Classe. Genio. Intuizione. Con queste caratteristiche ha portato la luce nei campi da gioco. Ed è diventato il più amato di tutti

Il calcio piange il suo Re. Edson Arantes do Nascimento, meglio noto a tutto il mondo con il suo soprannome, Pelè, si è spento all’età di 82 anni, dopo l’ennesimo ricovero all’ospedale Albert Einstein di San Paolo, dove a settembre 2021 è iniziata la partita più difficile della sua vita: quella contro il tumore al colon. Una sfida che O Rey ha giocato e combattuto con il suo tradizionale sorriso e con la sua immensa classe. Quelle stesse qualità che, sommate al genio e all’intuizione - caratteristiche principali di ogni artista - gli hanno permesso di portare la luce nei campi da gioco e di riscrivere la storia di questo sport. Replicando così, con la fisica dei suoi dribbling, le gesta di colui che ha ispirato il suo nome: Thomas Edison.

E anche se un errore all’anagrafe gli cancellò una “i” dal nome, Edson dimostrò fin da subito di essere un predestinato e un campione, vincendo con classe anche una delle sfide più difficili per ogni bambino: quella della derisione. Il soprannome Pelè, infatti, per il quale passerà alla storia, arrivò perché il giovanissimo Edson non riusciva a pronunciare il nome del portiere Bilé, che giocava nella sua città natale, chiamandolo erroneamente Pelé.

Una storpiatura che i compagni di O Rey sfruttarono immediatamente per schernirlo, ma che successivamente si rivelerà il soprannome di quello che a più riprese, insieme a Diego Armando Maradona, sarà il più grande giocatore di tutti i tempi.

E se il suo record di reti segnate, 1281 secondo la FIFA, è ancora oggi contestato, nessuno potrà mai mettere in discussione i 77 gol segnati con la maglia del Brasile (un record che resiste ancora oggi), la vittoria di due mondiali per club, con la maglia del Santos, e di tre coppe del mondo.

Il primo e l’unico, finora, a possedere questo scettro. Addio Re.