischio di una «malattia contagiosa che presenta esiti clinicamente gravi».

 

Uno dei principali ostacoli all’introduzione dell’obbligo vaccinale, scrive Zdf, è il rischio di radicalizzazione delle manifestazioni no-vax. Sebbene il numero di tedeschi che negano l'esistenza del Covid-19 sia inferiore al 10 per cento, le proteste contro le restrizioni non accennano a diminuire. Sono diversi i poliziotti attaccati e feriti durante i cortei, che diventano sempre più organizzati per eludere i controlli. È quanto accade sistematicamente a Friburgo, in Sassonia (uno dei Land con la percentuale più bassa di vaccinazioni), in cui ogni lunedì vengono organizzate manifestazioni. Che, secondo la legge tedesca, devono essere preventivamente registrate presso le autorità e possono essere soggette a restrizioni, se rappresentano una minaccia per la sicurezza pubblica. In Sassonia inoltre, per via dell’alto numero di contagi, non dovrebbero riunirsi più di dieci persone. Per aggirare il divieto, riporta Deutsche Welle, i manifestanti si smembrano in piccoli gruppi e iniziano a muoversi, in modo congiunto, solo al suono di un fischietto. Si incontrano e si disperdono non appena arriva la polizia, inscenando una sorta di nascondino. Chi organizza le proteste le definisce dimostrazioni pacifiche, ma poi nelle piazze è facile notare persone vestite da hooligan e con simboli nazisti. Tanto che le manifestazioni contro le misure per contrastare Omicron sono state definite dagli organizzatori “passeggiate”, un termine che ricorda il modo in cui, nel 2014, il movimento estremista Pegida aveva soprannominato le proteste contro i migranti avvenute proprio in Sassonia.

 

Friburgo sembra quasi il modello in scala della Germania tutta, divisa tra chi sostiene le misure per contrastare la pandemia e chi quella pandemia la nega con tutte le sue forze. La discussione sull’obbligo vaccinale dovrebbe iniziare il prossimo mese, dopo l’apertura di Scholz sulla questione. E, forse, dirà molto su da che parte la Germania vuole stare.